Aimée Bender
Creature ostinate
Minimum fax
€ 12,50
trad. di M. Testa
Amaro. Tendente all’amarissimo. Con una sfumatura di piccante. Il problema è che tutto sembra maledettamente normale, e un dibattito sulla normalità porterebbe via due o tre capitoli, tanto per tenersi sul sintetico. Quindi diamo per scontato che tutti sappiamo cosa è normale e cosa non lo è, e andiamo avanti.
Anche una disamina sul surreale starebbe bene come inizio di questa lettura controvoglia. Il surreale è al di sopra della realtà, oppure è oltre la realtà? Insomma una coppia con la testa a forma di zucca è al di sopra della realtà oppure è oltre la realtà?
Perché questi sono i personaggi di questi racconti, gente che ha la testa a forma di zucca e i loro figli a volte nemmeno quello. Io credo che tutto sia normale quando la lettura non ti provoca, neppure per un attimo, un soprassalto del tipo: ma cosa sta dicendo?
E questo, in questo senso, è un libro normale. Normale con la sua copertina in cui c’è un uomo in gabbia, non nel senso carcerario del termine, ma nel senso ornitologico.
Disturba un po’ devo dire, ma un filo sotto la superficie. Poi apri e leggi. E quando leggi ti incanti. Perché i personaggi volano alto, perché le storie scartano con originalità, perché ti prendono per mano e in punta di piedi ti fanno volare alto.
Bisogna anche dire che è uno di quei casi in cui va un plauso alla traduttrice, Martina Testa, visto che la forza di certe espressioni, di alcuni inseguimenti verbali, di alcune sintesi linguistiche, immagino non siano state facili da trasportare dall’inglese all’italiano.
La tentazione di raccontare la storia dei manghi o delle patate è forte ma sarebbe come bruciare un giallo chiamando per nome e cognome l’assassino. Quindi magari un’idea potrebbe essere questa: leggete questo libro perché è sottile e compatto, potete tenerlo nella tasca del cappotto mentre andate al lavoro e rubacchiarne una storiella (sono brevi, alcune poche pagine) fra due fermate d’autobus o di metropolitana. Certo, c’è chi si sposta in auto, e per un semaforo rosso non ci sono storie abbastanza brevi, ma forse potrebbe esserci una pausa pranzo, e Creature ostinate vi porta fuori da una squallida mensa aziendale come un palloncino pieno di elio. Alla fine non sono sicura che non sentirete in bocca un fastidioso rigurgito di acidità di vita, ma non più di una lettura di quotidiano, almeno con questi racconti si può far finta che sia solo narrativa.