La trilogia di Mendicanti di Spagna, pubblicata nel 1993, è un ciclo di particolare rilievo tra quelli usciti negli anni ‘90 dello scorso secolo. Nancy Kress è stata uno degli autori di sf che siano riusciti a cogliere e rappresentare la inarrestabile ascesa di una nuova classe, gli Insonni, facilmente identificabili con i nuovissimi ricchi, ovvero i possessori di gran parte della ricchezza mondiale, mentre i Vivi costituiscono il popolo, vittima di un commercio rapace e destinato a vivere senza la speranza di poter accedere alle categorie in qualche modo garantite. Ricordo, per chi se li fosse persi, che un autore italiano, Francesco Troccoli, ha costruito a sua volta un universo privo di sonno e assolutamente inquietante con i romanzi del Ciclo degli Insonni
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Mendicanti di Spagna di Nancy Kress, edizione originale 1993, Premio Hugo e Premio Nebula nella versione breve, non è precisamente il tipo di romanzo con il quale è ragionevole pensare di cavarsela rapidamente. Mendicanti di Spagna costituisce infatti un frutto fuori stagione, un unicum che mi auguro (anche se non oso sperarci) costituisca il preannuncio della sf del prossimo millennio.
L’idea di partenza è semplice e quindi geniale, come tutte le cose semplici. Ovvero: che cosa accadrebbe se fosse possibile attuare una variazione del genoma umano che permetta di eliminare il sonno? E che cosa accadrebbe se un ceppo di individui insonni, avvantaggiati rispetto ai dormienti, dimostrasse un superiore talento intellettuale? Quali sarebbero le conseguenze sociali dell’esistenza di due classi ben distinte di Homo Sapiens Sapiens? Nancy Kress sceglie di occuparsi proprio di questo tema, che suona stranamente familiare e insieme allarmante in tempi nei quali molti hanno la sensazione che una giornata di 24 ore sia insufficiente alle necessità lavorative e familiari. Ciò che accade nel romanzo è troppo ricco e complesso per essere qui riassunto in poche righe, ciò che è importante segnalare è la delicatezza e l’abilità di Kress nell’affrontare un tema di tale portata.
Steso utilizzando il punto di vista di differenti personaggi – espediente narrativo ideale per sottolineare la fatale parzialità di opinioni e scelte – Mendicanti di Spagna affronta di petto uno dei nodi più intricati dell’ideologia della società occidentale, ossia: l’uguaglianza tra esseri umani è un dato reale o un semplice pio desiderio? E, conseguentemente, la solidarietà verso i perdenti, gli sconfitti, gli svantaggiati non è un errore, un deplorevole vizio, un modo particolarmente stupido per dissipare tempo e risorse a vantaggio di una causa persa? Certo finché a pensarlo e dirlo è il governatore repubblicano di qualche stato degli USA è facile scrollare le spalle, ma se a farlo sono esseri umani realmente superiori da un punto di vista intellettuale, non appare immediatamente evidente il pericolo insito in questo genere di considerazioni?
Negli anni ’60, soprattutto grazie a Sheckley, Pohl e Kornbluth divenne nota e apprezzata una varietà della sf definita sociologica, ovvero che affrontava – con esiti più o meno felici – i temi della convivenza, della psicologia di massa, della comunicazione. Nel leggere Mendicanti di Spagna il riferimento a questo filone della sf balza all’occhio, ma è bene dire che si tratta di un’illusione. Kress, infatti, non esibisce né disincanto né gusto per il paradosso, che ne sono tratti tipici. Mostra, piuttosto, una malinconica attenzione, una fine sensibilità nel raccontare miserie ed errori, insufficienze e incomprensioni. Non ha soluzioni in tasca né propugna a gran voce una qualche tesi. Proprio l’attenzione dedicata alle vite di ognuno è un’eccellente risposta alle nefaste teorie neoliberiste che funestano l’esistenza dei suoi personaggi. Ognuno di essi possiede una sola vita, più o meno lunga, più o meno ricca o felice e ognuno di essi rischia di essere cancellato, sconfitto o umiliato – forse ucciso – in nome di una malintesa libertà di emergere e vincere.
[da LN 5]
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Negli U.S.A. del 2145, nei quali una tecnologia a basso prezzo permette a tutti di godere di una situazione di relativa abbondanza, la specie umana ha cessato di essere un’entità unitaria. Infatti agli Insonni, individui immortali ai quali una peculiare genetica di sintesi permette di rinunciare al sonno, e ai superinsonni, individui super-intelligenti frutto degli esperimenti condotti dagli Insonni, si sono aggiunte altre tre classi di individui: i Muli, ovvero coloro che desiderano e possono lavorare, opportunamente modificati geneticamente, i Tecnici, Muli meno dotati, e i Vivi, ossia più del 90% della popolazione, che pur non contando nulla ai fini della produzione e della ricchezza detengono tuttora la facoltà di eleggere i membri del Congresso (Muli) che meglio abbiano dimostrato di assolvere alle loro necessità.
