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    Interzona

    Papi virtuali e apocalissi apocrife (II parte)

    • di Franco Pezzini
    • Agosto 18, 2012 a 2:11 pm


    di Franco Pezzini

    [Di qui alla I parte]

    [L’articolo che segue è apparso su LN 40/2006, e riporto in nota gli opportuni aggiornamenti. F.P.]

    Gli zelanti memorialisti di papi inesistenti –come Giovanni XX, in realtà assente per errore di numerazione, o il papa-refuso Dono II, dal «Dom(i)nus» del successivo –sarebbero probabilmente sorpresi dalla folla di tiare virtuali brulicanti in letteratura, e non solo in quella minore (si può anzi lanciare un appello alla stesura di tale meritevole repertorio). Se poi, come sembra, proprio il fascino di rituali antichi, non tutti pubblici e comprensibili, ha regalato la favola torbida e poetica della papessa Giovanna, l’evo delle leggende metropolitane non poteva che accogliere con entusiasmo misteri e vertigini imputati a un’istituzione complessa e longeva quanto la Chiesa cattolica: e un esempio di qualche interesse pare Il terzo segreto di Steve Berry (tit. orig. The Third Secret, 2005, trad. dall’inglese di Carla Gaiba, Nord, Milano 2005), vivace avvocato-scrittore americano. In tempi brevi, un suo nuovo romanzo è sbarcato in Italia a incrementare la messe templarista (L’ultima cospirazione, sempre Nord, 20061): ma è sul primo, piccolo successo dell’autore che val la pena soffermarsi, a prescindere dalla divertente fluidità dell’intreccio, dai personaggi convenientemente scontati (il monsignore innamorato, la seduttrice pentita, il papa buono e progressista e quello cattivo e reazionario, il sordido tirapiedi) e da una certa abilità artigiana nel confezionare prodotti di genere. E sono tre, come i segreti di Fatima su cui si intrattiene, le principali osservazioni che il romanzo suscita.

    A partire dalla più ovvia, il rilievo sulla fascinazione nutrita di diffidenza che la letteratura popolare (in specie) anglobritannica riserva alla Roma papale, al suo mondo sontuoso di cerimoniali e alle lotte vere o presunte nel chiuso dei sacri palazzi: se gli scritti di Dan Brown –la cui lode de Il terzo segretogarrisce in copertina –hanno raggiunto notorietà planetaria, si tratta solo della punta dell’iceberg di una produzione editoriale imponente, che coniuga ostilità vecchie e nuove e ricerca di esotismo arcaizzante in un frenetico scavo nei sotterranei (virtuali) del Vaticano. Laddove però la parte più nota di tale produzione ostenta caratteri arrabbiati e iconoclasti, il quadro generale è forse più complesso: e per esempio Berry sposa in modo disinvolto critica liberal, devozione «tradizionale» (almeno apparente) e frecciate ai corteggiatissimi «non allineati», ambigui quanto i reazionari antagonisti. È probabile che la fiammata del thriller criptoecclesiale sia destinata a calare in un volgere breve di anni (ma non a sparire, consolidandosi in un sottogenere del fantastico postmoderno)2, e suonano fin troppo ovvie le considerazioni sulle miserie delle singole prove e la spregiudicatezza di una moda editoriale. E d’altra parte può essere opportuno non liquidare troppo frettolosamente le ragioni di tale successo – che al di là degli aspetti censurabili e già ampiamente censurati, pare agglutinare in sprazzi caotici anche oneste inquietudini, nervi scoperti e deficit di comunicazione del rapporto tra società (credenti e non solo, cattolici e non solo) e istituzioni religiose in occidente.

