Q di Luther Blissett (pseudonimo di quattro autori divenuti in seguito famosi con il nome collettivo di Wu Ming [lett. cin. “nessuno”] ), editore Einaudi, è una rara avis, ossia un romanzo di tema politico in tempi di postminimalismo, tanto post-minimale da essere praticamente irrilevante.
Q possiede un vero intreccio, alcuni misteriosi risvolti e un villain contorto e odioso, si muove nell’arco di un mezzo secolo fondamentale nella storia europea – la prima metà del 1500 – affrontando temi come la natura della fede, il ruolo degli intellettuali in rapporto al potere, la funzione della stampa e l’importanza del libro nella formazione di un ceto intellettuale libero, il peso del potere economico e finanziario sulla realtà politica, lo scopo del controllo sociale e ideologico, il conflitto tra libertà e organizzazione nel corso di eventi rivoluzionari.
E tutto ciò inseguendo due personaggi: il capitano Gert dal Pozzo, ex-studente di teologia e seguace di Thomas Müntzer, che dopo il massacro di Frankenhauser si è fatto rivoluzionario di professione, e Q, enigmatica figura di agente segreto dell’Inquisizione, provocatore ed infiltrato al soldo del Cardinale Carafa.
Il libro è vivace, molto movimentato, l’ambiente e la cultura del XVI secolo sono attentamente ricostruiti e gli autori non hanno perduto nessuna occasione per evocare, disegnando il loro ‘500, i nostri tempi. E questa è, da sempre, una funzione di un buon romanzo storico.
Fa sorridere l’evidente parentela del capitano Gert dal Pozzo con tanti altri onesti perdenti della storia del romanzo, non necessariamente storico, primo tra tutti il Marlowe di Raymond Chandler.
Anche se non mancano alcuni piccoli peccati nello stile, insistentemente costruito – nei passaggi d’azione – con frasi spezzate e pedanti rimandi a capo, nell’insieme Q è una buon esempio di romanzo storico moderno, accortamente arricchito con qualche rudezza iperrealistica e utilmente innestato con elementi tratti dalla spy-story.
Memorabile, in ogni caso, per due felici intuizioni narrative. La prima è il continuo cambio di scala tra la percezione della realtà, fortemente ideologica ma locale ed esclusivamente politico-religiosa (e quindi “ingenua”) del rivoluzionario Gert, e il mondo conosciuto da Q, basato su equilibri di forze del tutto al di fuori da qualunque controllo sociale.La seconda è costituita dalle descrizioni, nella prima parte del libro, dei momenti concitati e gloriosi della ribellione contadina. Scritte con partecipazione e un’evidente carica di pena, riescono a ben rappresentare i conflitti, le asprezze, la necessità e insieme il timore della violenza che gli eventi impongono. Altrettanta pena lasciano nel lettore, soprattutto se risvegliano il ricordo delle tante inutili e inefficaci parole spese sulla “giusta” violenza rivoluzionaria in tempi molto più recenti.
Luther Blissett, Q
Einaudi SuperET, 2014, pp. 696, € 14,00
idem Einadi Stile Libero Big, 2010, € 18,00
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