Léo Grasset è un biologo evoluzionista di 29 anni che gestisce, con stile informale ma decisamente competente, un canale YouTube, Dirty Biology, seguito da più di 400,000 followers e il blog Dans les testicules de Darwin.
Il torcicollo della Giraffa (titolo originale Le cou de la girafe: de savants dans la savane) è un insieme di brevi saggi tra i quali spicca Perché le zebre hanno le strisce, titolo dell’edizione inglese del volume. Chi conosce Storie proprio così 1 di Rudyard Kipling vi troverà qualcosa di famigliare.
Il libro è scorrevole e meritevole di lettura. Scopo dell’autore è guidarci a riflettere su un tema cardine delle scienze moderne e della vita sulla Terra: Come lavora l’evoluzione? Usando un mix di biologia evoluzionista e di riflessioni collaterali Grasset spiega misteri dell’anatomia e del comportamento animale in termini semplici ma mai semplicistici.
Gli argomenti dei saggi illuminano una questione di primaria importanza della storia delle scienze e della divulgazione: la costante lotta tra l’accumularsi di osservazioni separate e, a un livello superiore, il tentativo di astrarle in modelli che divengono «leggi naturali». La tentazione è assumere che queste nostre leggi siano reali, e rappresentino le vere fondamenta su cui poggia il caotico mondo osservabile. Ma se chimici e fisici possono illudersi che nel loro campo le cose stiano davvero così, i biologi e tutti gli altri studiosi della vita, dal livello cellulare a quello vastissimo di ecosistema, non possono permettersi questo assunto. Ciò che studiano è costantemente in movimento, plasmato dal tempo e e dalle contingenze storiche. In poche parole, se anche esistono delle Leggi Naturali immutabili della biologia, gli organismi e le popolazioni di viventi sembrano divertirsi a ignorarle, se non a sovvertirle.
Partendo da questa prospettiva, Grasset offre esempi più che stimolanti, nei quali la logica causa-effetto della descrizione scientifica non riesce a cogliere l’intero quadro; con ironia, desiderio di stupirci e abilità narrativa, l’autore ci spinge a “pensare” in modo originale e a rassegnarci – guadagnadoci in libertà – a trovare più domande che risposte.
L’esempio delle zebre è affascinante: secondo l’evoluzione così come viene ancora (ma non sempre, vi assicuro) spiegata a scuola, una forte spinta selettiva avrebbe favorito, per qualche motivo specifico, le zebre a righe rispetto alle altre. In realtà le strisce delle zebre svolgono molte funzioni: aiutano a disperdere calore, confondono le mosche e scoraggiano i predatori. Ognuna di esse potrebbe essere troppo debole per favorire le strisce nella lotteria evolutiva… ma tutte insieme?
Un’altra questione estremamente interessante trattata da Grasset sono i processi che governano l’autoorganizzazione dei gruppi, un banco di pesci di migliaia di individui, una popolazione di antilopi che vivono in una certa area o, per analogia, un folto pubblico di umani che applaudono tutti insieme in un concerto. L’analisi dell’autore sui costi-benefici affrontati dalle popolazioni animali nel prendere decisioni, oscillando tra autocrazia (gli elefanti) e democrazia (i bufali), svela un bell’esempio di coerenza naturale.
Una domanda, ricca di risvolti filosofici, affrontata nel libro è: la natura sfrutta il caso? Sono completamente casuali gli eventi o i comportamenti che influenzano il corso della selezione naturale? Usando gli esempi che ha studiato in Africa, l’autore dimostra come la risposta a tali domande, vecchie come la vita terrestre, possano plasmare la nostra comprensione dell’intero ecosistema-mondo. Il caso, spiega l’autore è un argomento estremamente affascinante:
Perché può essere oggetto di selezione nel corso dell’evoluzione, perché stimola il dibattito filosofico sulla sua origine e forse anche perché è, per definizione, misterioso e intrinsecamente sorprendente. I ricercatori lo pongono sempre più spesso al centro delle loro ricerche e non lo relegano più a semplice «rumore statistico», poiché permette di spiegare e di capire. Insomma, la vita è una scommessa…
Fra i temi toccati da Grasset quello che forse possiede maggiore ampiezza e apertura sul futuro è il legame di noi sapiens con le savane. Questa relazione è continuata in modo equlibrato fino alla fine della preistoria, quando gli umani cominciarono a modificarne in maniera sigificativa gli ecosistemi; un esempio chiaro è l’area del Sahel, dove l’alterazione del paesaggio naturale iniziò almeno 4.000 anni fa con la caccia di erbivori e carnivori e l’abbattimento di alberi indesiderati per estendere le colture agricole. Il conflitto tra sapiens e savane, però, non è un ricordo del passato, più del 30% delle terre emerse del pianeta sono savane o praterie aride che potrebbero trasformarsi in deserti inflenzando pesantemente la vita di uno o due miliardi di persone. Occorre quindi riflettere su come ridurre il nostro impatto su queste aree.
Molto spesso il problema della salvaguardia è stato risolto “liberando” alcune aree protette dall’influenza umana: la creazione di parchi naturali africani ha provocato il trasferimento di 14 milioni di persone. Ma se invece di essere considerati “il problema” noi umani diventassimo agenti della difesa della biodiversità e dell’equilibrio?
Oggi si mira a coinvolgere le popolazioni locali nella salvaguardia delle specie minacciate: è una forma di conservazione meno ingiusta e soprattutto più efficace!
Léo Grasset, Il torcicollo della giraffa. L’evoluzione secondo gli abitanti della savana, edizioni Dedalo,«La scienza è facile», 2016 (ed. or. 2015), € 16,00 p. 152 + 29 ill. b.n. + pp. 16 col., trad. Andrea Migliori
1. Just so stories è un insieme di brevi racconti scritti da Rudyard Kipling per spiegare alla figlioletta come gli animali avessero acquisito i loro tratti distintivi.
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Intervista all’autore:
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