Qualcuno ricorderà il film di Tavernier «La Morte in diretta», con Romy Schneider. Questo è il libro che lo ispirò. «L’Occhio insonne» è una persona che porta una microcamera inserita nell’occhio e trasmette continuamente ciò che vede agli studi televisivi, che in seguito confezioneranno programmi a sensazione. Roddie, il protagonista, è chiamato e spiare gli ultimi giorni di vita di Kathrine, donna di successo di mezza età, affetta da una malattia incurabile. Deve avvicinarla e simulare di essere un vecchio amico in modo da poter riprendere i suoi ultimi momenti di vita.
Freddo e sobrio lo sono in genere tutti i romanzi dell’autore inglese – scrittore non facile nè amichevole – è un buon esempio di quanto la letteratura di genere e in particolare la sf, sia in grado di predire non tanto singoli avvenimenti (lo sbarco sulla Luna, l’invenzione di internet, la clonazione di primati o quello che preferite) quanto profonde tendenze socio-culturali. Il mondo di telespettatori assetati di emozioni forti, disposti per averle a spiare i momenti più privati e personali, il tempo nel quale è d’obbligo essere lasciati soli, è divenuto una metafora sempre più stringente del nostro, non solo infestato dagli Sgarbi o dai Brunetta che insultano rabbiosamente per accontentare gusti rudimentali – e garantirsi così la possibilità di altre comparsate in altri programmi –, e di momenti nei quali mogli e mariti raccontano storie di corna e di liti con la suocera, il fratello, la cognata e che riscuotono interesse presso determinati frammenti del pubblico, ma persino di programmi (teoricamente) seri, curati da entertainer e giornalisti apprezzabili che suscitano indignazione al posto di riflessione, sostituendo un emozione volatile a una giudizio negativo dal quale potrebbe nascere il desiderio di cambiare profondamente le cose.
Parlando di questo autore, in ogni caso, non posso che aggiungere a questa segnalazione quella di Synthajoy, romanzo uscito a suo tempo in Galassia e temo ormai introvabile, ma che ricordo come un altro passo, realmente allucinante, verso la perdita di ogni misura ragionevole nelle emozioni umane. Molto interessante notare come talune delle migliori idee del cyberpunk trovino un ottimo predecessore proprio in Synthajoy.
David Guy Compton, L’occhio insonne, Nord Anticipazione 1977/ Narrativa Nord 1993 [ed.or. 1973], pp. 224, trad. Giampaolo Cossato e Sandro Sandrelli
David Guy Compton, Synthajoy, Galassia La Tribuna, 1972 [ed.or. 1968], pp. 188, trad. Giampaolo Cossato e Sandro Sandrelli
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