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    TerraNova

    Jack Vance: Throy e gli Amaranto

    • di Massimo Citi
    • Ottobre 18, 2015 a 7:05 pm

    trhoy terzo continente

    John Holbrook Vance, meglio noto come Jack Vance è mancato nel 2013, alla bella età di 97 anni, anche se fu colpito dalla cecità negli ultimi dieci anni della sua vita. Questo suo Throy è stato scritto nel 1992, ovvero a 76 anni suonati (!) e pubblicato nel 1993 dalla Nord con il titolo Throy, il terzo continente nella traduzione di Gianluigi Zuddas, una delle voci italiane di Vance. Throy è la terza e ultima parte del ciclo della Conservazione di Cadwal. I volumi precedenti (Stazione Araminta e I segreti di Cadwal) sono usciti rispettivamente nel 1988 e nel 1991. Parlare di Throy, è tuttavia impossibile senza fare riferimento agli altri due volumi del ciclo. Per fortuna a suo tempo li ho letti e sono quindi in grado di imbastire una recensione.
    Il ciclo di Cadwal non è probabilmente tra le cose migliori scritte da Vance. Eppure alcune delle sue pagine – particolarmente nella seconda parte dei Segreti di Cadwal – sono veramente notevoli.
    La storia (in due parole) è questa: Cadwal è un pianeta/ oasi ecologica. Esiste una fondazione che si preoccupa di preservare incontaminata la sua natura (La Conservazione) e un gruppo di individui (una generosa porzione di sciocchi + numerosi figuri biechi e calcolatori) che hanno creato un partito (VLP, Partito Vita Libertà e Pace) dai connotati politici che sta a metà tra il circolo radical-chic e il gruppo fondamentalista, che, prendendo a pretesto la condizione di una comunità di pseudo-aborigeni, vuole semplicemente vendersi il pianeta e fare un pozzo di quattrini.
    Per raggiungere questo abominevole scopo i dirigenti del VLP sono disposti praticamente a tutto:  uccidere, rubare e combinare loschi traffici con chiunque capiti loro a tiro. In quest’ultimo volume si tirano le somme della vicenda e finalmente i cattivissimi, realmente perfidi e spregevoli, pagheranno il fio delle loro innumerevoli porcherie.

    Jack&Norma Vance [CNB]1997

    Jack e Norma Vance, 1997

    Uno dei maggiori pregi di Jack Vance è quello di essere stato in grado di reinterpretare in maniera rafffinata il romanzo d’appendice. Alcuni dei suoi personaggi (Glawen Clattuc del ciclo di Cadwal, ma anche Kirth Gersen del ciclo dei Principi Demoni) sono chiaramente ispirati al Conte di Montecristo di Dumas, e condividono con Edmond Dantès l’assoluta mancanza di scrupoli morali e la fissazione monomaniaca per la vendetta.
    Vance è un personaggio unico nel panorama della fantascienza. Di lui si ricorda volentieri il talento singolare nel creare società estreme, basate su ipotesi sociologiche bizzarre (ma mai gratuite), il gusto raro e raffinato per le ambientazioni meno ovvie, il piacere della contaminazione, lo humour beffardo e maligno, l’erotismo sottilmente perverso. Chi lo ama credo che apprezzi soprattutto queste  caratteristiche e apra un suo libro con il preciso intento di ritrovarvi quest’impasto unico e inimitabile di temi e vicende. In questo senso il ciclo di Cadwal appare meno colorato, meno leggero e sorprendente di altre opere e cicli.
    Simonetta e Spanchetta Clattuc, coppia di virago a metà tra la femminista isterica e la bambina viziata, appaiono troppo caricate e l’intera vicenda di Cadwal, del VLP, della Conservazione risente di un’ispirazione troppo sorvegliata, ovvero obbedisce all’intenzione di enunciare una tesi – i ricchi che fanno politica e che si ammantano di progressismo sono delle carogne e lo fanno esclusivamente con l’intenzione di derubare e truffare il prossimo – che appesantisce il testo e obbliga l’autore in qualche occasione a calcare troppo i toni. A riprova, i tre volumi recuperano quota e divengono pienamente godibili non appena la vicenda si allontana da Cadwal e, come nel secondo e terzo volume, si sposta sulla Vecchia Terra (a Venezia) e sul pianeta Rosalia.
    Detto questo, Il Ciclo di Cadwal resta un’opera piacevole e divertente, anche se il suo fascino rimane ìnferiore a quello di cicli come quello dei Principi Demoni, di Big Planet o del Mondo di Durdane.

     

    amaranto

    Stato Sociale: Amaranto di Jack Vance (tit. originale: To Live Forever), già pubblicato dalla Nord negli anni ottanta con il titolo Gli Amaranto, è un piccolo gioiello scritto nel lontanissimo 1956 ma che ha perduto bel poco delle sue attrattive come pure delle sue implicazioni sociali e politiche.
    Si tratta di un’opera inconsueta nella produzione dell’autore e risente dell’ispirazione “sociologica” della sf di quegli anni.
    Il tema: In una Terra ricaduta nella barbarie solo nel territorio della città di Clarges lo sviluppo tecnologico e sociale dell’umanità è continuato, tanto da permettere di raggiungere un obiettivo di inestimabile valore: l’Immortalità. Ma territorio e risorse sono limitati, sorge quindi la necessità di istituire una graduatoria sociale al vertice della quale vi sono i pochi che hanno raggiunto l’obiettivo supremo: gli Amaranto. Per tutti gli altri la gara è aperta, una gara fatta di stress, carrierismo esasperato – di rampantismo feroce – per dirla con il gergo anni ’80. Per chi non regge (una persona su dieci, ma la percentuale è in aumento) ci sono i Palliatori, istituzioni psichiatriche che ben poco riescono a fare per il recupero di individui comunque destinati a dover rientrare in gara non appena dimessi. Il termine della vita è fissato per legge per chiunque non sia Amaranto, e l’ascesa verso il vertice è scandita da un sistema di punizioni e ricompense basato su un maggior numero di anni di vita. Il personaggio principale, Gavin Waylock è (tanto per cambiare) uno spodestato, un Amaranto privato del suo status e che ha come unico scopo rientrare in possesso delle sue prerogative.
    Il romanzo è la cronaca degli sforzi di Waylock, condotti con la più assoluta e soave mancanza di scrupoli, per raggiungere il suo scopo. La vicenda è tesa, condotta secondo la falsariga del giallo, crudele e bizzarra quanto venata di sottile ironia e, a differenza di altre opere coeve, del tutto priva di quel moralismo talvolta un po’ greve, anche se pieno di buone intenzioni, che è (era) quasi un marchio per la sf impegnata. Una lettura divertente, ma anche una metafora, profetica e ricca di implicazioni attualissime.

    Jack Vance, Throy il terzo continente, Nord, pp. 316, trad. Gianluigi Zuddas

    seguito di:

    Stazione Araminta, Nord, pp. 495, trad. Gianluigi Zuddas

    I segreti di Cadwal, Nord, pp. 348, trad. Gianluigi Zuddas
    …

    Jack Vance, Gli amaranto, Nord, pp. 214, trad. Mauro Cesari

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