LN | librinuovi.net

    Quello che vale la pena leggere. E qualcosa che no.

    • Home
    • In primo piano
    • Articoli
      • Recensioni
      • Interviste
      • Speciali
        • Retrofuturo
        • Alia Evo 5.0
    • Archivio
    • Chi siamo
    • LN Bookstore
    • Home
    • In primo piano
    • Articoli
      • Recensioni
      • Interviste
      • Speciali
        • Retrofuturo
        • Alia Evo 5.0
    • Archivio
    • Chi siamo
    • LN Bookstore

    2

    TerraNova

    Fantastico «nascosto» e Voltapunk

    • di Franco Pezzini
    • Marzo 7, 2012 a 11:09 am


    Non è un paese per fantastici? – 2

    di Franco Pezzini
    In un recente, bel pezzo su questa rivista (I fantasmi di Capuana e i viaggi nel tempo di Salgari: un secolo di fantastico italiano), Massimo Citi affronta l’ipotesi di «un fantastico italiano rachitico e povero di elementi originali», accostando criticamente a due interessanti antologie di autori tra Otto e Novecento la produzione odierna. L’analisi è incalzante, e il panorama sulle cause di un minore sviluppo del fantastico in Italia rispetto ad altri paesi è largamente condivisibile – anche se, come ammette lo stesso Citi, si tratta solo d’un avvio di analisi. È un dato che verso il fantastico – inteso nell’accezione più ampia – sussista una lunga storia nostrana di riserve culturali e confusi sospetti, che solo oggi inizia a conoscere ripensamenti con l’accesso di taluni temi ad attenzioni persino accademiche (anche se di un certo clima mi sembra rivelativo l’episodio del sottoscritto, chiamato a parlare del mito del vampiro in una scuola media, ma poi bloccato dalla preside per possibili timori dei genitori su appartenenze oscuredel relatore). Ed è comunque vero che, se ogni paese ha una propria specificità, la storia italiana ha portato a privilegiare altri tipi di narrazione.

    Resta però il fatto che in Italia c’è stato e c’è molto più fantastico «di spessore» di quanto normalmente si pensi. A partire dall’Ottocento: quando pure la mancanza fino all’Unità di un mercato editoriale comune, le censure e soprattutto l’analfabetismo pesante (a differenza di quanto accadeva in altre nazioni, dove per esempio fascicoletti popolari come i penny dreadfulammannivano le delizie del nero alle classi popolari) hanno gravato sulla possibilità stessa di concepire una letteratura fantastica come in Gran Bretagna e Francia.

    Anzitutto di narrazioni fantastichein Italia ce n’erano moltissime, ma condotte in altra forma o con altri linguaggi. Penso ai racconti popolari tanto diffusi in forma orale, e che grazie all’estrema varietà delle culture della Penisola (ben più diversificate di quanto accadesse in altre nazioni di più antica unità) costituivano un insieme di strabordante ricchezza – emergendo anche in opere scritte erudite, e da un certo punto in avanti trovando accoglienza in specifiche raccolte. Il bisogno di fantastico vi trovava abbondantissima soddisfazione, e tali racconti approdavano anche al patrimonio di famiglie culturalmente forti, magari attraverso il medium di tate popolari. Penso poi a tutto il fantastico che faceva capolino nella cosiddetta letteratura devota: il theatrumdi alcune strutture narrative (basti citare le tentazioni di sant’Antonio, l’horror/pulp della danza omicida di Salomè, o certi martirologi in salsa Saw) ha costituito per secoli un’espressione di proto-horror a tutti gli effetti, con riproposte d’alto livello nelle arti figurative e produzione (diremmo) di generea livello narrativo. E penso ancora al vastissimo orizzonte mitologico che trovava ricaduta in letteratura: non siamo abituati a considerarlo «fantastico», ma il raccordo è forte – basti rammentare il legame che in altri paesi meno immersi in tale eredità classica, come gli USA, si svilupperà tra le fantasie simboliste fitte di diavolesse, semidei, mostri ed eroi nerboruti e il fantasyalla Weird Tales(il dato è evidente per esempio nell’ideale filiazione tematica tra Ambrose Bierce, George Sterling e Clark Ashton Smith).

