Uno strano silenzio di Paul Davies dev’essere il decimo libro o già di lì di Davies che ospito nella mia biblioteca. Davies è un fisico e un divulgatore molto noto e che dirige la divisione del SETI «incaricata di gestire un eventuale primo contatto con gli alieni».
La domanda fondamentale del libro è «c’è qualcuno là fuori?», la stessa domanda che è alla base della nascita del progetto SETI. Dal 1960 il «Search for Extraterrestrial Intelligence» scandaglia lo spazio sperando di intercettare una comunicazione aliena, anche se finora – a parte due o tre falsi allarmi – non ha intercettato proprio nulla.
«Ohibò, forse che là fuori non c’è nessuno?», viene spontaneo chiedersi. Ma secondo l’ottimo Davies è probabile ci stiamo facendo la domanda sbagliata nel momento sbagliato e utilizzando gli strumenti di intercettazione sbagliati. Per suffragare le sue ipotesi Davies prende in esame temi come la nascita a l’affermazione della vita sulla Terra, i suoi ritmi e i suoi momenti di stasi, le possibili forme di vita «esotiche» presenti sul nostro pianeta, la struttura e la composizione verosimile dei pianeti extrasolari finora noti, recupera e presenta la famosa formula di Drake che, come spiega Davies, «serve a quantificare la nostra ignoranza», prende in esame il fattore tempo, esamina le possibile vite postbiologiche (qualcuno ha visto Terminator?), la possibile esistenza di sonde aliene nel nostro sistema solare e le metodiche stesse della ricerca. Il risultato di questa lunghissima e affascinante cavalcata è che: 1) è troppo presto per tirare le conclusioni, 2) si tratta anche di cominciare a riflettere su come modificare il nostro approccio.
Un buon libro, in sostanza, perfettamente adatto persino per un laureato – putacaso – in storia della letteratura antica e, perché no? – anche a uno scrittore di sf che si chiede se i suoi universi mentali possono verosimilmente essere popolati o meno di numerose razze aliene. Alcune frasi del libro si pronunciano contro un «eccesso di vita», una galassia degna de La Tuta Spaziale di Robert Heinlein:
È chiaro che la galassia non pullula di attività aliene. […] Nessun segno di comunicazione interstellari. Non c’è nessuna traccia di una civiltà tecnologica, la fuori. Nessuna.
Possibile, probabilmente quasi certo. Niente UFO, in definitiva. Ma i tempi di una civiltà sono ciò che sono e tirare le somme è comunque pericoloso. Se poi dovesse emergere con ragionevole sicurezza – e credo che se ne possa parlare tra un secolo o giù di lì – che in questo momento non esistono civiltà tecnologiche con le quali entrare in contatto, questo non credo potrebbe o dovrebbe fermare la nostra esplorazione dello spazio. Se non altro perché il Sole, come ormai sappiamo, non è eterno…
Paul Davies, Uno strano silenzio
Codice 2012, pp. 238, € 19,00, trad. E. Filoramo
idem e-book, € 9,99
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