I Nostri amici da Frolix 8, ripubblicato da Fanucci, è un testo del 1969, già pubblicato in Italia con la leggendaria Galassia di Gianni Montanari – editore La Tribuna di Piacenza (do you remember?) – per molto tempo introvabile e divenuto oggetto di culto per un’intera generazione.
Pressoché mitica la frase (pag. 56)
«… Dio è morto. Hanno trovato la sua carcassa nel 2019. Galleggiava nello spazio vicino ad Alpha…»
come mitico è l’impianto lucidamente paranoide del romanzo.
La vicenda: su una Terra dominata da due specie di mutanti umani: gli Uomini Nuovi, iperintelligenti, gli Insoliti, dotati di capacità ESP. Gli esseri umani normali (fa stragrande maggioranza della popolazione) vivono una condizione insieme infantile e frustrante. I loro figli (ed anche il figlio del protagonista) devono affrontare un esame attitudinale che determinerà una volta per sempre l’appartenenza ad uno dei tre gruppi umani.
Il bambino non supera l’esame e Nick Appleton, che scopre di aver vissuto fino a quel momento nella speranza di un riscatto affidato alla fortuna del figlio, si accosta a un’associazione clandestina di normali che attende il ritorno di Provoni, fuggito nello spazio alla ricerca di civiltà extraumane e che ha promesso la salvezza e la liberazione per i normali.
Nel rapido precipitare della situazione, vista insieme con gli occhi del protagonista, e con quelli di Gram, l’Insolito, telepate e presidente degli USA, Dick descrive una società umana distorta, ancora nominalmente democratica (si può scegliere se eleggere presidente un Insolito o un Uomo Nuovo) ma legata alla rappresentazione (tele)visiva degli eventi, impotente, confusa, velleitaria, e dominata da una piccola elite inamòvibile, un’oligarchia a metà tra fa cricca nazista e il basso Impero Romano. Ai Normali non rimane che sperare in un secondo Avvento – Dick è autore dalle profonde risonanze mistiche – che può però rivelarsi ambiguo o fatale, come ambigui sono gli alieni incontrati da Provoni.
La parola profetico è spesso usata a sproposito parlando di sf, ma in questo caso forse si può rischiare. Leggendo le pagine dedicate alla discussione sulla possibile ripresa in diretta TV dell’esecuzione del capo dei rivoltosi, un lungo brivido mi ha attraversato la schiena. L’approccio di, Dick al mezzo televisivo è prodigiosamente attuale, incisivo e inquietante. Dick coglie pienamente il senso politico dell’uso del mezzo, il suo essere falsa verità, strumento di manipolazione raffinato e insieme elementare. Gli oligarchi di Dick concepiscono i media in modo spregiudicato e pragmatico – veri Goebbels del 2000 – e non a caso l’ultima parte del romanzo è narrata in forma di evento televisivo, elemento che conferisce ulteriore ambiguità al romanzo.
Un’ultima riflessione sulla scrittura nell’onesta e attenta traduzione di Montanari, cristallina, rapida, quasi inavvertibile nella sua quotidianità, falsamente tranquillizzante come può esserlo una cronaca attenta dell’impossibile.
Philip K. Dick, I nostri amici da Frolix 8, Fanucci TIF Extra 2012, pp. 272, € 9,90, trad. Gianni Montanari, a cura di Carlo Pagetti
Idem ed. in e-book, € 5,99
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