Di George Saunders la quarta di copertina dice solo che ha pubblicato con Einaudi nel 2001 Pastoralia e un racconto nella raccolta di minimum fax Burned Ghildren of America dello stesso anno, che è amatissimo da Thomas Pynchon e fa parte della generazione di Dave Eggers ecc. Si parva licet, posso aggiungere che è amatissimo anche da me. Tra gli scrittori statunitensi contemporanei che ho letto forse solo David Sedaris, pur diversissimo, è riuscito a procurarmi altrettanto divertimento stralunato e non gratuito, anzi, sempre legato a un’idea di umanità piena di desideri, bisogni, disgrazie in cui riconoscersi è facile. Questa raccolta di sette racconti si distingue per l’ambientazione in contesti deliranti, che sono poi semplicemente la proiezione alle estreme conseguenze delle follie dei nostri tempi. Nel Parco a Tema Terra della Guerra Civile, l’addetto alla Valutazione di Verosimiglianza, persona volonterosa costretta dal bisogno a svolgere un lavoro ingrato come tutti gli altri protagonisti, si barcamena tra capi spietati, gang giovanili, fantasmi polemici, rivendicazioni sindacali e un vigilante paranoico killer di ragazzini. Jeffrey, l’obeso e tenero impiegato di un’impresa per lo smaltimento dei procioni, vessato dai colleghi e dal perfido Amministratore Delegato, si illude per un attimo che un riscatto sia possibile, per poi incappare in un destino tanto obbrobrioso che solo Dio lo potrebbe aiutare. Nel museo che spazia dal Castello Fatato di Ileana nei Secoli dei Secoli ai Bebè sotto Spirito, la novantaduenne Mary cerca la vendetta contro i sadici capi sabotando la Mucca Trasparente, ma non riesce neppure a mettere fine alla sua vita disastrosa suicidandosi. Bengodi, l’ultimo, più corposo e trascinante racconto, inizia nella Terra della Generosità, mondo parallelo a metà tra il lager e il parco dei divertimenti, e si dipana poi nella picaresca avventura on the road di Cole, trentunenne vergine alla ricerca della sorella perduta, in un futuro apocalittico in cui la popolazione degli Stati Uniti è divisa tra Normali e Difettosi, gente di seconda scelta che in certi stati può essere venduta come schiava, e sa offrire una speranza di riscatto che somiglia stranamente a un lieto fine. I protagonisti sono tutti sfigati che cercano di sfangarsela in un mondo insensato, senza mai perdere la loro capacità di partecipazione e umana pietà. Infatti una delle componenti più originali di questi racconti è la vena patetica che si intreccia all’assurdo. Si può ridere anche essendo infelici, e senza farsi beffe dell’infelicità altrui.
Il piacere più intenso, per me, proviene dalla scrittura precisa, veloce, oggettiva, intrisa di formule burocratiche, vacui gerghi e personalissimi tic linguistici, che trasformano la follia e la tragedia in comicità assurda. Saunders sa veramente colpire al cuore ogni insensatezza dell’oggi ingrandendola e rendendola ovvia, normale. Efficacissima e spiritosa la traduzione (ma il «coltello di burro» usato dal liceale per minacciare il gestore del Grande Magazzino e rubare una manciata di caramelle, non sarà un «coltello da burro», cioè smussato in punta e senza filo?).
George Saunders, Il declino delle guerre civili americane
Einaudi Stile Libero 2005, ed. or. 1996, pp. 171, € 9,50, trad. Cristina Mennella
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