Un bel libro, anche se non più di primo pelo e non facilissimo da trovare, è di Michael Marshall Smith, titolo Ricambi, editore Garzanti.
Allora: dovete sapere che in un futuro nemmeno troppo lontano (citare l’anno è superfluo) esisteranno delle Fattorie per Ricambi, cioè dei luoghi dove vengono allevati cloni di individui decisamente ricchi, che in caso di menomazioni, danneggiamenti ad organi vitali fanno asportare al loro sciagurato clone ciò che hanno perduto e possono tornare in pista a fare i cretini, i coccodrilli, i maiali, i degenerati, i viziosi e più in generale i parassiti dorati della società.
Jack Randall, ex-militare, ex-poliziotto, tossicomane incallito viene assunto come guardiano di un Fattoria di Ricambi e qui, spinto da Ratchet, un bizzarro droide di servizio alla Fattoria (decisamente più umano dei suoi padroni) si mette a istruire i cloni cercando di restituirli alla loro condizione di esseri umani. E così un bel giorno Jack, disintossicato di brutto da Ratchet se ne fugge in compagnia di cinque cloni e mezzo (provate un po’ a indovinare perché mezzo?)
Raggiunge New Richmond, una città nata da un Megamall guasto, ossia una sorta di centro commerciale / residenziale volante.
Al loro interno si trovano migliaia di negozi, atrii alti venti piani, piazzette con tavolini vaste come una città di provincia, dozzine di cinema multisala (…) Tutto questo e altro ancora, disposto lungo ampi e ariosi viali, con migliaia di comode nicchie e anfratti e piante in vaso così numerose da poter figurare a pieno titolo come vero e proprio ecosistema. Al sicuro dal resto del mondo a 6000 metri da terra.
L’ex Megamall, immobile a terra con i motori guasti, è divenuto una sorta di Condominium di Ballard: una metafora definitiva delle stratificazioni sociali. Fino al piano cento la feccia, oltre i ricchi, sempre più ricchi man mano che aumenta il numero di piani. In questo bell’ambiente il povero Jack si sbatte come un invasato per salvare la pelle ai suoi preziosi cloni (preziosi per chi li usa come serbatoio di organi omologhi), rischiando molto spesso la propria.
Ricambi è un romanzo generoso, esaltato, condotto a ritmo febbrile, ricco di invenzioni, paradossale, ambizioso. Il futuro delle Fabbriche dei Ricambi è appena più in là del nostro presente: non è forse vero che la ricchezza è divenuta – per la prima volta da quando esiste l’umanità – un viatico necessario alla longevità? Non è forse vero che la corruzione di qualunque organizzazione pubblica è giunta a un punto di non ritorno? E allora perché stupirsi dell’abbrutimento, della violenza, della follia che regnano alla base della piramide? Romanzo di sf, Ricambi è anche racconto filosofico, metafora allucinata, visione indotta dalla droga, viaggio agli inferi (memorabile il GAP, il luogo-non luogo dove gli americani hanno combattuto e perduto la loro ultima guerra), incubo Splatter e satira rabbiosa. Non sempre rigorosamente coerente, talvolta tanto generoso da rischiare di disperdersi, è un’opera che segnò un punto nella sf di fine millennio, sommando (e così moltiplicando) le suggestioni del miglior Cyberpunk con le visioni degradate di James Ballard. Interessante, infine, notare come Ricambi sia stato un precursore come tema, anche se certamente inferiore come intreccio e sapiente raffinatezza del testo, di Non lasciarmi di Kazuo Ishiguro, uscito nel 2005.
Michael Marshall Smith, Ricambi
Garzanti 1997, pp. 382, fuori catalogo [3,00 € c/o Amazon.it], trad. G. Pannafino
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