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    Gli eletti di Dio

    • di Obelix
    • Luglio 12, 2014 a 5:59 pm

    gli-eletti-di-dio_615

    Secondo G.K. Chesterton «è una nazione con l’animo di una chiesa», per il Prof. Martin Marty di Chicago è «un impero evangelico». Non si possono capire gli Stati Uniti se non si conosce la storia di coloro che li hanno fondati con la Bibbia in una mano e il fucile nell’altra: i puritani. Invisi alla chiesa protestante anglicana (intesa dai re inglesi come strumento di controllo delle masse), i puritani cominciarono a migrare nel Nuovo Mondo a partire dalla prima metà del Seicento in nome della libertà di coscienza. Come novelli Mosè, essi videro nell’America una terra vergine in cui fondare la nuova Gerusalemme, in cui riportare la fede cristiana all’originale purezza, lontano dai miasmi corruttori della vecchia Europa papista o cesaropapista. Anche nel Nuovo Mondo ben presto si crearono divisioni tra i coloni e si intrapresero persecuzioni contro i dissidenti. Ma la vastità del continente da poco scoperto consentiva ai portatori di nuove correnti religiose di creare nuove comunità, evitando di generare le tensioni presenti nel Vecchio Mondo. Così le impiccagioni di Salem appaiono ben poca cosa a fronte dei roghi che incendiarono mezza Europa per estinguere le eresie. Animati dalla solida convinzione di essere gli eletti di Dio, uomini e donne tagliarono i ponti con i paesi d’origine e si impegnarono a piegare la natura e i popoli indigeni alla propria volontà, sicuri che l’affermazione economica e sociale nelle nuove terre fosse la migliore prova della benevolenza divina. Con il tempo gli aspetti fondamentalisti del puritanesimo americano si sono attenuati, consentendo lo sviluppo della democrazia. Eppure la convinzione di essere una «comunità di santi» chiamati a redimere il resto del mondo rimase, e improntò i futuri comportamenti del popolo USA, a partire dalla guerra d’indipendenza passando per la guerra civile fino ai conflitti del XX secolo e alla guerra in Iraq. Nese, giornalista del Corriere della Sera, racconta in modo chiaro e piacevole la storia di questi indomiti protestanti che posero le basi della potenza economica americana, dal viaggio del Mayflower alle soglie della guerra di indipendenza, fornendo in parallelo una lucida sintesi dei rapporti conflittuali con la madrepatria britannica. Nese riesce a districarsi agevolmente tra le miriadi di nuovi movimenti puritani nati nell’arco del primo secolo di colonizzazione, dai presbiteriani ai congregazionisti, dai battisti ai quaccheri. Un non piccolo difetto del libro è l’assenza di un indice analitico, indispensabile per successive consultazioni dopo una prima lettura d’insieme. Sarebbe stato inoltre utile mostrare qualche cartina geografica concernente i primi insediamenti dei coloni puritani e i loro flussi migratori, nonché qualche ritratto d’epoca dei principali personaggi menzionati.

    american army
    Pur con queste pecche, il libro rimane un testo indispensabile per capire come mai «nella terra del più fanatico progresso scientifico, il 55 per cento della popolazione non crede nell’evoluzionismo. Un terzo, stando a un sondaggio Gallup, crede che la Bibbia sia verità scientifica». Leggendo il libro ho capito come un mediocre personaggio come Bush, sbandierando la sua fede di «cristiano rinato», abbia potuto convincere la maggioranza degli statunitensi a votarlo presidente e seguirlo in imprese disastrose come la guerra in Iraq.

    La religiosità invade gli Stati Uniti partendo dalla Casa Bianca […] Rientra nella sfera spirituale anche la devozione con cui gli americani hanno resi sacri i loro simboli. La Costituzione è come le tavole di Mosè, i padri fondatori che l’hanno scritta sono venerati, la bandiera è adorata, l’inno va ascoltato con la mano sul cuore. Quanto al profano dollaro, è santificato dalla fiducia del portatore in Dio, «In God we trust». È tale l’orgoglio di sentirsi il popolo eletto che la stessa America è assurta a religione. E’ diventata un’idea, una fede che accomuna miracolosamente popoli venuti da ogni parte del mondo.

    Questo afflato religioso che ha reso, nel bene e nel male, grande l’America le consentirà di vincere la sfida politica del fondamentalismo islamico e la sfida economica di Cina e India? Sarà interessante scoprirlo, soprattutto per capire il destino di un’Europa che continua a stare a guardare.

    .
    Marco Nese, Gli eletti di Dio
    Editori Riuniti 2006, pp. 413, € 18,00

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