Negli U.S.A. del 22°secolo esistono enclaves, canali televisivi, divertimenti nettamente separati per la classe dei Muli e per quella dei Vivi. Agli uni non interessa il modo di vivere degli altri e una sottile, persistente diffidenza e antipatia divide le due principali classi umane. Ovviamente tra i vivi vi sono anche coloro che non tollerano sia stato loro lasciato un potere puramente simbolico, tanto da costituire gruppi terroristici fondamentalisti la cui ideologia sta a metà tra il ricordo della Guerra d’Indipendenza Americana e la più cieca intolleranza per tutto ciò che appare geneticamente modificato. D’altro canto la modificazione genetica costituisce il principale motore dell’economia criminale e nonostante leggi molto rigide i centri illegali di modificazione si moltiplicano.
In questo quadro, che con molta evidenza richiama aspetti della situazione americana contemporanea, i Superinsonni devono combattere una battaglia segreta e allucinante contro i fondamentalisti del 22° secolo, giunti a progettare lo sterminio sistematico della popolazione civile. Esito finale dello scontro è la distruzione dell’entità politica nota come U.S.A. e la completa ridefinizione della convivenza sociale.
Kress sceglie in questo romanzo, più ricco di aspetti politici del precedente, di puntare tutte le possibilità di soluzione dei problemi aperti su una supertecnologia gestita da esseri divenuti a tutti gli effetti non-umani. E infatti non vi è traccia di sollievo né di gioia nel suo romanzo. Macchine e intelligenze sempre più raffinate e incontrollabili si danno battaglia in un mondo divenuto inafferabile non solo per i Vivi ma anche per i più attenti Muli. L’unica traccia di umanità è affidata a Drew Arlen, il Sognatore Lucido, colui che riesce a regalare nuovamente dignità – attraverso la passione – ai Vivi. Secondo Kress, evidentemente, soltanto un sogno può renderci nuovamente – e per poco tempo – liberi.
[da LN 7]
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Del ciclo di Nancy Kress, iniziato con Mendicanti di Spagna, proseguito con Mendicanti e Superuomini mi è capitato di sottolineare, in entrambe le occasioni, gli elementi inequivocabilmente politici. Con minore smalto e una certa fatica narrativa li ritroviamo puntualmente in questo La rivincita dei Mendicanti, ed. orig. 1996, Mondadori Urania n° 1366, che chiude la trilogia. Qui il tema affrontato è quello del tentativo di ridare dignità politica e significato al grande popolo dei vivi, la plebe senza doveri che la separazione della società in caste (Insonni, muli, vivi) ha politicamente annullato.
I vivi non sanno fare nulla, non sono in grado di padroneggiare la tecnologia, né di esprimere propri candidati al potere politico. Vivono in una condizione seminfantile: capricciosi e inerti, velleitari e impotenti. Ma non tutti i vivi accettano tranquillamente questa condizione, tanto più che i superinsonni, la casta nata dagli esperimenti genetici degli insonni, ha cessato di fornire loro le siringhe del Cambiamento, ovvero una sorta di elisir di lunga vita basato sull’uso della nanotecnologia.
Nel corso del romanzo Kress si trova a dover sciogliere i numerosi nodi creatisi nel corso della trilogia, concludere vicende, compiere destini. Nel contempo, deve affrontare le nuove suggestioni nate dallo sviluppo di quest’ultima vicenda. E la sensazione prevalente è di una certa sommarietà e, in qualche caso, di affrettata brutalità nel porre termine a talune vicende. Il mondo dei Mendicanti precipita rapidamente verso una crisi definitiva, imponendo ai nuovi personaggi del libro mutamenti di opinione e assunzioni di responsabilità al limite del verosimile. Ma, nonostante goffaggini e catastrofi a sorpresa, il romanzo tiene, appassiona, non perde nulla della sua potenza politica. Il virus/neurofarmaco introdotto nell’ambiente dagli insonni per spezzare definitivamente i timidi tentativi di riscatto dei Mendicanti, il cui effetto consiste in un’irrazionale ed invincibile paura del nuovo, rappresenta un’efficace metafora della condizione ideologica e politica di quei quattro quinti di umanità che non contano nulla e non hanno peso negli equilibri politici mondiali.
Kress sceglie un finale «aperto», nel quale il gioco è virtualmente ritornato al punto di partenza. Sarà compito di un’umanità priva di caste scegliere se farlo riprendere dall’inizio, puntando nuovamente sulle modificazioni genetiche, o rinunciare a un miglioramento della specie. «Abbiamo bisogno di altri “dei”?» si chiede al termine del libro Vicky, il mulo che ha scelto di combattere dalla parte dei vivi. E, giunti al termine della trilogia, si ha la sensazione che la domanda sia fatta a tutti i lettori. Abbiamo davvero bisogno di dei? Davvero bisogno di eroi?
[da LN 12]
Nancy Kress, Mendicanti di Spagna, Mondadori Urania 1315, Agosto 1997 (ed. or. 1993), pp. 480, trad. Antonella Pieretti
Nancy Kress, Mendicanti e Superuomini, Mondadori Urania 1341, Agosto 1998(ed. or. 1994), pp. 375, trad. Antonella Pieretti
Nancy Kress, La rivincita dei mendicanti, Mondadori Urania 1366, Luglio 1999 (ed. or. 1996), pp. 424, trad. Antonella Pieretti
Nancy Kress, Mendicanti in Spagna (edizione italiana del racconto dal quale è stato tratto il romanzo), Delos Books 2005, pp. 155, trad. V.Viviani
Idem in e-book, € 5,99
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