Pubblichiamo di seguito un lungo contributo sulla fantascienza italiana a suo tempo apparso sul sito Nocturnia di «Nick», ovvero Nicola Parisi, che l’autore gentilmente ci ha permesso di riprodurre qui.
Il suo approccio e il modo di affrontare i temi ci sono apparsi «deliziosamente» affini ai nostri e alla passione di buona parte della redazione di LN per la sf.
Così, buona lettura a tutti.
Adesso parliamo un poco di Fantascienza.
Il genere, lo sappiamo, non ha mai avuto vita facile in Italia. Siamo un popolo di scarsi lettori in generale, ma la Fantascienza ha avuto in se una sorta di «peccato originario», quando Fruttero & Lucentini, storici curatori di Urania (e quindi in teoria proprio coloro che avrebbero dovuto aver cura di diffondere e tutelare il genere), trattarono la Fantascienza (ed i suoi lettori di conseguenza) come un qualcosa di infantile e inferiore.
Creando così tutta una serie di storture che paghiamo ancora oggi.
Ma volendo cercare qualcosa da leggere nella lingua di Dante, di cosa possiamo disporre adesso come adesso?
E soprattutto: quanti sono i lettori di Science Fiction ?
Proviamo a fare qualche numero.
Quello che abbiamo
La parte del leone la fa ancora l’Urania della Mondadori, testata a cui sono indiscutibilmente affezionato ma che presenta più di qualche ombra; non ultima la questione traduzioni. Non sempre integrali, e quasi mai segnalate nella loro incompletezza.
Sia come sia, di Urania escono dodici volumi l’anno, più qualche speciale, quasi tutti autori Anglosassoni tranne due\tre italiani (tra cui il vincitore del premio omonimo) con una qualità altalenante. Esiste anche una testa consorella Urania Collezione di ristampe di Classici veri o presunti con altre dodici uscite annuali, mentre ben più interessante è il trimestrale Millemondi dedicato alle Antologie.
A parte questo in edicola non c’è praticamente niente altro.
Ora secondo dati, non ufficiali, del Forum UraniaMania, la tiratura media di un numero di Urania è di circa quindicimila copie, di cui almeno la metà vendute.
Questo, naturalmente,non significa che i lettori siano solo 7000\8000; probabilmente, sempre secondo i dati non ufficiali, ogni copia venduta ha, statisticamente, almeno tre lettori tra prestiti, scambi, rivendite nel circuito dell’usato e così via.
Questo ci darebbe una popolazione di lettori compresa tra le ottomila e le ventiquattromila unità.
Su una popolazione di sessanta milioni di abitanti.
Andando nel circuito delle librerie le cose non sono migliori: c’è la Delos che ha una sua collana di agili tascabili e la Odissea Fantascienza, che però traduce solo racconti e romanzi brevi, spesso selezionati tra i vincitori o comunque i finalisti sei vari premi d’oltreoceano. In più la Delos pubblica Robot, forse la migliore rivista del nostro paese, nuova incarnazione di una storica pubblicazione degli anni settanta.
Ma di Robot escono solo tre numeri l’anno. In più, nel 2003, al momento della ripresa, il recentemente scomparso Vittorio Curtoni dichiarò di avere al momento ottocento abbonati e che la soglia di sicurezza per poter continuare a mantenersi sarebbe stata almeno mille.
In seguito, nell’editoriale del cinquantottesimo numero, Silvio Sosio, ha scritto, che un racconto pubblicato sulla rivista raggiungono tra i mille e i duemila lettori.
E questo sempre su una popolazione di sessanta milioni di abitanti.
Poi abbiamo le pubblicazioni della ELARA, che io non ho mai comprato, riguardo la quale tutti mi dicono bene a livello di cura e contenuti ma di cui si lamentano comunque per gli alti prezzi.
Poi ci sono piccole o minuscole realtà, attive solo su internet, spesso costruite da gruppi di appassionati come le Edizioni Della Vigna; le Edizioni Scudo con la loro rivista Short Stories (più tutta una serie di altre pubblicazioni); nonchè ALIA della CS_Libri di cui ho parlato abbondantemente e che contiene anche fantascienza.
A parte questo a livello cartaceo c’è il nulla.
Per il digitale invece, è notizia di questi giorni la nascita della PYRA Edizioni con la sua collana Gemini, di cui conosco però ancora troppo poco per poterne parlare.
Quello che manca oggi, secondo me, è l’equivalente di quello che editori come la Gargoyle o la XII rappresentano per l’Editoria Horror cioè la Casa Editrice punto di riferimento per tutti lettori; appassionati ed operatori del Settore.
Ma le vecchie realtà di riferimento che fine hanno fatto?
Quello che abbiamo perso
Nord e Fanucci praticamente non stampano più fantascienza.
Ecco l’ho detto.
E se il primo qualche scusa ce l’ha, con il fallimento nel 2002 di Solaria,l’ultimo tentativo di creare una pubblicazione da edicola concorrente di Urania (ci sarebbe voluta però una maggiore attenzione nei confronti della scelta delle opere da presentare, questo si), la milanese Edizioni Nord con la sua acquisizione da parte del gruppo Spagnol ha praticamente virato il suo catalogo verso narrative di confine, ben difficilmente inquadrabili in generi ben definiti.
Anche l’Armenia in un paio d’anni ha visto fallire un suo tentativo di lanciare una sua collana da libreria, ma anche in questo caso probabilmente, la casa editrice ha scontato una politica editoriale fatta di scelte sbagliate a livello di testi e prezzi eccessivamente alti.
