Italo Moscati
Gioco perverso
Lindau
€ 21,00
Osvaldo Valenti e Luisa Ferida, una «coppia diabolica» resa famosa dalla vulgata post-resistenziale per la sua frequentazione di Villa Triste (nomen omen) a Milano, dove la famigerata banda Koch torturava gli antifascisti: per questa colpa i due furono fucilati su un marciapiede di Milano al termine della guerra. Grazie al bel libro di Italo Moscati, sceneggiatore e regista oltre che scrittore, questi personaggi escono da una sorta di leyenda negra per riacquistare una dimensione più umana. Bisogna ammettere che i due avevano molte caratteristiche che ne facevano un ottimo spunto per una storia perversa. Famosi attori di Cinecittà, del calibro di Gino Cervi, Clara Calamai, Doris Duranti, Amedeo Nazzari (quest’ultimo, ne La cena delle beffe, si rivolge proprio a Valenti con la famosa frase «Giannettaccio, preparati la bara»), ricchi e invidiati, cocainomani persi, Valenti e Ferida, anziché nascondersi o fuggire, dopo l’8 settembre del 1943 diventarono icone del cinema della Repubblica di Salò. Un cinema che ebbe breve vita, schiacciato tra i drammatici sviluppi della guerra e le spoliazioni operate dai tedeschi anche sulle attrezzature cinematografiche. Nel frattempo Valenti subì il fascino della mitologia della X MAS del principe Borghese: nei panni di tenente di quella che amava rappresentarsi come una sorta di compagnia di ventura svincolata sia da Mussolini sia da Hitler, Valenti probabilmente credette di poter continuare a interpretare nella vita vera ciò che fino a quel momento aveva recitato sul palcoscenico, e la Ferida, innamorata cotta di lui, si adeguò seguendolo fino all’epilogo. La frequentazione di Villa Triste fu un episodio casuale, e dall’analisi di Moscati non emergono prove di una partecipazione della coppia alle torture. Ma quella stessa visibilità che li aveva resi famosi presso il pubblico dei cinematografi ne determinò la condanna a morte in contumacia da parte dei partigiani, condanna che fu eseguita, non senza qualche esitazione, da membri della Divisione Pasubio all’indomani del 25 aprile. Una fine sicuramente sproporzionata al ruolo marginale giocato da Valenti e Ferida. Paradossalmente, solo Koch pagò per i delitti di Villa Triste, mentre tutti gli altri veri torturatori della sua banda se la sfangarono grazie all’amnistia Togliatti. Uno dei tanti paradossi generati da quei due anni terribili e confusi di guerra civile, in cui assai di rado il castigo risultò commisurato al delitto. Avvalendosi di un ricco corredo di testimonianze, anche raccolte personalmente, Moscati traccia una doppia biografia che è anche uno sguardo sul mondo artefatto della Cinecittà dei «telefoni bianchi» e sul caos delle coscienze generato in quel mondo dalla caduta di Mussolini, che l’aveva fortemente promosso come strumento politico di propaganda del regime. Testo scorrevole, pare la sceneggiatura di un film, ma è molto meglio di un film.