Oliver Sacks. Un nome che è una garanzia.
Sottile e complesso quanto attento, vivace e capace di tracciare collegamenti, legami, connessioni. Il neurologo che sa mostrare come un piccolo tic possa diventare la cartina al tornasole del rapporto umano con la realtà, il segnale di una lenta, inesorabile deriva dal mondo fino a perdersi nell’area dell’incomprensione e della follia.
Tanti i libri usciti – L’uomo che scambiò la moglie per un cappello e Risvegli, innanzitutto, poi anche L’isola dei senzacolore, Vedere voci, Un antropologo su Marte, Su una gamba sola più altri saggi brevi – che riguardano o toccano da vicino condizioni paraumane, nel senso di individui (chi vede senza colori o monchi, per esempio) che mancano di qualche caratteristica che li rende indistinguibili da noi. O che, viceversa, mostrano frammenti o elementi di una possibile diversità aliena che li rende strani e difficili o impossibili da paragonare.
Musicofilia è una lunga – e forzatamente a tratti un po’ rapida e sintetica – rassegna di possibili comportamenti umani nati da un aspetto della percezione che è essenzialmente umano: la musica. Possibili comportamenti umani che percorrano e frequentano aree esclusivamente personali, inafferrabili, incomprensibili, assurde o fastidiose per chi non è colpito da sindromi e malattie.
Basti pensare a coloro che vivono perennemente in compagnia «musicale», ovvero accompagnati da una musica interna che li abbandona soltanto nelle ore del sonno. Chi vive colpito da amusia o «perseguitato» dalla presenza del meraviglioso (e terribile) orecchio assoluto, o, ancora, il complicato e ricchissimo rapporto tra musica e cecità e l’universo inimmaginabile di chi «inverte» le modalità sensoriale confondendo suoni e colori.
Il nostro rapporto con la musica è molto più vasto e problematico di quanto siamo disponibili ad ammettere. La musica può essere solamente un elemento separato e temporaneo della nostra vita quotidiana, una colonna sonora che ci accompagna nei nostri spostamenti o – più raramente – nei momenti di relax, ma che un improvviso e minimo squilibrio cerebrale può far divenire una parte indomabile e fatale della nostra esistenza, un elemento centrale intorno al quale il resto della vita dovrà necessariamente riorganizzarsi.
Il rapporto profondo tra musica e parola è poi un ulteriore e complesso problema. Che sia possibile cantare distesamente e farsi capire ma non parlare in forma completa e comprensibile è un ottimo esempio di un frattura profonda tra le due aree cerebrali, tuttora non perfettamente compreso.
Essere colpiti nell’area musicale, che si tratti di una maledizione o di una fortuna è, entro certi limiti, un’avventura personale. La musica è qualcosa di profondamente diverso da molti altri fenomeni cerebrali e Sacks con questo libro ce ne fornisce non pochi esempi.
Oliver Sacks, Musicofilia, Adelphi gli Adelphi, 2010, pp. 483, € 15,00, trad. Isabella Blum
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