Ballard ha sempre dimostrato una passione (fortunatamente) insana per le enclave, gli ambienti chiusi e selezionati, le isole di benessere dei nuovi ricchi e dell’alta borghesia produttiva. Basti pensare a libri come Un gioco da bambini o Cocaine nights per constatare che questa degli universi separati è una costante – quasi una fissazione – nell’opera più recente dell’autore inglese.
In Super-Cannes il protagonista, convalescente da un incidente di volo, segue la moglie pediatra a Eden-Olympia, villaggio residenziale e parco tecnologico di ricerca di diverse multinazionali europee. Jane, moglie del pilota infortunato, è stata chiamata in tutta fretta a prendere il posto, nell’avanzatissimo centro medico di Eden-Olympia, del precedente professionista, suicidatosi dopo aver compiuto una strage.
La sequenza degli eventi è stata assolutamente lineare: un bel giorno David Greenwood, stimato pediatria nonché benefattore e filantropo, ha preso un fucile di grosso calibro e ha cominciato a girare per gli uffici di Eden-Olympia accoppando senza seguire alcun criterio apparente quanti gli capitavano a tiro. Inseguito dalla sicurezza si è infine recluso in un garage con alcuni ostaggi che ha ucciso prima di suicidarsi. Una bruttissima storia che rischia di ledere gravemente allo sviluppo di Eden-Olympia e che ha quindi avuto un risalto limitato nelle pagine dei quotidiani, mentre l’inchiesta è stata frettolosamente terminata dopo indagini sommarie.
Paul, il pilota, si trova in una strana situazione. Convalescente e privo di un’attività precisa finisce quasi fatalmente per appassionarsi alla strana fine di David Greenwood e inizia a compiere qualche indagine personale che lo porterà ben presto a una serie di scoperte che proiettano il romanzo molto oltre la dimensione del semplice giallo d’autore.
Dal momento che Super-Cannes ha una sua rigorosa struttura narrativa, penso sia bene rispettarla e quindi mi asterrò dal continuare il racconto. Voglio comunque sottolineare alcuni aspetti dell’ispirazione ballardiana che, in questo romanzo, emergono con ancora maggiore chiarezza.
Eden-Olympia è un luogo nel quale l’attività lavorativa è condotta oltre ogni limite ragionevole. Il management come il funzionariato della comunità hanno abolito ogni distinzione tra tempo libero e attività produttiva. Sospinti dall’ambizione, assorbiti dalla proprie ricerche, dirigenti, professionisti e ricercatori non abbandonano mai Eden-Olympia, non hanno in pratica alcun contatto con il mondo che li circonda e non frequentano le cittadine della zona, alle prese con i consueti problemi nati dall’immigrazione, dal sovraffollamento, dalla piccola criminalità.
L’élite di Eden-Olympia sembra accontentarsi, per rilassarsi, di pratiche sessuali poco convenzionali, comunque rigorosamente limitate al week-end. L’aggressività latente nella comunità, tuttavia, non sembra placata da un ricorso al sesso come narcotico o dall’uso costante di euforizzanti. Ha bisogno di giochi più eccitanti, di ulteriori stimoli.
Le prostitute di origine slava o africana o i gruppi di immigrati sono eccellenti bersagli per sfogare qualche eccesso di stress, per rasserenare animi tesi fino allo spasimo. La legge che governa il resto del mondo non si applica a Eden-Olympia e ai suoi abitanti. Le loro attività sono troppo preziose, il profitto che sono in grado di produrre costituisce un efficace salvacondotto, una franchigia definitiva che li pone al di sopra del resto della società. Accompagnando le ricerche di Paul siamo testimoni dell’affermazione di un nuovo feudalesimo segreto, assistiamo alla nascita di una società futura basata su un darwinismo sociale che non necessita nemmeno più di un’ideologia liberista costruita ad hoc. Le leggi del profitto sono le uniche a determinare l’esistenza di vittime e carnefici e il libro oltrepassa di gran lunga la misura abituale della metafora per rappresentare in termini schematici e rigorosi il puro reale. Naturalmente, e Ballard ce ne dà un eccellente esempio, bisogna sapere da che parte guardare e, una volta visto, sforzarsi di non chiudere gli occhi. D’altro canto Ballard rispetta rigorosamente il patto con il lettore di genere, grazie a un ritmo attentamente calibrato e a uno stile sobrio senza essere sciatto. Un libro che merita leggere per sapere come stanno le cose e che, suppongo, non lascerà dietro di sé anime pacificate e sonni beati.
J.G. Ballard, Super-Cannes
Feltrinelli, Universale Economica 2002
pp. 372, € 9,00, trad. Monica Pareschi
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