Dr. Adder di K.W.Jeter, tradotto da Fanucci nel 1995, è stato pubblicato per la prima volta negli USA nel 1984, ma è stato scritto nel 1972. L’autore ha infatti bussato alla porta di numerosi editori prima di trovarne uno abbastanza fuori di cabina da pubblicargli un romanzo del genere.
Ma chi è il Dr.Adder?
Semplice: è un pornochirurgo che si occupa di mutilare, modificare, alterare i corpi delle prostitute californiane per renderle più appetibili da una clientela dai gusti estremi. Il Dr. Adder non è un losco individuo che rapisce fanciulle ignare a vantaggio di un pubblico di ricchi dissoluti, ma lavora su soggetti pienamente coscienti e consenzienti, tenendo ben presenti le passioni, i gusti, le deviazioni di un pubblico ampio e differenziato. Il suo principale nemico è John Mox, capo della Video Chiesa delle Forze Morali, (peraltro un ex-cliente di Adder) un’organizzazione terroristica che risolve con l’uso delle armi da fuoco il problema della morale e del decoro cittadino.
Jeter inventa un protagonista provinciale, privo sì di scrupoli, ma del tutto impreparato di fronte al grado allucinante di abiezione della metropoli. Limmit, ex-dipendente di un allevamento di galline geneticamente modificate, riesce a sopravvivere allo scontro tra Adder e Mox e finisce per accantonare il suo confuso desiderio di affermazione, ma non si tratta di una presa di coscienza, di un riscatto, semplicemente della constatazione che lì non ha più nulla di conveniente da fare.
È difficile riuscire a leggere un romanzo tanto integralmente pessimista. I personaggi positivi semplicemente non esistono: ognuno segue un disegno, un sogno, un delirio che lo porta prima o poi a scontrarsi con qualcun altro. L’esito dell’incontro non è mai scontato, ma non ha nulla a che vedere con qualche forma di giustizia consolatrice verso il lettore.
In sostanza si tratta di un romanzo violento, spigoloso, sardonico, brutale, a tratti disgustoso, ricco di personaggi sessualmente sgradevoli e che si avvale di un vocabolario perlomeno postribolare. Eppure è un romanzo unico, che si legge fino in fondo senza tirare il fiato e che, molto più di tanti articoli e di accurati servizi giornalistici, rende ragione del sentimento di morte del nostro tempo. Essendo un’opera tanto poco cortese (o cortigiana) verso i lettori rischia di essere rispettata, forse osannata, ma non letta. Ed è un vero peccato. Magari aspettate di essere nello stato d’animo giusto ma leggetela. Non so se vi sentirete meglio, dopo, ma vi farà senz’altro bene.
In calce al romanzo la postfazione di P.K.Dick, schiettamente entusiasta, sebbene egli appaia nel romanzo nelle vesti di un vecchietto fissato (KCID) che trasmette Lied e stravaganti riflessioni religioso-filosofiche da una stazione radio allestita personalmente: l’unica a trasmettere ancora.
Pensateci un attimo (e rendetevi conto del genio malsano di Jeter): un mondo nel quale non esistono più trasmissioni radiofoniche è un mondo nel quale vorreste vivere? Eppure è possibile, lo sapete meglio di me.
Kevin W.Jeter, Dr. Adder, Fanucci tascabili 1996, pp. 213, esaurito, in vendita presso e-bay, trad. Fabio Zucchella
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