Il problema dei tre corpi di Liu Cixin – ed. orig. 2008 ed edizione americana, dalla quale è ottenuta la traduzione di Benedetta Tavani (oltre che la copertina) dal titolo The Three-Body Problem, curata da Ken Liu – è un romanzo particolarmente ambizioso che ha il coraggio (o la temerarietà) di affrontare temi essenziali per la nostra vita collettiva e personale come il nostro rapporto con la realtà, il motivo della nostra stessa esistenza e il destino nel tempo di una specie intelligente. Temi affrontati con piena e assoluta padronanza, lasciando il lettore – comè è giusto che sia – con più domande al termine della lettura del libro, che inutili o inconcludenti risposte.
Il romanzo di Liu Cixin ottenne il Premio Hugo nel 2015, per la prima volta vinto da un autore asiatico, e venne tradotto in giapponese, inglese, tedesco, francese, spagnolo, polacco, olandese e in numerose altre lingue. In italiano giunse ben nove anni dopo, un record, a suo modo. Il romanzo costituisce il primo volume di una trilogia che continua con The Dark Forest [2015], uscito in edizione originale cinese nel 2008, e The Death’s End [2016], ed. orig. 2010. Possiamo sperare che tra il 2018 e il 2019 usciranno anche le edizioni in italiano, ovviamente tradotte dalla lingua inglese…
La minimo di storia, ora, cercando di evitare spoiler.
Il primo dei protagonisti ad apparire è Ye Wenjie, figlia di una fisico brutalmente ucciso nel corso di una seduta di autocritica durante la Rivoluzione Culturale – un racconto a suo modo agghiacciante – e lei stessa astrofisica. Ye Wenjie dopo un periodo di lavoro coatto presso un Corpo di Costruzione e Produzione relegato in un’area di confine della Cina e dopo aver avuto grane a non finire e una possibile condanna per aver letto La Primavera Silenziosa di Rachel Carson, viene reclutata nella Costa Rossa, un progetto segretissimo del governo. Il secondo protagonista ad apparire, trentotto anni dopo, è Wang Miao, un fisico specializzato in nanotecnologie che viene «invitato» a una riunione di militari e scienziati alla quale, con sua grande sorpresa, partecipano anche un militare inglese, un ufficiale americano e due agenti della CIA in qualità di osservatori.
Wang Miao e Ye Wenjie si incontreranno presto, Wang Miao viene coinvolto in un videogioco dallo strano andamento e dagli esiti imprevedibili, mentre di Ye Wenjie sapremo poco alla volta i motivi profondi della sua assurda e apparentemente biasimevole scelta. Il romanzo si chiude con la frase: «Ye sussurrò: “È il tramonto dell’umanità”», frase che non lascia troppe speranze per il nostro futuro, più o meno come il surriscaldamento globale, la plastica negli oceani e tutto ciò che minaccia la sopravvivenza della nostra specie.

Liu Cixin
Cixin Liu è riuscito a scrivere un libro per molti versi esemplare, narrando quarant’anni di vita e di storia cinese, a testimonianza di quanto il passato conti nella vita quotidiana di ogni cinese, e nel contempo raccontando dei progressi della fisica moderna e delle inevitabili perplessità che essa sta vivendo, il tutto partendo da un enigma matematico irresolubile, il problema dei tre corpi. Personalmente ho trovato meglio riuscita la prima parte del romanzo, così densa di ricordi e agghiacciante nel racconto del videogioco condotto da Wang Miao, questo senza nulla togliere alla seconda parte, comunque appassionante e che termina in maniera enigmatica. A parte un’inaspettata somiglianza con Murakami Haruki, il cui rapporto con il fantastico emerge a tratti nella prosa di Liu Cixin, il romanzo riesce ad apparire terribilmente realistico e il suo «messaggio», per usare un termine desueto, è quello di spingerci a difendere il nostro pianeta, così evidentemente fragile. Diciamo che se quest’anno avete deciso a limitare le vostre letture di fantascienza a un solo romanzo, farete bene a comprare e leggere questo. Non vi lascerà più.
Liu Cixin, Il problema dei tre corpi, Oscar Fantastica Mondadori 2017, pp.354, € 14,00, trad. dall’inglese di Benedetta Tavani, postfazione dell’autore e del curatore dell’edizione americana Ken Liu.
Rimando per completezza al blog di Derek Zoo che ha scritto un’ottima recensione al libro di Liu Cixin.
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