L’Era del Diamante, sottotitolo: il sussidiario illustrato della giovinetta, autore Neal Stephenson, editore ShaKe.
Ambientato nella Cina del nuovo millennio, si muove contemporaneamente su più piani: nella Repubblica Costiera Cinese dove prosperano le attività economiche più o meno legali di Neovittoriani e Giapponesi, nel nuovo Celeste Impero – un impero delle dimensioni di qualche isolato più qualche nave ancorata al largo della costa – e nella virtualità del sussidiario elettronico di Nell, bambina diseredata alla quale il Libro (una copia illegale) è arrivato attraverso canali non esattamente ortodossi.
Questa volta Stephenson ha scelto di evitare il consueto, logorato cyberspazio, preferendo seguire la sorprendente evoluzione del sussidiario, un libro intelligente (in senso cibernetico), in grado non solo di inventare storie, ma anche di adattarle all’utente, seguendone desideri e pulsioni. Letteralmente incantevoli le pagine dove Nell, ancora bambina, entra in sintonia con il Libro, scoprendone via via le meravigliose doti e possibilità.
Il sussidiario è stata la più felice realizzione di John Percival Hackworth, ingegnere neovittoriano che, dopo averne realizzato una copia per la nipote di un multimiliardario, l’ha illegalmente clonato per regalarlo alla propria figlioletta, sicuro di garantirle un futuro migliore.
Prodigiosa – anche più che in Snowcrash – l’inventiva di Stephenson nell’immaginare un mondo basato su una nanotecnologia pervasiva e invadente (gli acari, nanocomputer di dimensioni submicroscopiche, sono una delle più inquietanti invenzioni mai escogitate da un autore cyber) e curiosamente verosimile l’organizzazione sociale del nuovo mondo, dove alle realtà politiche attuali si sono sostituite le Tribù, entità a cavallo tra la corporazione, il partito politico e il circolo.
Ma perché, allora, delusione? Già in Snowcrash avevo avuto la sensazione che la narrazione procedendo si facesse meno lucida. Qui questo andamento è ancora più evidente. É come se Stephenson, una volta stese duecento pagine nella quali generosamente spara una quantità micidiale di cartucce, si trovasse a mal partito nel dover semplicemente terminare la propria fatica, come se il suo impegno (e il suo divertimento) di autore si indirizzasse più verso la creazione di un mondo altro piuttosto che nella narrazione di ciò che avviene dei suoi personaggi. Nell divenuta giovinetta e finita in un collegio neovittoriano perde colore e vivacità, il Dottor X e il giudice Fang, geniali personaggi che incarnano egregiamente la profonda alienità della cultura tradizionale cinese, scompaiono dal libro, lasciando posto a un poco intellegibile complotto dagli intenti oscuri e a uno scioglimento tanto concitato quanto frettoloso.
Dovessi dire di esserne rimasto davvero sorpreso mentirei. Già nel suo primo libro Stephenson costruiva un universo visionario di scintillante ironia per poi concludere a rotta di collo dopo aver tirato in ballo i sumeri e un complotto plurisecolare.
Eppure… eppure merita leggerlo, non c’è dubbio. Stephenson sa cogliere con sicurezza anche gli aspetti minimi del rapporto tra personalità e mutamento tecnologico, sa descrivere con l’accuratezza dell’antropologo – o, forse meglio, con la sensibilità dello scrittore – i mutamenti di costume e di visione del mondo indotti dal rapporto quotidiano con Intelligenze artificiali, Realtà virtuali, comunicazioni immediate, mostrandone l’esito in termini di disorientamento, perdita di rapporto con il proprio corpo fisico, smarrimento.
Un libro per essere un grande libro deve essere perfetto? Non credo.
Neal Stephenson, L’Era del Diamante, il Sussidiario illustrato per la giovinetta, ShaKe 1997, ed. or. 1995, pp. 432, trad. G. Carlotti, disp. esclusivamente come usato.
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