     


    Se poi consideriamo la potenza visionaria di quegli uomini di scienza che dall’Italia recheranno ispirazione alle fantasie di Mary Shelley (Giovanni Aldini, coi suoi esperimenti basilari per comprendere le origini del Frankenstein), Hoffmann (lo Spalanzani de L’uomo della sabbia richiama fantasticamente il quasi omonimo scienziato), Dumas (ne Les mille et un fantômes si rievoca fantasticamente la scuola di Volta e Galvani) e una pletora d’altri, possiamo certo rammaricarci della scarsa ricaduta narrativa di tali spunti in Italia – attraverso la Scapigliatura, per esempio, o qualcuno degli autori fanta/scientifici citati da Citi. Ma teniamo presente che tale fantasticomemore d’Illuminismo (come è del resto il primo gotico razionalista) e insieme romanticamente faustiano anima la passione degli scienziati per tutto l’Ottocento e arriverà a irrorare idealmente la mitologia del Ballo Excelsior, coi suoi eroi di scienza e tecnica imparentati a positivisti dell’occulto come Van Helsing nel combattere le tenebre– insomma, cogliere tale aspetto nelle memorie scientifiche d’epoca (si pensi solo all’indagine di Lombroso sull’osteria infestata di via Bava a Torino) permette di avvicinare un filone anche letterario di straordinaria ricchezza. Se comunque per la Gran Bretagna è l’epoca vittoriana quella su cui sviluppare più agevolmente il futuro del passato, come ci insegna l’amico studioso di steampunkDavide Mana, per l’Italia proporrei senz’altro il precedente snodo tra due secoli: e la suggestione potrebbe trovar nome Voltapunk, conciliando idealmente la memoria del grande studioso di Como con quella del mostro Olta o Volta (1), forse lupesco ma equivoco come le tarasqueprotostoriche del Midi francese, sconfitto dal lucumone etrusco Porsenna grazie all’elettricità dei fulmini. Con un pensiero a Peter Kolosimo, che suggerirà per primo la curiosa assonanza in quell’Italia degli anni Sessanta alla ricerca di un proprio Mattino dei maghi tra boom e conflitti sociali; e magari allo sceneggiato Ritratto di donna velata, che un decennio più tardi (1975), sull’onda di un revival occulto di ampiezza internazionale, mostrerà agli italiani il Museo etrusco Guarnacci di Volterra – con parecchie presunte immagini del mostro V/Olta – nell’ambito di una favola ben riuscita di brividi e spettri. Dove quasi simbolicamente, a fianco dell’ex-Renzo Tramaglino dei Promessi spositelevisivi, Nino Castelnuovo, si afferma una ben diversa Lucia Mondella, quella Daria Nicolodi consacrata proprio in quel periodo da Dario Argento ai fasti di Profondo rosso.

    Certo, il fantastico moderno che arriva dall’Inghilterra gotica (e a Villa Diodati trova la sua epifania) è laico, e in Italia si svilupperà tardi: sotto re scomunicati che si sussurra favoriscano massoneria e esoterismi in funzione anticlericale, e in una realtà postunitaria che può smettere di preoccuparsi del Grande Tema di liberazione nazionale, aprendo le porte della cultura ai fantasmi tra tavolini sobbalzanti e misurazioni lombrosiane. Ma il peso del fantastico letterario nelle riviste ottocentesche è decisamente maggiore di quanto oggi si ami ricordare: e penso ai magnifici studi di Fabrizio Foni, che ha incalzato questo materiale «nascosto», oggi dimenticato ma importante nel panorama tra i due secoli. Un panorama che non conosceva sviluppi solo nella Scapigliatura (rinvio per esempio alla bella raccolta Racconti scapigliati a cura di Roberto Carnero, BUR Rizzoli, Milano 2011) ma in un più vasto pelago di autori di varia notorietà: se su un tema in fondo «straniero» come quello del vampiro sono germinate le interessanti prove repertoriate dal bravo Antonio Daniele in Vampiriana. Novelle italiane di Vampiri, Keres Edizioni, Mercogliano 2011) molto di più è stato scritto su fantasmi, possessioni, presenze arcane varie – ora in polemica con il credo ufficiale degli italiani, ora innervandosi in opere insospettabili.

