Karl Taro Greenfeld
Deviazioni standard. Su e giù per la Nuova Asia
(Instar Libri)
Karl Taro Greenfeld
Deviazioni standard
– su e giù per la Nuova Asia
Instar Libri
Nell’ultimo ventennio del secolo appena trascorso l’Estremo Oriente – Cina, Giappone e i paese del Sud-Est Asiatico – ha attraversato una fase di sviluppo economico tumultuoso e disordinato. Una fase, come sappiamo, ben lontana dall’essersi chiusa, nonostante il lungo periodo di stagnazione dell’economia nipponica seguito allo scoppio della bolla speculativa degli anni ’80 (cfr. K.T. Greenfeld, Baburu) e l’esplodere delle speculazioni finanziarie nell’area indonesiana e malese.
Taro Greenfeld, sanguemisto nippo-americano ha vissuto da testimone diretto questa lunga fase di una delle aree più vivaci e contradditorie del mondo moderno. Questo Deviazioni Standard, che fa seguito al citato Baburu (interamente centrato sul Giappone), è il racconto – disordinato, personale, anfetaminico – di dieci anni trascorsi a sopravvivere sui fondi spese di magazine americani, scrivendo e raccontando un universo in ebollizione. Taro Greenfeld è l’esatto contrario di un cronista sereno, obiettivo e distaccato. Nella sua storia personale – raccontata senza pudori né riserve – c’è una tossicodipendenza giunta a uno stadio estremo, il contatto abituale con una prostituzione disperata, insieme rapace e indifesa, l’ansia disordinata di un’esistenza tesa a cogliere «l’occasione» che gli permetterà di vivere senza impegni e senza fatica, con la libertà regalata da una ricchezza in apparenza perennemente a portata di mano.
Non c’è molto di edificante né di coraggioso nelle storie narrate da Greenfeld. Sono storie di confusa ingordigia, di abusi di droga e sesso, di affannata rincorsa al divertimento. Un racconto che non si discosta probabilmente da quello di qualche altro milione di individui che
nell’accellerazione dello sviluppo capitalistico di quelle aree erano convinti di trovare la loro via al successo.
Un Estremo Oriente percorso (infestato?) di occidentali – americani, australiani, tedeschi, inglesi – che consumano il loro tempo tra Kuala Lumpur, Djakarta, Tôkyô e Katmandu, vestiti di Prada, Versace e Armani. Popolato di broker vertiginosamente sulla cresta dell’onda che moltiplicano e bruciano miliardi di dollari in poche ore, di Gennadj della nuova mafia russa alla conquista della prostituzione thai a Bangkok, di Yakuza che importano californiane dalle tette siliconate per i sararimen giapponesi bruciati dall’esplosione della bolla e di cinesi perseguitati e uccisi in seguito alla caduta di Suharto in Indonesia. Un mondo feroce quasi in modo infantile, unicamente devoto al comandamento di arricchire presto, senza alcuno scrupolo e senza guardare in faccia nessuno.
Un libro a tratti ripetitivo, confuso o volutamente sgradevole ma essenziale per dare un’occhiata dietro le quinte della globalizzazione e del boom giunto a esaurimento con la svolta del nuovo millennio e al quale l’11 settembre ha dato il definitivo colpo di grazia.