Steampunk è un termine che, perlomeno per i lettori di LN, dovrebbe avere un significato chiaro e inoppugnabile. Per chi non fosse lettore di LN riassumerò le caratteristiche del «genere» con queste parole, non mie ma di Davide Mana:
Lo steampunk è una rivisualizzazione del passato, attraverso le percezioni ipertecnologiche del presente.
Ovvero: prendete un personaggio-tipo di Jules Verne, dotatelo di un’astronave in versioni art-deco e lanciatelo nello spazio: l’avventura che vi sarà narrata sarà fatalmente steampunk. Un tipo di esercizio che ho condotto anche personalmente con un racconto lungo pubblicato su Fata Morgana 4, «Nuvole» con il titolo «La testa fra le nuvole». Si trattava, in quel caso, del racconto di un personaggio tipicamente Verniano che incontrava sulla sua strada l’anziano capitano Nemo. Chi fosse interessato a leggerlo potrà scaricarlo dal blog Fronte e Retro nello spazio «E-book personali ecc.».
Il riferimento a me stesso è in realtà un avviso per il lettore. Come dire che non potrà attendere da me una recensione freddamente seria di un libro steampunk. Per quanti difetti possa avere il libro il sottoscritto non potrà non presentare almeno qualche pregio, reale o immaginario…
L’autore è Scott Westerfeld (autore del buon L’impero di Risen, pubblicato in due volumi negli Urania Mondadori e di Brutti, un discreto romanzo per adolescenti, pubblicato sempre da Mondadori) e il titolo è Leviathan, Einaudi Stile Libero, prima parte della trilogia che comprendo oltre al romanzo che dà il titolo alla raccolta altri due romanzi; Behemoth e Goliath.
Per il momento accontentatevi della recensione al primo volume, le altre seguiranno appena possibile.
Diciamo allora che il libro di Westerfeld è divertente e decisamente godibile. Si tratta di un juvenile, particolare da non trascurare, come testimoniato dalle numerose e pregevoli illustrazioni di Keith Thompson e dal fatto che i due protagonisti – il principe Aleksander d’Asburgo e Deryn Sharp dell’aviazione di sua maestà Britannica – sono due adolescenti di 15-16 anni. Le illustrazioni, tra l’altro, giustificano il peso non indifferente del volume, pubblicato su una carta adatta alla stampa di immagini.
L’avventura dei due giovani, ambientata in un Europa «alternativa» di inizio XX secolo, li obbliga a misurarsi con un gravoso compito da adulti e viene condotta separatamente fino a metà circa della vicenda, fino a quando i due non si troveranno loro malgrado uniti nel difendere la pace in un Europa divisa tra potenze Darwiniste e Cigolanti. Domanda: che cosa significano questi due neologismi? La prima – darwinista – rappresenta una forma di sviluppo economico basata sull’ingegneria genetica che permette di creare una raffinata tecnologia su basi biologiche, come è il caso di Gran Bretagna e Francia. «Cigolanti», viceversa, sono tutte le tecnologie metallurgico-meccaniche, sulle quali si basa la tecnologia di Germania e Austria-Ungheria. Questo spiega, tra l’altro, il curioso incontro di Alek e Deryn, il primo alla guida del suo «camminatore» sospinto da motori Daimler e armato di un pezzo da 37 mm e la seconda imbarcata sul dirigibile-balena Leviathan. Alek inseguito dai malefici tedeschi – il ruolo del villain è ovviamente appannaggio del Kaiser Guglielmo – e Deryn nei panni di un ufficiale apprendista maschio, dal momento che le donne non possono aspirare a un posto in marina. Il secondo volume, Behemoth, è ambientato nell’Impero Ottomano, dove potrò verificare lo sviluppo della situazione, storica e personale, di Alek e Deryn, oltre che quella di Nora Barlow, protagonista della trilogia, bioingegnere e nipote di Charles Darwin. Un buon compito, tutto sommato.
Scott Westerfeld, Leviathan, la Trilogia: Leviathan, Behemoth, Goliath
Einaudi Stile Libero Extra, 2012, pp. 1064, € 28,00, ill. Keith Thompson, trad. Tiziana Lo Porto
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