    Fin qui il riferimento alla forma-racconto: ma anche il romanzo italiano flirtava col fantastico. Se Malombrapuò essere letto perfettamente come un gotico/horror, già il romanzo storico coi suoi orrori e truculenze, angosce e misteri era molto più vicino a Madame Radcliffe di quanto si sia disposti ad ammettere. Il traditore, figura topica del romanzo storico, ha tratti affini ai vari Montoni & Schedoni del gotico, e per più versi persino vampirici; e gli sfrucugliamenti criminosi di monache & tonache – che fluiranno in Italia fino al primo Novecento anticlericale – sono comprensibili proprio a partire da quelli del gotico.

    E Manzoni? Certo, il «non so qual guazzabuglio di streghe e spettri»: peccato che proprio lui abbia minuziosamente commissionato all’artista Gonin le illustrazioni per i Promessi sposi, e che ne emerga, come dimostra Renato Giovannoli nello splendido saggio Il vampiro innominato (Medusa, Milano 2008) un vero e proprio romanzo gotico parallelo al testo, con demoni e gatti mammoni a gogò. Del resto, se la versione precedente Fermo e Lucia era assai più truce di quella poi consacrata alla notorietà, il plot manzoniano era così adatto al gotico che il britannico Gilbert ne trarrà una riscrittura-parodia, The Last Lords of Gardonal, compiutamente vampiresca (c’è anche l’Innominato, per l’occasione riciclato in astrologo). Il fantastico, il misterioso, l’orrido sono insomma molto più presenti sulla scena ottocentesca – magari in minore evidenza, oppure in chiave ironico-filosofica (come nel caso leopardiano delle mummie canterine di Ruysch) – di quanto oggi possiamo avvertire. E leggere la storia del Risorgimento in riferimento all’esoterismo che interessava Garibaldi e Mazzini, ma più in generale l’Ottocento borghese un po’ in tutta Europa, ci offre la misura di questa vocazione discreta ma insinuante, pervasiva e sottile al fantastico. Che peraltro dalla narrativa investe la stessa poesia – e sarebbe anzi interessante antologizzare da quest’ottica, necessariamente a volo d’uccello, la produzione lirica nostrana dell’Ottocento.


    Da un lato insomma la sensibilità postmoderna ci rende attenti al fatto che il linguaggio fantastico, per i suoi continui interscambi tra forme espressive, può rendere difficile isolare l’esperienza strettamente letterariada tutto ciò che già nell’Ottocento vi si innerva; ma dall’altro e per gli stessi motivi pare problematico delimitare con troppa nettezza la «buona» letteratura fantastica. Il caso non italiano del Varney, diluviale romanzo britannico a fascicoli settimanali che ha diviso il fronte dei critici odierni per il suo combinato di ingenuità e rozzezze, certo, ma anche di freschezza popolare nella gestione spudorata e brillante d’uno straordinario affresco corale, non può che spingere a una certa cautela. Alcuni dei racconti di Vampiriana, per esempio, appartengono indubbiamente a una letteratura «minore», eppure sono dotati di un fascino peculiare, un retrogusto recettivo dei sapori di un’epoca tra tentazioni coloniali e fascino dell’esotico, polemiche ideologiche, timori ossessivi su una sanità mentale sempre a rischio… Per la complessità delle valutazioni sulla materia rinvierei anzi al lungo dialogo sviluppato sul sito Letteratitudinea partire dallo spunto vampiresco, e dilagato a investire l’intero panorama dell’horror e in generale il fantastico: non certamente di breve lettura, ma costituisce una vera miniera di spunti e può aiutare a reimpostare la questione da cui questo discorso parte. Per domandarci cioè non tanto se la (buona) letteratura nostrana sia davvero povera di fantastico, ma quale ampio spettro di declinazioni conosca il fantastico (più un modo di vedere, rammentiamo, che un contenuto) in una determinata epoca, e con quali significati.


