Fantascienza giapponese. Che cosa fa venire in mente? Immani disastri, innanzitutto, procurati dal mostro di turno. Primo tra tutti l’immortale (e simpaticissimo) Godzilla di Inoshiro Honda, recentemente rivalutato – sia il mostro sia il regista – nell’ambito del recupero del trash come forma essenziale di immaginario di fine Novecento. E poi i robot giganti, da Goldrake ad Atlas Ufo Robot alla serie di Neon Genesis Evangelion, a suo tempo programmata in Italia da MTV.
La fantascienza giapponese si presenta come cinema, fumetti e cartoon per adolescenti e preadolescenti, più o meno direttamente legati a una florida produzione di videogiochi. È pur vero che all’interno di questo filone si collocano anche capolavori del fumetto come Akira ma per il lettore occidentale non vi è nulla, in apparenza, che meriti attenzione e interesse.
Nell’attuale mercato librario giapponese la produzione legata alla fantascienza occupa una fetta considerevole del mercato[…] e non di rado anche autori non propriamente «di genere» come Murakami Haruki e Kôbô Abe si cimentano in opere che fanno propri stilemi e tematiche della fantascienza. Eppure questo vasto e prolifico mercato è pressoché ignorato […] [tra i motivi] l’obiettiva difficoltà di accedere ai testi originali, le cui traduzioni sono rarissime [e] il fatto che la produzione di fantascienza giapponese del dopoguerra è realmente sterminata.
Così Lorenzo Cappellini in un suo breve saggio: Le origini della fantascienza giapponese, un saggio storico-critico, apparso su Urania 1382, del febbraio 2000.
Dalla sua nascita – che data al penultimo decennio del XIX secolo – la fantascienza giapponese ha sviluppato con una certa evidenza due diversi approcci al reale. Da un lato una fantascienza dalla forte impronta tecnologico-avveniristica dall’altra una fantascienza caratterizzata da una spiccata valenza umana e politica. A costituire un substrato comune a queste due anime il legame con la letteratura tradizionale fantastica.
I racconti riuniti in questo La leggenda della nave di carta, a cura di Carlo Pagetti e Ilaria M. Orsini, Fanucci «Solaria Immaginario», appartengono interamente a questo secondo «filone» della fantascienza giapponese. Come scrive Ilaria M. Orsini nella prefazione:
emergono dalle pagine dell’antologia uno spazio e una cultura sorprendenti, lontani dagli stereotipi più diffusi […]. Il racconto fantascientifico giapponese si occupa, in realtà, di altri temi, esplora territori diversi, restituisce suggestioni più profonde.
Racconti posti al crocevia tra fantascienza, fantastico e assurdo, in diverse occasioni chiaramente nati da uno spunto sociale e politico.
A formare la base dell’immaginario fantascientifico nipponico del dopoguerra vi è il bombardamento atomico di Hiroshima e Nagasaki, un evento che riassume e trasforma in atto compiuto i peggiori incubi della narrativa di anticipazione. Non pare quindi strano che l’antologia si apra con il racconto di alcuni hibakusha, i sopravvissuti di Hiroshima, tratto da Children of Hiroshima, una raccolta di testimonianze di bambini e adolescenti raccolte nel 1950 da Arata Osada.
Kôbô Abe è l’autore del primo dei sedici racconti: Il diluvio, un testo breve comicamente surreale. Ne La scatola di cartone Ryo Hanmura immagina che le scatole di cartone siano creature senzienti. Loro realizzazione e sommo desiderio quello di essere riempite, riempite e ancora riempite, almeno fino a quando non verranno gettate via. Un racconto aggraziato e divertente per descrivere con garbata precisione la condizione femminile. Dello stesso autore anche il racconto successivo, Tansu, spassoso apologo sulla fine dell’universo patriarcale.
Di natura beffardamente metaforica anche i due racconti di Shiniche Hoshi, Bokko Chan e Eeehiiii, laggiù!, il primo la storia di un automa femminile non abbastanza perfezionato, il secondo la descrizione di un sistema apparentemente geniale per risolvere il problema della crescente quantità di immondizia prodotta dalla civiltà umana.
Brevissimo e struggente La strada verso il mare di Takashi Ishikawa, racconto dell’impossibile ritorno dell’umanità alla Terra. La bocca selvaggia di Sakyo Komatsu è uno spassoso racconto nero dove l’autocannibalismo giunge quasi, ma solo quasi, alla perfezione, mentre Fate la vostra scelta, dello stesso autore è una tragicomica riflessione sul potere delle profezie autoavverantesi.
Davvero notevole il racconto di Yasutaka Tsutsui, Donna in piedi, anche in questo caso costruito a partire da un assurdo che si rivela angosciosamente possibile. Notevole anche per lo spessore politico esaltato dalla scelta di partire da semplici momenti di vita quotidiana. La leggenda della nave di carta, di Tetsu Yano, racconto lungo che dà il titolo all’antologia, è forse il più vicino alla letteratura tradizionale giapponese. La storia di Osen, l’idiota del villaggio, bella e sempre disponibile, pronta a incontrarsi con tutti gli uomini e che nasconde il proprio dolore di naufraga senza speranza, è molto più che un banale riferimento alla sorte femminile.
Ancora da segnalare i racconti scritti dalle tre autrici: Shono Yoriko, Sei Takekawa e Mariko Ohara. Il primo, Complesso in curvatura temporale, è un racconto affannato e ossessivo, in tutto simile a un sogno tormentoso destinato a ripetersi. Notte senza luna è il semplice racconto di una fantasia orripilante comune a molti, nata dalla fobia per gli insetti. Molto meno ovvia la chiusa del breve testo, tutta al femminile. Ragazza, infine, ambientato in una metropoli futura di chiara derivazione cinematografica, è un racconto interamente giocato sul tema dell’identità sessuale, particolarmente efficace nel descrivere le emozioni contorte e spezzate del/della protagonista, semi-ermafrodita per necessità di scena.
Da segnalare che, come apertamente dichiarato nella presentazione del volume, la traduzione non viene dai testi originali giapponesi ma dalla loro versione in inglese tratta dall’ampia antologia The Best Japanese Science Fiction Stories (1989, USA – curatori Martin Greenberg e John L. Apostolou). Ovvio che nel corso della doppia traduzione si sia perso qualcosa dell’originalità e nella freschezza degli autori nipponici. Non resta, per chi ama gli autori di fantascienza e di fantastico giapponesi, che ripiegare sulle diverse edizioni di ALIA ancora disponibili…
A cura di Carlo Pagetti e Ilaria M.Orsini, La leggenda della nave di carta. Racconti di fantascienza giapponese, Fanucci, Solaria Immaginario 2002, pp. 248, € 12,90, trad. Ilaria M.Orsini
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