Syusy Blady
Tango inesorabile
(Einaudi)
Primo romanzo di Syusy Blady – a detta dei beninformati fortemente autobiografico –, godibile, temo, solo da chi il tango lo balla o – almeno – ne ha frequentato l’ambiente per un po’.
La storia è semplice: una quasi cinquantenne con una vita piacevole, un lavoro interessante, un marito intelligente, complice e disponibile, una figlia piccola e saggia, sente che nella sua vita manca qualcosa (la passione, forse?) e – complice un’amica intraprendente che la trascina al tango – si infila a capofitto in una storia d’amore con un tanguero (altrimenti detto tànghero), che diventa un «gioco al massacro».
Non so, il ritratto dell’ambiente del tango cesenate e bolognese è perfettamente verosimile (lasciatelo dire a chi ha frequentato quello torinese per anni), la descrizione dei personaggi che gli girano intorno altrettanto, la scrittura è sufficientemente agile, ma – secondo me – il romanzo non decolla. Gli spunti ci sono o ci sarebbero tutti, lo sguardo dell’autrice è abbastanza ironico, coglie la parte ridicola e divertente dei rituali del ballo, analizza con un certo acume i comportamenti stereotipati maschili e femminili, ma sembra tenersi sempre un po’ troppo in superficie, come se non volesse affondare il bisturi. Più che un romanzo sembra una seduta psicoanalitica venuta male, nel senso che pare una di quelle terapie in cui il «paziente» è ormai troppo smaliziato per rivelare tutta la verità al terapeuta e gli racconta quel tanto che basta per non esser tacciato di menzogna e nulla di più.
E poi ci sono troppe risposte «facili», a mio parere, a domande difficili. Non che le risposte a domande difficili debbano essere sempre difficili, ma mi pare che qui si banalizzi un po’ troppo per trovare a tutti i costi il «lieto fine».
Il volume è stato stampato a giugno, quindi in tempo per esser acquistato e letto sotto l’ombrellone: ecco, in conclusione, è un perfetto «libro da ombrellone», senza per questo volerlo svilire troppo.