    E l’oggi? Anche qui, mi pare che la tesi su un panorama povero si possa discutere vivacemente – specie in riferimento a certi filoni del fantastico. Valerio Evangelisti, con le originalissime saghe di Eymerich e dello stregone pistolero Pantera, non rappresenta soltanto un caso di successo commerciale a livello nazionale o un brillante esempio di Made in Italy per le sue proposte in altre lingue: la molteplicità di registri che si compenetrano nelle sue storie – dai sottotesti politici a quelli onirici-visionari (con scorci di incredibile potenza: angeli, giganti, strani feti, creature mostruose e indecifrabili…), dalla paradossale dialettica tra interpretazioni ed eventi (le prime possono essere diverse e «funzionare» egualmente, oppure chiedono la pragmatica adesione temporanea a un’altra logica) al tema ricorrente delle conseguenze impreviste del nostro agire sul futuro – rende impossibile prescinderne in un discorso sul senso dell’italiano per il fantastico. Per il campo dell’horror, poi, il contributo di Danilo Arona è fondamentale: il suo approccio tra documentario e fiction, i suoi spettri incerti tra frantumi d’identità, virus informatici e leggende metropolitane, le saghe di Bassavilla e di Montebuio/Malapunta mostrano un’originalità che verrà compresa anche meglio in futuro. Necessario è poi citare le opere fantastiche di Gianfranco Manfredi: sia le prime e leggendarie (Magia rossa, lo spiazzante e meno noto Cromantica, la grande raccolta Ultimi vampiri recentemente arricchita per Gargoyle), sia le nuove – e penso in particolare al romanzo filosofico di vampiri/senza vampiri Ho freddo, e al più scatenato seguito Tecniche di resurrezione, che esplorano proprio il legame tra scienze e fantastico in età napoleonica. Un panorama anche solo a volo d’uccello non può omettere poi i romanzi di Alessandro Defilippi, coi loro brividi tra psiche e metafisica, ma anche le coniugazioni del fantastico col romanzo storico «puro» (Danubio rosso) e con un linguaggio molto più quotidiano (Manca sempre una piccola cosa); gli abissi di Gianfranco Nerozzi, con la terribile saga di Genia che possiamo augurarci trovi nuovi capitoli; le fantasie occulte di Francesco Dimitri, specie il delizioso La ragazza dei miei sognie Pan; la magnifica trilogia vampiresca di Claudio Vergnani, che restituisce ai non-morti una dimensione sanamente sordida dopo le carinerie di Twilight; il fantasy nero di Lara Manni con la grande trilogia visionaria di Esbat, tra sincretismo e manga, di cui è appena uscito il volume conclusivo (Tanit, Fazi 2012); le incredibili opere di Lorenza Ghinelli che, tra genere e mainstream, testimonia quanta ricchezza possa giungere dalle nuove generazioni di scrittori… e ho citato solo qualche nome più virato sul nero, senza intendere far torto agli altri. No, pur senza malriposti orgogli nazionalisti non credo affatto si possa parlare di povertà del fantastico italiano in quanto tale – e del resto la tesi pessimista di Citi è messa in crisi dalla stessa straordinaria eleganza della raccolta In controtempo a sua firma.

