Yoko Ogawa è un’autrice giapponese di rara potenza, eleganza e miracolosa capacità di descrivere gli stati d’animo. Ho una grande considerazione per la Ogawa, tanto da non farmi sfuggire neppure uno dei libri tradotti in italiano – non sono il mio amico Maz Soumaré e non posso leggerli in originale. Gli ultimi due che mi sono capitati sono un romanzo, La formula del professore, edito da Il Saggiatore e una minuscola antologia, Una perfetta stanza di ospedale, pubblicata da Adelphi.
Il romanzo è la storia dell’amicizia che nasce e si sviluppa tra la protagonista – una semplice ragazza-madre che lavora per un’agenzia di COLF – e un professore di matematica, che, a seguito di un incidente stradale, è incapace di ricordare qualcosa per più di ottanta minuti. Ottanta minuti… questo significa che il professore deve ogni giorno, più volte al giorno, fare nuovamente conoscenza con la sua COLF e con suo figlio, vivere coperto di post-it che gli ricordino le cose più diverse e curiose che non può dimenticare. Apparentemente condannato a una vita assurda e senza speranza, il professore possiede però ancora una fenomenale ricchezza: la sua profonda conoscenza della matematica, qualcosa che è in grado di trasmettere creando prima interesse e poi passione anche in persone che non hanno mai mostrato alcun talento matematico. Un libro nel quale in realtà pare accadere molto poco. L’unica voce narrante è quella della COLF e l’unico oggetto del suo raccontare è il buffo, assurdo e malinconico professore. Ma è un libro che ho amato molto e che non ha smesso di accompagnarmi.
Sarà perché Ogawa è così abile nel raccontare frammenti di vita come se appartenessero al lettore?
Non diverso il discorso per i due racconti di Una perfetta stanza di ospedale. Quietamente sconvolgente il primo, che dà il titolo al libro, meno nitido il secondo, Quando la farfalla si sbriciolò, racconto d’esordio dell’autrice. Di nuovo, merita sottolinearlo, la sensazione di «vivere» ciò che Ogawa racconta. Se dovessi attribuire una qualità o una definizione alla Ogawa direi, comunque, che è infinita la sua capacità di «moltiplicare le ombre», ovvero di lasciare intuire non soltanto ciò che il protagonista racconta ma anche gli infiniti retropensieri che stanno dietro ognuno di noi.
Yoko Ogawa, La formula del professore, Il Saggiatore 2010, pp. 202, € 9,00, trad. M. De Petra
idem, ed. 2016, pp. 288, € 17,00
idem, e-book, ed. 2010, 1,98 Mb, € 6,99
Yoko Ogawa, Una perfetta stanza d’ospedale, Adelphi Piccola Biblioteca, 2009, pp. 128, € 10,00 trad. M. Matteri, M. Yumiko
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