Per il resto i cosiddetti editori generalisti, preferiscono puntare sempre e solo su best-sellers, spesso presunti e costruiti a tavolino; e anche quando, per errore, presentano un testo sci-fi, preferiscono sempre non presentarlo come tale, un caso lampante è quello del tedesco Frank Shätzing, con il suo Il quinto giorno un romanzo indiscutibilmente fantascientifico pubblicizzato però dall’editore nostrano come un thriller.
Espressione, detto tra noi, che io cancellerei per legge tanto viene ultimamente utilizzata a sproposito.
Autori e critici nell'(ex-) Belpaese
Una delle critiche rivolte spesso dai lettori occasionali, è che autori del Belpaese, manchino della preparazione tecnica per creare storie con solide basi scientifiche; questo a differenza dei loro colleghi anglosassoni, accusati però di essere eccessivamente infodumposi e in qualche caso «noiosi».
Insomma bella contraddizione.
Come se ne esce?
In Italia esistono praticamente due correnti : quella Ucronica e quella del cosiddetto Connettivismo. La prima indubbiamente più «umanistica», la seconda più tecnica, entrambe con effettivi punti di forza ma, se alle volte vorrei vedere i primi variare un poco il menù, i secondi, spesso, passano più tempo a dover spiegare cosa è realmente il connettivismo che che a scrivere effettivamente.
Per quanto riguarda gli scrittori singoli, ci sono stati diversi nomi venuti fuori nel corso degli anni. Ma se gli autori della vecchia scuola, quella degli anni cinquanta-sessanta lentamente stanno scomparendo, tra le cosiddette nuove leve, pur in presenza di scrittori interessanti manca ancora il nome o l’autore simbolo come poteva essere il primo Valerio Evangelisti.
Però almeno su questa cosa mi sento di essere ottimista, si è cominciato un cammino qualche anno fa, un cammino che ancora non sappiamo dove ci porterà, ma almeno è un primo inizio.
Parliamo adesso della critica.
Esiste? È sufficiente?
Pochi sono gli spazi a livello di pubblicazioni cartacee,qualcosa fa la Delos con la rivista omonima e con la succitata Robot, altro fanno le piccole case editrici, mentre le piccole fanzine, vero e proprio sottobosco degli appassionati da cui poi in passato venivano fuori i futuri critici sono quasi totalmente estinte ma la sensazione generale è che il grosso, almeno nel nostro paese avvenga in rete.
E la rete è per sua natura anarchica, difficilmente controllabile.
Le case editrici fanno fatica a comprenderlo fino in fondo, dimostrando, a volte, di essere in profondo ritardo rispetto al fenomeno. Si pubblicano online i cataloghi, certo, si ordinano i libri online, certo.
Ma tutto viene ancora, com’è giusto che sia, dagli appassionati.
Ma quale critica serve?
Vi rimando al post di Iguana, però sappiamo tutti che esistono diversi tipi di approcci:si trova anche quello distruttivo dello stroncare tutto e tutti, giusto per fare polemiche ma si trova anche una critica più ragionata, spesso migliore di quella che farebbe un professionista, che è poi quella che cerchiamo di fare noi. Ognuno nel suo piccolo
Non so voi, ma il mio ideale di critico sarebbe l’ Elvezio Sciallis di Malpertuis, dove oltre alla passione si scorgeva la competenza e l’onestà intellettuale.
E dove anche nei post più apertamente «cazzoni» alla fine spuntava sempre il ragionamento o l’elemento che, assieme al frizzo e al lazzo ti costringeva a fermarti a pensare.
Sono diversi giorni che penso a quest’articolo. Gli spunti li ho trovati un po ovunque. Se tutto nasce dall’iniziativa di Angelo Benuzzi e dal suo tentativo di aggregare gli appassionati nostrani, sono state poi, da un lato, le lamentatio di Davide Mana sulla iniziale mancanza di partecipazioni al voto da parte dei lettori al concorso organizzato da Angelo stesso per il logo e lo slogan della futura Associazione e dall’altro, il post dell’Iguana che tentava di «contare» i siti e i forum in rete che trattassero dell’argomento sci-fi…con conseguente scoperta, e sorpresa,almeno da parte mia, che al momento siamo davvero pochini a convincermi (e a costringermi) a dedicare un pensiero sull’argomento.
In più, anche se apparentemente non sembrerebbe connesso al discorso in questione, l’ultimo tassello mi è arrivato da questo post di Gianluca Santini sull’importanza dei Feedback dopo la lettura di un opera autoprodotta.
Insomma in parole povere: questo post può vantare diversi padri.
Anche per questo ho appoggiato l’idea di Angelo, anche per questo ho inserito le considerazioni di Gianluca sui feedback, perchè non so voi, ma…ho un po ovunque la sensazione di vedere sempre gli stessi nomi, a commentare, ad aggregarsi, anche a discutere tra noi, perchè tra appassionati oltre che tra persone mature ci sta.
E anche se facciamo parte della minoranza di una minoranza, da qualche parte bisogna pur partire.
Il primo passo è sempre quello che conta,adesso e mi piacerebbe poter vedere in questo post partecipare tutti: connettivisti; Ucronici; lettori di Urania e no; appassionati; commentatori; lurker; moderati e no; gamberettiani e no.
In una parola, voi cosa ne pensate?
Mi rendo conto, di essermi dilungato oltre le mie intenzioni, questa volta più del solito quindi adesso chiudo.
L’augurio che faccio, a noi tutti appassionati di fantascienza è quello di poter ricominciare da qualcosa che c’era.
E che forse c’è ancora.
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