    Certo sotto l’ombrello del fantastico (in senso ampio) stanno cose diverse, Harry Potter e Twilightcompresi; e per contro alcuni filoni – come la fantascienza – sono in Italia oggettivamente meno frequentati. Ma in un paese dove stravendono i testi di comici televisivi e opere ben più fondamentali muffiscono sugli scaffali di librerie sempre più disertate occorre leggere il rapporto col libro in ottica più ampia – incrisinon è insomma il fantastico in quanto tale ma un più vasto modello di cultura. Anche se proprio il fantastico, linguaggio della crisi – nel senso di riuscire a esplorarne endoscopicamente i viluppi, dentro e fuori di noi, grazie all’arma della provocazione-laboratorio – resta uno degli strumenti importanti di cui possiamo valerci per affrontare questarealtà.

    Vedrei piuttosto un altro fronte critico, non so quanto esclusivo della situazione italiana ma certo qui ben radicato. Ed è quello che noi che di tali temi ci occupiamo diventiamo «i vecchi amici del fantastico», con ciò che di senescente, ripetitivo e onanistico ristagni implicito nel concetto. Nel mondo italiano del fantastico, della sua presentazione e del suo studio, si respira a volte un’aria un po’ asfittica, tra piccoli feudi editoriali o mediatici, derive ideologiche quantomeno equivoche (penso per esempio alle travisanti lottizzazioni evoliane di Lovecraft e Tolkien, non solo storicamente insostenibili ma usate come collante per visioni francamente nefaste della realtà), approcci vecchi. Studiare il genere senza esplorare i suoi interscambi col mainstreame più in generale con l’intero panorama culturale di un certo momento storico rischia di confinare anche un sano fandom (termine in sé da considerarsi positivo) in un ghetto. Isolare alcuni temi da filoni più ampi e dalle loro espressioni (in apparenza) non fantastiche costringe a riproporre stancamente sempre le stesse notizie. Parlare di mostri senza considerare quanta teratologia sottotesto possa emergere da opere in apparenza insospettabili significa perdere moltissimo su simboli e miti d’epoca – quelli, per inciso, che impattano come arieti sulle nostre categorie condivise, a rammentare quanto il fantastico non sia linguaggio di fuga o alienazione demiurgica ma d’immersione nella realtà. Studiosi di teratologia sociale come Fabio Giovannini – coi suoi straordinari saggi, cito solo il recentissimo Musi gialli. Cinesi, giapponesi, coreani, vietnamiti e cambogiani: i nuovi mostri del nostro immaginario, Nuovi Equilibri 2011  – dovrebbero trovare cattedre all’università, e comunque essere letti nelle scuole superiori. Oggi poi che il web ci mette a disposizione testi in lingua originale spesso dimenticati ma in passato notissimi, ci è aperta la possibilità di rivedere radicalmente l’approccio, di scoprire fonti impensate a opere che credevamo totalmente sviscerate, di azzardare connessioni che studi futuri potranno o meno confermare. Ciò che non impatta solo sul mondo degli studiosi ma interpella un livello più generale di quella condivisione del fantastico salutarmente nota, a ben vedere, a ogni giorno della nostra vita.

    (1) … Ulthe, «nella variante Ultha, latinamente Olta, era attribuito da un’antica tradizione etrusca, riferita da Plinio’ (erudito latino a capo della flotta di Miseno sotto i Flavii), ‘al mostro che minacciava Volsinii, dopo averne devastato i campi, al tempo di Porsenna: questi avrebbe salvato la città con un fulmine da lui evocato.
     

    Condividi!

    • Facebook
    • LinkedIn
    • Tumblr
    • Pinterest
    • Stampa

    Correlati

    Tag: Non è un paese per fantastici?Scrittori italianiRecensioniSpeciali

      Potresti trovare interessante anche...

