Diego Marani
L’interprete
(Bompiani)
Suggestivo e ambizioso, ma anche macchinoso, dispersivo e farraginoso. L’ultimo romanzo di Diego Marani,l’interprete è una battuta di arresto rispetto alle sue due opere precedenti, Nuova grammatica finlandese e L’ultimo dei Vostiachi.
Animato da uno spunto narrativo di grande suggestione – la ricerca della lingua «prima», ovvero della forma di comunicazione più antica dalla quale tutte le lingue sono nate – il romanzo di Marani salpa dal porto sicuro del racconto di stile gotico:
Questa è la storia della mia distruzione. Di come un uomo, uno soltanto, mi abbia strappato ai miei affetti, alla mia professione, alla mia vita e portato alla rovina […]
per avventurarsi nel thriller di ambientazione internazionale, con qualche momento felice ma anche diverse inutili digressioni, personaggi appena abbozzati, interventi miracolosi e uno scioglimento che non riesce a riannodare e a dare un disegno definitivo ai troppi fili sparsi nella trama.
Il tema della Lingua Prima finisce così per essere uno dei tanti spunti non conclusi di un romanzo in definitiva deludente. Per chi, come il sottoscritto, ha apprezzato l’ispirazione e i temi dei romanzi precedenti di Marani non resta che attendere un’ulteriore prova, magari meno ambiziosa ma solida e sorprendente.
Una versione più ampia di questa recensione apparirà nel numero 31 di LN-LibriNuovi in uscita a settembre 2004.