V. Vannuccini, F. Predazzi
Piccolo viaggio nell’anima tedesca
(Feltrinelli)
Schadenfreude [gioia per le disgrazie altrui], Weltanschauung [concezione del mondo, della vita e dei motivi dell’esistenza umana], Rechthabender [colui che vuole avere sempre ragione] sono soltanto tre dei tanti vocaboli della lingua tedesca che possono essere tradotti soltanto a mezzo di parafrasi e tre buoni esempi della puntigliosa precisione teutonica ma anche della capacità icastica e descrittiva della lingua di Martin Lutero. Elementi che non a caso ne fanno una lingua più adatta di altre a esprimere concetti filosofici.
La lingua forma i pensieri, ovvero il pensiero si forma e si esprime per mezzo del complesso di vocaboli, regole e forme che formano un linguaggio. La maniacale precisione della lingua tedesca è quindi un’eccellente via di penetrazione all’«anima tedesca» che, finalmente terminato il XX secolo, rimane comunque un enigma per il resto degli europei. In rapporto al passato meno recente (come ha potuto concepire e attuare lo sterminio di milioni di innocenti una delle culture più raffinate e complesse d’Europa?), a quello più recente (nella Germania comunista la delazione era letteralmente uno sport di massa) all’attualità più vicina (l’apparentemente sorprendente posizione presa dalla Germania verso l’invasione dell’Iraq). Nonostante le balorde semplificazioni, l’ignoranza beota e compiaciuta che tra gli altri il nostro Presidente del Consiglio e forse futuro Primo Ministro (libera nos a malo!) non manca mai di esibire e la (giustificata) diffidenza di milioni di europei, l’«anima tedesca» non è un «affare» che si sbriga in poche parole (i tedeschi sono precisi, ma senza fantasia / i tedeschi sono freddi e crudeli / i tedeschi sono organizzati e conformisti) né si è mai potuta riassumere in poche battute o vignette.
Il libro di Vanna Vannuccini e Francesca Predazzi, entrambe giornaliste che hanno passato molto tempo in Germania, si sforza di attualizzare il pensiero degli italiani sul paese leader dell’UE per forza di cose (e di economia). Partendo dalla lingua e dalle «parole intraducibili» Vannuccini e Predazzi organizzano un volume breve, divertente e in certa misura appassionato, capace di riservare non poche sorprese al lettore appena più intellettualmente e culturalmente aperto e dotato del nostro Presidente del Consiglio (non che ci voglia molto). Passando da una faticosa e affannata intervista a Uwe Johnson a un incontro con Friedrich Dürrenmatt a una passeggiata con Albert Speer il libro presenta i cambiamenti profondi come le costanti della mentalità tedesca. Racconta della visione del mondo del Kleinebürger [piccolo borghese, pavido, conformista e pauroso] e del sentimento antimilitare che attraversa profondamente tutta la società tedesca. Un sentimento tanto potente e persistente da aver premiato una SPD in caduta libera essenzialmente per la posizione estremamente recisa verso la guerra all’Iraq (Giulio Artusi).
Da LN 30 – Estate 2004