Seconda puntata dedicata a Il bazar dei brutti sogni di Stephen King.
Un gran numero di racconti di questa antologia ha a che fare con la morte. Non la morte dal volto terribile, che ci sospinge verso il Nulla o il Male, o nell’Aldilà, piuttosto la morte ordinaria che mette fine a una vita ordinaria, subita più che scelta, che declina sempre più lasciandoci in balia di noi stessi e degli altri, coniugi, figli, nipoti che ci assistono e si sforzano senza motivo di farci durare più a lungo. Quello che ci comunicano questi racconti è che la morte può essere un finale degno, mentre la solitudine, la senilità, la malattia, il declinare della memoria sono un calvario spesso inconsapevole per i protagonisti e angosciante per chi lo vede vivere ai famigliari.
Premium Harmony racconta la morte improvvisa di una donna di mezza età poco dopo un litigio stizzoso con il coniuge; non dice nulla che già non sappiamo ma la reazione incredula e fin troppo ragionevole del marito solleva una domanda: ma la vita è davvero tutta qui?
Una rissa per Batman e Robin racconta le domeniche tutte uguali di un vecchio signore che soffre di Alzheimer e di suo figlio non più giovane, che lo assiste con pazienza un po ‘svagata, perché a tutto si fa l’abitudine, anche all’essere sempre scambiato per il fratello morto tanto tempo fa, ai vuoti di memoria, alle domande ripetute, ai discorsi sempre uguali. Talvolta però accadono piccoli miracoli e il vecchio signore riafferra il filo della memoria e per un attimo torna quello di un tempo. Un regalo della sorte, insomma, ma questa è una storia di King…
Herman Wook è ancora vivo racconta altre vite ordinarie, quelle di due amiche senza uomini che cercano di tenere insieme le loro famiglie sfigate, barcamenandosi tra bambini disturbati, mutui, stipendi magri e solitudine. Due donne qualunque che bevono per trovare il coraggio di tirare avanti e dimenticare che destini come i loro non fanno mai sconti.
La normalità può difendere dal dolore? Forse continuando a fare le piccole cose di ogni giorno, come se nulla fosse, la sofferenza e l’abbandono non riusciranno a trovarci e passeranno oltre; è il tema di Giù di corda. Altrimenti per giungere bene alla fine e uscire in bellezza resta solo la ricetta di Ollie, uno dei protagonisti di Mister Yummy.
In altri racconti il meccanismo narrativo procede equilibrato e ragionevole nelle prime pagine poi, come si conviene nel genere fantastico scarta improvvisamente in avanti e la vita non sembra più ordinaria ma uno spettacolo bizzarro che ci mette al cospetto dell’improbabile. Blocco Billy si svolge nel mondo del baseball ma in anni diversi dai nostri, quando le partite erano brutali e «gli scontri sul piatto erano prevedibili e non venivano considerati fallo», nessuno si sognava di usare la moviola e le decisioni arbitrali erano legge. King, che esordì come giornalista sportivo, si diverte a infilarsi nel racconto come personaggio minore e ci mette tanto entusiasmo da agganciare anche lettori che, come me, non sanno nemmeno che cosa sia una casa base o un changeup. Il giocatore che giunge dalla provincia per sostituire un titolare infortunato è un tipo strano, discorre ripetendo le battute degli altri e parla di sé in terza persona, ma chi se ne frega finché funziona così bene? Funziona anche il racconto, posso garantirlo, e tiene fino a un finale senza trucchi. In Quell’autobus è un altro mondo un uomo con molta fretta, che desidera soltanto raggiungere la sede di una importante riunione, si trova ad affrontare un dilemma etico e umano inaspettato. Che cosa faremmo al suo posto? Infine, in Aldilà un uomo potrebbe finalmente scoprire che cosa ci aspetta Dopo. Chiaro come il sole che è appena morto, eppure sta camminando in un corridoio pieno di uffici. Nelle foto appese alle pareti scorrono momenti della sua vita, ma sono tutti mescolati, come attimi che affiorano nella sequenza sbagliata; l’impiegato che lo accoglie lo saluta con «eccola di nuovo qui…» Surreale e, nel suo piccolo, tremendo, Aldilà fa perdere fiducia nella ragionevolezza della specie umana.
Per ultimo Tuono estivo, che chiude la raccolta e che ho letto in anteprima su un settimanale. Piccola opera post apocalittica, ha gli ingredienti e il tono giusto ma non mi ha convinto. L’ingranaggio di King funziona bene ma il finale è inevitabile e io preferisco quelli aperti, non tanto per potermi consolare quanto perché la sorte, di solito, è più fantasiosa di noi. Tra parentesi è il secondo racconto in cui muore un cane e entrambi sono defunti per colpa degli umani.
Ultime avvertenze: alcuni dei racconti sono già stati pubblicati altrove e, lo dico per onestà, mentre in Italia le recensioni sono state in buona parte molto favorevoli, la critica anglofona è stata più severa. Secondo me il libro merita la lettura: come ho già spiegato, apprezzo soprattutto il King dei racconti, un vero autore di fantastico, che tratta con rispetto e attenzione i suoi personaggi, usando il Male, l’horror, il soprannaturale per spingerli «fuori», metterli a confronto con situazioni estreme e lasciar fare a loro. Cioè a noi.
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Stephen King, Il bazar dei brutti sogni, Sperling & Kupfer, Pandora, 2016, pp. 504, € 19,90, Loredana Lipperini a cura di, trad. vari.
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