Terre accanto di Alberto Costantini ha vinto il Premio Urania 2003. L’autore vinse nuovamente il premio Urania nel 2005 con Stella cadente, una complessa storia di un’invasione aliena ambientata su tre diversi piani temporali. A questi hanno fatto seguito nel 2015 A ovest di Thule e Le astronavi di Cesare e nel 2016 L’Undicesima persecuzione, tutti e tre in formato e-book, pubblicati da Gilgamesh edizioni.
Data un’occhiata al tipo di fantascienza – sospesa tra l’ucronia, i mondi paralleli e la Space Opera – si può affermare che l’autore delle Terre accanto ha caratteristiche curiose pur senza giungere a essere completamente atipico. Costantini non è un giovane autore in senso anagrafico e ha compiuto studi umanistici (è insegnante di Storia). Vive in provincia – niente incubi metropolitani o ossessive angosce urbane – e in Terre accanto presenta quattro esempi di possibile storia alternativa. Vicende raccontate con abilità e ottimo senso dei tempi narrativi. Ma perché a suo tempo il concorso per Urania fu vinto proprio da Terre accanto?
Domanda oziosa e irriverente ma forse non inutile per svolgere qualche piccola osservazione. Il registro dei quattro testi presentati, innanzitutto, divertito e sardonico, animato dal gusto di rovesciare il senso comune. Esemplare il secondo dei brani presentati, Missione, dove un’Africa altamente civilizzata invia missionari alla volta di un’Europa barbara e miserabile. O La macchina dei mondi, dove un’inedita alleanza tattica tra una Serenissima tuttora ricca e potente e l’URSS salva il mondo dagli esperimenti proibiti e pericolosissimi degli yankees. In realtà il gusto del pastiche, del gioco combinatorio, dell’accostamento inatteso è la struttura portante e la ragion d’essere di Terre accanto. Al di là della sorpresa, del piacere – e della capacità – di stupire e a tratti appassionare il lettore non c’è, io credo volutamente, altro. Costantini afferma attraverso le sue pagine che la storia avrebbe potuto andare in modo ben diverso, non solo, che noi membri della parte ricca e dominante del pianeta non abbiamo titolo di ritenerci migliori della parte meno fortunata dell’umanità. Una dichiarazione basata sull’apparente facilità con la quale è possibile rimescolare le carte, attribuendo il successo storico all’Impero bizantino, alla Repubblica di Venezia, al Negus Neghesti o agli antichi Finni. Siamo transitori, in sostanza, di passaggio sul marciapiede della storia. Non esistono storici destini né ineluttabili tendenze al progresso.
Probabile, in ultima analisi, sia stato questo calcolato scetticismo, la diserzione dei campi opposti del progresso e del cataclisma a rendere il testo di Costantini adeguato alla pubblicazione in «Urania». Un gioco seriamente condotto può essere altrettanto (o forse più) istruttivo di una lunga conferenza o di un ponderoso saggio. Può, anche se non necessariamente deve.
Resta soltanto da notare che un autore tanto evidentemente diverso e personale non ha trovato spazio nella produzione mondadoriana, tanto più tenendo conto che buona parte della produzione di Segrate non brilla certo né per originalità né per genio. Gilgamesh edizioni, comunque, è un editore mantovano pieno di intenti lodevoli, ed è un buon porto per Costantini.
Alberto Costantini, Terre accanto, Mondadori Urania 1478, pp. 308, esaurito, disp. c/o ebay
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