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    Golem · In primo piano

    Altruisti? Sì, ma solo per interesse

    • di Silvia Treves
    • Giugno 16, 2013 a 6:39 pm

    Rousseau 15Gli umani sono «buoni di natura», nascono disponibili alla collaborazione e alla solidarietà e poi vengono corrotti dalle circostanze sociali – come riteneva Rousseau – o sono creature egoiste che la società deve tenere a freno con regole e divieti, come invece pensava Hobbes? Dopo anni di autodenigrazione, ora numerosi psicologi evoluzionisti – come Michael Tomasello, autore di Altruisti nati, e la sua equipe – propendono per la posizione di Rousseau. Le loro convinzioni poggiano su numerosi studi sperimentali e sull’osservazione del comportamento di bimbi di poco più di un anno e di giovanissimi scimpanzé.
    Secondo Tomasello & C la nostra specie possiede una naturale tendenza all’altruismo e alla collaborazione che spiegherebbe le due maggiori peculiarità umane: l’evoluzione culturale cumulativa (cioè l’introduzione continua di miglioramenti) e la creazione, da parte di ogni tipo di società e civiltà umana, di istituzioni sociali. Letto in questa chiave, l’altruismo non è una virtù ma una tendenza motivata da «un nucleo di interesse personale». In conclusione, noi umani siamo disponibili ad aiutarci e a collaborare perché ci conviene.
    Dagli studi dell’autore, risulta che, già a diciotto mesi – molto prima che i genitori comincino a insegnare loro le regole della buona educazione – i bambini aiutano spontaneamente gli adulti in difficoltà (aprono loro una porta, raccolgono oggetti caduti…). I piccoli umani, inoltre, a partire da un anno, riescono a elaborare fini comuni con il compagno di gioco e sono interessati ai giochi sociali, rinunciando anche a eventuali ricompense pur di poter continuare a giocare. Al contrario, gli scimpanzé collaborano solo per fini concreti. Tomasello ne conclude che la disponibilità umana all’aiuto sia un’inclinazione innata, non imposta dai genitori o dalla cultura.
    Crescendo, i bambini diventano cooperatori più selettivi: verso i tre anni sono più disponibili verso bimbi che siano già stati gentili con loro. Alla medesima età scoprono le norme sociali valide nel gruppo di appartenenza, si rendono conto di essere soggetti al giudizio degli altri membri del gruppo e si servono delle norme sociali come standard di riferimento. Così nasce il sé pubblico e le norme vengono interiorizzate a tal punto che i membri del gruppo che le adotta provano vergogna e senso di colpa se trasgrediscono.
    altruistiMa i bambini dove prendono questo senso del «noi che lo facciamo così»? Tomasello ritiene che i bambini sviluppino molto precocemente una «intenzionalità cooperativa» comune, ovvero la consapevolezza condivisa di agire insieme per raggiungere un obiettivo comune, sia esso il gioco, la caccia o la raccolta di frutti e bacche; i bambini possiedono fin da piccolissimi una sorta di razionalità sociale, la capacità di ritenere se stessi un individuo fra tanti altri simili a loro. Nelle attività collaborative condivise questo« sé» quasi anonimo diviene «noi». L’intenzionalità cooperativa è, secondo l’autore, una peculiarità unicamente umana, probabilmente evoluta molto presto dalla nostra specie, che potrebbe essere la base delle società umane. Al contrario, le società di primati non umani in genere funzionano su base genitoriale e nepotistica e in parte sulla dominanza; perfino i nostri cugini più vicini – scimpanzé e bonobo – sono disposti a collaborare solo in casi particolari nei quali il vantaggio immediato sia molto evidente e non sia necessario competere per il cibo.
    Per convincerci che l’intenzionalità cooperativa è unicamente umana, l’autore cita la sclera dei nostri occhi: mentre tutte le oltre duecento specie di primati attuali hanno occhi scuri e sclera appena visibile, noi umani abbiamo una sclera tre volte più grande, una caratteristica che ci consente di seguire facilmente la direzione dello sguardo di un consimile. Uno scimpanzé segue lo sguardo di una persona grazie al movimento del suo capo, anche se la persona osservata tiene gli occhi chiusi, un bambino, invece, ne segue gli occhi anche se il soggetto non muove il capo.
    È convinzione di Tomasello che, in un certo momento della loro storia evolutiva, gli umani siano diventati collaboratori quasi coatti, mentre gli altri primati no. Questa possibilità potrebbe essere in relazione da una parte con l’alto grado di cure parentali condivise dai genitori umani (noi collaboriamo quasi alla pari all’allevamento della prole mentre fra le altre grandi scimmie è la femmina a prendersene cura quasi da sola) e dall’altra con la tendenza umana alle relazioni monogame e stabili.

    dubbi altruisti
    Ma nel nostro passato, oltre a un progressivo cambiamento dei comportamenti individuali e a un sempre maggiore coinvolgimento emotivo, devono essere avvenuti anche mutamenti a livello di gruppo, come l’adozione di norme e istituzioni concordate e accettate da tutti. Un lungo passo evolutivo che decine e decine di migliaia di anni dopo porterà a scenari per noi consueti:

     

    – Pierino, in autobus cedi il posto agli anziani e alle donne incinte o con bimbi piccoli! (norma adottata).
    – Sì, mamma, so che bisogna fare così (norma accettata).
    Pierino, seduto in autobus, vede salire un anziano/a e:
    a) si alza (rispetto della norma sociale);
    b) non si alza ma si sente in colpa (norma interiorizzata anche se non praticata);
    se b): di solito i vicini guardano Pierino malissimo e uno di loro intima: «alzati, giovanotto!». Per tutta risposta Pierino si accomoda meglio sul sedile e comincia a fischiettare.