    Se il primo profilo è dunque sociologico e generale, il secondo riguarda in termini più specifici lo sfondo storico del romanzo. Il misterodi Fatima – dove la definizione non guarda solo e tanto all’interpretazione cattolica, quanto all’importanza simbolica dell’episodio del 1917 per il più vasto immaginario occidentale – in effetti trascende il quadro di ogni altra manifestazione di sembiante sovrannaturale dell’età moderna. La vicenda delle apparizioni e del messaggio in tre parti che la Madonna avrebbe affidato a tre pastorelli ha interpellato i diversi linguaggi della devozione popolare e dell’alta teologia (si pensi all’interpretazione del cosiddetto «terzo segreto» presentata problematicamente ai giornalisti dall’allora prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, cardinale Ratzinger), e impattato sulla lettura della storia e dei rapporti tra Chiesa cattolica e superpotenze del Novecento, in primis l’Unione Sovietica – ma anche i linguaggi della fine della storia, in contingenze che parevano in qualche modo preannunciarla (i grandi conflitti combattuti e le crisi sfiorate, quella atomica in particolare). Un evento dunque di estremo interesse, cui si saldano in modo inestricabile attentati al papa e mene di intelligence, rivendicazioni di fondamentalisti islamici e fanatici del complottismo, aureolato da un alone enigmatico non dissolto dalla rivelazione ufficiale del terzo segreto, e che evoca la potenza di una grande storia corale – alla cui complessità il romanzo di Berry, col suo mazzetto di personaggi e le soluzioni narrative un po’ appiccicate, non riesce a rendere giustizia. Se poi un aspetto affascinante dell’evento Fatima – qualunque posizione si assuma sulle cause – è quello del rapporto tra accadimento spirituale/psichico e linguaggio di comunicazione del medesimo (con la trascrizione a distanza di molti anni dall’evento, e le vicende esistenziali e psicologiche della veggente sopravvissuta, l’ex-pastorella suor Lucia), la piattezza dei fatti narrati ne Il terzo segretofinisce col disperdere ciò che davvero avrebbe potuto aprire al romanzo latitudini ispirate– sia pure nei termini laici della letteratura fantastica.

    Malachia profeta

    E d’altra parte, come accennato, il tema scelto da Berry transita direttamente dalla contemplazione della storia a quella della sua conclusione. In effetti, la fascinazione criptoecclesiale appare spesso venata, nella letteratura popolare come nel cinema degli ultimi anni, di istanze apocalittiche, sia nel senso testuale di qualche rivelazione (magari connessa a «svolte dei tempi» con sincretismi new age) che in quello comune di catastrofe, più o meno legata alla crisi escatologica. In un’epoca assetata di fremiti fantastici, la parola sulla finein ambiguo equilibrio tra ufficialità e riserbo può mantenere una straordinaria potenza simbolica, come testimonia Schmiegl Maria Olaf nell’intenso, strabordante La profezia dell’ultimo papa(2001, tradotto per Fazi lo stesso anno e) riedito nell’aprile 2005 a ridosso del conclave: sul filo della sequenza visionaria del santo irlandese Malachia – coi motti degli uomini destinati al Soglio fino alla fine del mondo – vi si articola un’elegante, profonda e drammatica riflessione sul Tempo e il valore della profezia. Dove però Olaf guarda alla letteratura nobile (e a infinite epopee novecentesche su preti in crisi, non senza risvolti un po’ melodrammatici), Il terzo segretoresta appunto una prova di genere, con tutti i limiti del caso: e i richiami a Fatima e Malachia, l’attribuzione alla Vergine di un messaggio politicamente corretto e le paventate conseguenze della mancata accoglienza non riescono a valorizzare sul piano narrativo l’impatto simbolico-emotivo evocato dalla prospettiva escatologica.

    The Omen, 1976

    Indubbiamente l’inflazione mediatica del tema profetico-apocalittico sta recando una sorta di assuefazione banalizzante al richiamo del Novissimo. Se per l’immaginario cinematografico, ad esempio, l’epopea anticristica dell’ultimo The Omen (di John Moore, 2006) rappresenta solo lo scialbo remake di un originale ben più avvincente (di Richard Donner, 1976), annegato oltretutto tra una selva d’imitazioni, in letteratura il bravo Nerozzi ha dovuto ripensarne a fondo i parainfernalia in vista della saga di Geniaper Flaccovio – una delle creazioni più originali dell’horror italiano degli ultimi decenni. Ma anche sulla Parusia non si contano le divagazioni fantastiche in romanzi e su grande schermo: basti pensare alla Christ Clone Trilogydi James BeauSeigneur, 1988, raccolta sempre da Nord, 2005, nei due volumi A sua immaginee Alla destra del Padre, col ritorno di Gesù sulla Terra tramite clonazione da cellule prelevate sulla Sindone. La parola sulla finetende a perdere così il proprio peso simbolico nella stanchezza di un topos mercificato: e se certo il richiamo apocalittico ha in molti casi fucinato categorie minacciose e favorito posizioni equivoche, l’innocuità di simili anestesie verbali dovrebbe restare almeno oggetto di riflessione3.

    ___________________________

    1 In seguito di lui usciranno in Italia parecchi altri titoli, fino agli ultimi L’ombra del leone, RL Libri 2012, e Il tesoro dell’imperatore, TEA 2012.

    2 Come poi, si diceva, è appunto avvenuto.

    3 Per alcuni sviluppi più recenti del tema della parola sulla fine rimando alle riflessioni articolate qui  .

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