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    TerraNova

    Il vampiro del mare di Charles Eric Maine

    • di Silvia Treves
    • Gennaio 11, 2016 a 11:36 am

    vampiro del mare

    Il romanzo, pubblicato alla fine degli anni Cinquanta si svolge appena un po’ avanti nel futuro.
    Un esperimento nucleare condotto dagli Stati Uniti e dal Regno Unito nell’Oceano Pacifico fa esplodere tre bombe H, una potenza molto superiore alle altre al largo delle isole Kaluiki. Philip Wade, direttore di un mediocre settimanale inglese, scrive un editoriale sull’argomento, mettendo in relazione, con notevole intuito gli esperimenti nucleari con una serie di eventi sismici di intensità crescente in tutto il mondo, e con uno strano abbassamento del livello dei mari. Il numero della rivista sul quale l’articolo compare viene inaspettatamente ritirato dalle edicole per ordine del governo. Si tratta del primo passo di una politica censoria internazionale, volta a nascondere, agli abitanti di tutti i Paesi la gravità crescente della situazione ambientale. Piano piano il giornalista, e il lettore con lui, viene a sapere che le supebombe hanno aperto una gigantesca fessura sul fondo dell’Oceano Pacifico da cui l’acqua defluisce in caverne sotterranee formatesi nel sottosuolo, nel corso di milioni e milioni di anni, a causa del raffreddamento – e quindi della contrazione – della crosta terrestre. I terremoti che ne conseguono stravolgono ulteriormente la crosta e altre fratture si aprono sui fondali degli altri oceani.
    Con l’avallo dell’ONU, tutti gli Stati si coordinano per filtrare le informazioni sugli eventi e non allarmare le popolazioni, attuando una sorta di depistaggio informativo, al quale anche Philip, assuno dai Servizi Segreti, è chiamato a collaborare. Per consentire a lui e agli altri dipendenti di svolgere serenamente il loro compito, il governo inglese, come molti altri, garantisce ai loro famigliari (la moglie di Philip e il figlio di otto anni) un confortevole e sicuro rifugio nell’Artide. Sulla scrivania di Philip giungono le informazioni non ancora sottoposte a censura, quindi il giornalista, come altri suoi colleghi, si rendono conto della catastrofe in atto: mentre il livello degli oceani scende inarrestabilmente, pochi porti nel mondo restano agibili; seguono l’interruzione delle comunicazioni marittime, il crollo dei commerci, una crescente mancanza di beni primari e di cibo, il razionamento sempre più rigido dell’acqua; la legge marziale è in vigore in molte nazioni.

    charles eric maine

    Charles Eric Maine

    Poco a poco Philip e altri colleghi si rendono conto che lo scopo del Governo non è quello di salvare la popolazione dal panico ma quella di impedire che i cittadini si rendano conto dell’ineluttabilità della catastrofe, consentendo così ai pochi eletti (personalità politiche, magnati, funzionari di alto grado) di mettersi in salvo nei rifugi artici. I “disinformatori” come Philip sono l’ultimo baluardo contro il caos e molti di loro, ma non tutti, verranno salvati con gli altri. La situazione precipita, in poche settimane l’umanità piomba nella barbarie… Philip e colleghi, sempr più isolati dalla realtà, vivono ormai in una prigione dorata fornita di ogni confort e difesa con le armi dai soldati, la popolazione di Londra soffre la fame e la sete ed è senza speranza.
    Mentre altri suoi copagni si ribellano al ruolo di traditori dei loro simili che inizialmente hanno accettato di ricoprire, Philip, sollevato dalle incombenze della famiglia, dapprima vive da scapolone, privo di rimpianti, poi, quando si rende conto delle sofferenze dei concittadini meno fortunati, prova soltanto una tiepidissima disapprovazione e continua il suo sporco lavoro, per inerzia e menefreghismo, in attesa di essere pagato con la salvezza.
    Visto con gli occhi attuali, il romanzo non fa cenno ad alcuni elementi per noi ormai irrinunciabili: nel mondo di fine anni Cinquanta non c’è Internet e non esistono i cellulari, strumenti che potrebbero fare la differenza quando la censura governativa agisce sui media; un’altra cosa molto evidente al lettore attuale è il cambiamento del punto di vista, almeno pubblico, sul consumo di alcoolici e sul fumo: i personaggi non solo consumano a tutto spiano superalcolici e sigarette ma ne vengono premurosamente riforniti dal governo inglese.
    Uno dei pregi del libro è quello di utilizzare in maniera interessante le acquisizioni scientifiche più moderne dell’epoca. Le conoscenze sulla struttura della Terra: crosta, mantello, nucleo, sono già in possesso della comunità scientifica e delle persone informate in Occidente, manca la grande sintesi della tettonica a placche, teoria che sarà perfezionata negli anni Sessanta. L’altro pregio è sicuramente la capacità dell’autore di evocare con pochi tratti il crescendo tragico della catastrofe innescata dagli esperimenti nucleari, la gestione ignobile della crisi da parte delle stesse forze governative che ne sono state la causa, il deteriorarsi rapidissimo di ciò che possiamo chiamare civiltà umana, correttezza, solidarietà, coscienza civile.

    rischio calcolato
    Charles Eric Maine, (1921, 1981) è uno degli pseudonimi di David McIlwain, un autore inglese che ha firmato anche romanzi poliziechi con come Rober Vade e Richard Rayner, Ha iniziato a scrivere sf già prima della Seconda guerra mondiale, dopo la quale divenne giornalista, sceneggiatore per la TV e la radio e per il cinema. Altre sue opere di SF sono Rischio Calcolato, romanzo abbastanza suggestivo sui viaggi nel tempo, Il grande contagio, altra vicenda catastrofica con relativa disinformazione provocata dalla censura, e L’uomo che possedeva il mondo.

    grande contagio

     

    Charles Eric Maine, Il vampiro del mare (The tide went out), Mondadori Oscar Fantascienza 1976 (ed. or. 1959), trad. Beata della Frattina

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    Tag: FantascienzaistantaneedistopiaRecensioniCatastrofiCharles Eric Maine

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