    Dunque un semplice Pierino può inficiare la tesi di Tomasello?! Calma… forse Pierino è un neoadolescente in fase trasgressiva: Pierino non dice ma asserisce, non spiega ma proclama, non si mette nei panni altrui, è troppo occupato a imparare come indossare i propri. Insomma, Pierino non ci pensa due volte (anzi, nemmeno una) prima di fare lo scemotto. Oppure… forse Pierino sta naufragando negli occhioni belli della compagna di scuola che non se lo fila neanche un po’ e del nuovo passeggero non si è neppure accorto. Oppure… forse l’aspirante al posto di Pierino l’ha subito guardato in modo inquisitorio e Pierino si è detto: «col cavolo che ti lascio il posto». L’intervento del vicino zelante è stato peggio che inutile: ora Pierino non si alzerà a meno di non venire malmenato da qualcuno della stazza di Mike Tyson.
    Sì, ma l’altruismo coatto? Suvvia, il comportamento di attuale di Pierino dimostra soltanto che dai nostri esordi in savana ai trasporti pubblici abbiamo fatto un sacco di strada: Pierino è un primate culturale (anche se a volte non sembra). La sua evoluzione passa ormai per altre vie ed è molto più veloce; la prossima volta che lo incontrerete sul bus, forse Pierino si alzerà con un balzo per offrire il posto a un’arzilla novantenne. O a voi quaranta/cinquantenni ben portanti. Nel caso, non adontatevi, i neofiti dell’evoluzione culturale sono sempre un troppo zelanti…
    scimpatiaSecondo Tomasello, comunque, il comportamento cooperativo umano potrebbe essersi evoluto in gruppi di cacciatori-raccoglitori e in situazioni in cui indicare chiaramente un obiettivo comune aumentava le probabilità individuali di raggiungerlo. La via della collaborazione obbligatoria portò poi alle regole sociali e al loro rafforzamento, al comportamento altruistico umano e al linguaggio, quindi alla cultura. L’empatia sarebbe così diventata una risposta quasi automatica, sulla quale noi umani abbiamo un controllo limitato; gli individui «immuni» o indifferenti alla situazione emotiva di un loro simile di solito sono soggetti disturbati come gli psicopatici.
    Una conclusione simile è stata raggiunta indipendentemente dall’antropologo Hillard S. Kaplan che, partendo dal dato che i sapiens moderni abbiano vissuto per la maggior parte della loro esistenza di specie come cacciatori-raccoglitori, ha studiato i comportamenti di gruppi di cacciatori-raccoglitori attuali. Sopravvivere contando sulle risorse procurate cacciando e raccogliendo richiede, dice Kaplan, una forte collaborazione fra i sessi (i maschi cacciatori sono in grado di procurare non più del 68% delle calorie necessarie all’alimentazione del gruppo) e fra le generazioni (per un lungo periodo della loro vita i giovani consumano più di quanto producano); primati meno cooperativi di noi non avrebbero potuto sopravvivere in simili condizioni.
    Anche il primatologo Frans de Waal ha raggiunto conclusioni simili e le illustra in un libro pubblicato recentemente: The Age of Empathy. De Waal ha condotto in passato studi sull’aggressività umana ed è convinto che sia spesso sopravvalutata come motivazione del nostro comportamento passato.
    cop altruistiL’ultima parte di Altruisti nati raccoglie i contributi di alcuni studiosi di competenze affini; tra loro segnalo:
    Carol S. Dweck, psicologa, che sottolinea l’importanza dell’apprendimento fin dai primissimi giorni di vita; gli umani sono predisposti alla cooperazione, dice Dweck, ma la propensione è modulata dall’esperienza; i bambini allevati da adulti presenti e accudenti sono certi di ricevere aiuto dai loro simili e, probabilmente, più disponibili a cooperare tra loro.
    Elizabeth S. Spelke, psicologa, che apprezza il lavoro di Tomasello, ne mette in discussione le conclusioni proponendo un’ipotesi alternativa (o quantomeno complementare); tra linguaggio e sviluppo sociale della nostra specie, dice Spelke, esistono due possibili relazioni: «linguaggio come prodotto di interazioni sociali esclusivamente umane [ipotesi di Tomasello] e linguaggio come origine di tali interazioni».

    Al di là delle conclusioni possibili, il testo di Tomasello è molto stimolante e offre, con un linguaggio semplice ma preciso e moltissimi esempi e contributi di altri studiosi, il quadro di una disciplina (o meglio un crocevia di discipline), quella che studia l’evoluzione dei nostri comportamenti (quel «qualcosa» che ci rende umani), ben viva e ricca di promesse e sviluppi futuri.

    Ulteriori informazioni in http://www.nytimes.com/2009/12/01/science/01human.html

    I libri

    – Tomasello Michael, Altruisti nati. Perché cooperiamo fin da piccoli – pp. 143 – Bollati Boinghieri 2010 – € 15,00 (trad. D. Restani)

    – de Waal Frans, La scimmia che siamo. Il passato e il futuro della natura umana – pp. 364 –Garzanti 2006 – € 22.50 (trad. F. Conte)

    – de Waal Frans, Naturalmente buoni. Il bene e il male nell’uomo e in altri animali – pp. 347 – Garzanti 2001 – € 13.00 (trad. T. Montixi Comoglio)

    – de Waal Frans, Primati e filosofi. Come evolve la moralità – pp. 240 – Garzanti 2008 – € 13.50 (trad. F. Conte)

    – Dweck Carol, Teorie del sé. Intelligenza, motivazione, personalità e sviluppo – pp. 264 – Erickson 2000 – € 18,50 (trad. C.Canuti)

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