Cormac McCarthy
Non è un paese per vecchi
Einaudi
€ 17,00
trad. M. Testa
Dopo sette anni da Città della pianura che chiudeva la trilogia della frontiera, McCarthy ritorna in Texas. E’ il 1980. La quarta di copertina parla di Texas dei nostri giorni: evidentemente 25 anni sono una briciola di tempo per i redattori Einaudi, che forse ragioneranno su ere geologiche.
Llewelyn Moss, un reduce del Vietnam, mentre si aggira per il deserto nei pressi del Rio Grande (un inizio che richiama alla mente Edward Abbey), si imbatte nella scena di un delitto o meglio di una strage, una serie di fuoristrada sventrati da raffiche di mitra, uomini morti, una partita di droga e una valigia con oltre 2 milioni di dollari. Lo sceriffo Bell e Anton Chigurh, uno spietato assassino che identifica in sé il male assoluto, sono gli altri due protagonisti del romanzo.
Il titolo cita il verso iniziale di una famosa poesia di Yeats e riassume l’impossibilità di riconoscersi in questo mondo da parte dello sceriffo Bell, reduce da un’altra guerra, quella dello sbarco in Normandia e della battaglia delle Ardenne.
Bell è la voce narrante nei capitoli che fanno da intermezzo all’azione del romanzo. Da una parte i ricordi e la desolazione di fronte alle vittime di un assassino senza coscienza, dall’altra una prosa asciutta, ma anche grandiosa nella sua forza e nello stile delle descrizioni e dei dialoghi. Le prime sono costruite con un’accuratezza estrema: scene dove ogni parola ha un peso preciso e non può essere spostata, posata sul piatto di una bilancia che non concede approssimazioni; i dialoghi, invece, possiedono un ritmo cinematografico e non sorprende che i fratelli Coen abbiano già acquistato i diritti per portare sullo schermo questo romanzo.
McCarthy usa le forme del noir per costruire una storia aspra dove le riflessioni morali sulla vita e la morte si uniscono in un quadro perfetto.