    • Il problema dei tre corpi di Liu Cixin Febbraio 24, 2018
    • L’America perduta di Octavia Butler Novembre 5, 2013
    • La zona del disastro di James Ballard Ottobre 6, 2021
    • Cristalli sognanti Dicembre 9, 2013
    • Articolo precedente La rabbia dei nuovi indiani
    • Articolo successivo Storia inconsueta di un figlio del suo tempo
    • Facebook

    • In primo piano

      • L’Era degli scarti di Marco Armiero02/08/2023
      • Torino Nouvelle Vague di Franco Ricciardiello01/12/2023
      • Un Drago per Ted Sturgeon12/07/2022
      • Silenziosa sfiorisce la pelle di Tlotlo Tsamaase09/18/2022
      • Specchi neri di Arno Schmidt05/11/2022
      • Le tre stigmate di Palmer Eldritch di P.K.Dick03/02/2022
      • Immaginari alterati di Aa.Vv.01/21/2022
      • Noi di Evgenij Zamjàtin10/17/2021
      • La distopia secondo Stanisław Lem: Ritorno dall’universo.10/08/2021
      • La città condannata di Arkadij e Boris Strugackij08/01/2021
    • Ultimi articoli

      • La pista di ghiaccio di Roberto Bolaño
      • L’Era degli scarti di Marco Armiero
      • Un giorno come un altro di Shirley Jackson
      • Una seconda natura di Michael Pollan
      • Epepe di Ferenc Karinthy
      • Torino Nouvelle Vague di Franco Ricciardiello
      • Il villaggio dei dannati di John Wyhdham
      • Un Drago per Ted Sturgeon
      • Mostrology di Licia Troisi
      • La città dell’Orca di Sam Miller
      • I fratelli di Serapione (tomo 1) di E.T.A. Hoffmann
      • La cartolina di Anne Berest
      • SS-GB, I Nazisti occupano Londra di Len Deighton
      • Fanta-Scienza 2, a cura di Marco Passarello
      • The Revelation di Bentley Little
      • 1793 di Niklas Natt Och Dag
      • Silenziosa sfiorisce la pelle di Tlotlo Tsamaase
      • Imprevisti e altre catastrofi di Glauco Maria Cantarella
      • La chiocciola su pendio di Arkadij e Boris Strugackij
      • RELAZIONI Amanti, amici e famiglie del futuro a cura di Sheila Williams
    • Tag

      Antologia biografia biologia Cina cinema cyberpunk distopia donne evoluzione Fantascienza fantastico fantasy Fascismo giappone gotico horror Istantanea istantanee J.G.Ballard Mappe Napoli narrativa americana narrativa cinese narrativa fantastica Narrativa francese narrativa giapponese narrativa inglese narrativa italiana Narrativa russa narrativa statunitense narrativa tedesca Nazismo P.K. Dick Poliziesco recensione Recensioni Redazionale Seconda guerra mondiale Speciali steampunk Storia della scienza Storia naturale letteratura fantastica Thriller ucronia Vampiri
    • Archivio

    • I nostri redattori

      • Andrea D'Urso
      • Claudia Cautillo
      • Consolata Lanza
      • Davide Mana
      • Emilio Patavini
      • Enrico Barbero
      • Franco Pezzini
      • Giulio Maria Artusi
      • Gordiano Lupi
      • Massimo Citi
      • Massimo Soumaré
      • Melania Gatto
      • Morgana Citi
      • Nicola Parisi
      • Sara Passannanti
      • Silvia Treves
    • Leggere altrove

      • Carmilla
      • Corriere della Fantascienza
      • CS_libri Torino, il catalogo
      • Flanerì. Rivista di cultura e narrativa
      • L'Indice dei libri
      • LIberi di scrivere
      • Rivista fralerighe
      • Sagarana
    • Letture raccomandabili in scienza e letteratura

      • Crack, dis/connessioni letterarie Crack, dis/connessioni letterarie
      • La natura delle cose La natura delle cose
      • MUFANT – Museolab del Fantastico e della Fantascienza di Torino MUFANT – Museolab del Fantastico e della Fantascienza di Torino
    • Home
    • In primo piano
    • Articoli
      • Recensioni
      • Interviste
      • Speciali
        • Retrofuturo
        • Alia Evo 5.0
    • Archivio
    • Chi siamo
    • LN Bookstore

    © Copyright 2023 LN | librinuovi.net. Newsroom Theme by WPBandit.