Mi è stato detto e ripetuto un sacco di volte. Da altri redattori ma anche da autorevoli voci di riviste web: «Inutile recensire i libri da edicola, scompaiono troppo presto».
Adesso però che Urania è diventata mensile (non un bel segnale per la sf, comunque) almeno una recensione veloce veloce e on line merita abbozzarla.
Si parla di Egan, Greg Egan, considerato la star della hard sci-fi contemporanea. Egan è un australiano, laureato in matematica, eccellente autore di racconti (memorabile, se riuscite a ritrovarla, la raccolta Axiomatic), più discontinuo nel romanzo, anche se questo è ovviamente un parere del tutto personale.
Per tutto il mese di settembre gli appassionati di Egan – o anche i semplici curiosi – dovrebbero riuscire a trovare in edicola questo La scala di Schild, pubblicato nel 2001 in lingua originale e tradotto da Riccardo Valla.
In due parole la vicenda: in un futuro non tanto vicino un gruppo di fisici progetta un esperimento che avverrà su una remota base spaziale. L’esperimento consiste nella creazione di un neo-vuoto dominato da leggi fisiche diverse da quelle che regolano il nostro universo. L’esperimento riesce anche troppo bene. Il neo-vuoto si rivela più stabile del vuoto ordinario e comincia a invadere il nostro universo a una velocità pari a metà di quella della luce, ingoiando stelle e pianeti. A seicento anni dall’esperimento, con il neo-vuoto che continua la sua avanzata, a due scienziati viene affidato il compito di esplorarlo, superando il limite che separa i due universi…
Hai detto niente… Un tema da romanzo di sf degli anni d’oro. Quando chi non conosce la sf sente parlare di sense of wonder potrebbe avere un’idea del senso di questa locuzione (lett.: senso del meraviglioso) ricordando la sensazione di sottile, gioioso smarrimento che si prova osservando un cielo gremito di stelle in una notte estiva in montagna. La sensazione di «cadere nel cielo». Nei suoi momenti migliori Egan è capace di evocare proprio questo genere di sensazione e anche in questo romanzo non mancano momenti di pura e deliziosa vertigine. Meno articolate sono, inevitabilmente, le psicologie dei suoi personaggi, i dialoghi o le rappresentazioni delle società future, mentre pienamente condivisibili risultano – in tempi come questi non è poco – le opinioni dell’autore su diritti civili, libero arbitrio e modelli politici di pacifica convivenza. La scala di Schild non si distacca troppo dal modello tipico del romanzo «Eganiano»: un evento sinistro e temibile e dalle profonde implicazioni fisico-matematiche che soltanto una mente aperta e disponibile al nuovo è in grado non solo di comprendere ma anche di apprezzare. Avvertenza inevitabile per i non-lettori di sf o per gli amanti della fantascienza «morbida»: Egan fa costantemente uso di convenzioni e riferimenti matematici e fisici sforzandosi, è vero, di restituirne la sobria bellezza anche a chi, come la sottoscritta, al liceo spuntava giusto una risicata sufficienza, ma senza riuscirci proprio sempre.
Greg Egan,
La scala di Schild,
Mondadori Urania, 2004,
€ 3,60, trad. Riccardo Valla
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