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    Interzona

    S. e J. Routh – Note di cucina di Leonardo da Vinci

    • di Silvia Treves
    • Agosto 27, 2005 a 6:19 pm

    Shelegh e Jonathan Routh
    Note di cucina di Leonardo da Vinci
    Voland
    € 12,00
    trad. V. Francese

    Siamo abituati a considerare Leonardo un personaggio eclettico e per molti versi un precursore, ma questo libro ce ne rivela tratti insospettabili e molto moderni. Oltre che pittore, letterato, scienziato e inventore, Leonardo fu per trent’anni Gran Maestro di feste a banchetti per Ludovico il Moro; fu insomma un organizzatore di eventi, professione che a torto crediamo squisitamente contemporanea. Le sue esperienze giovanili lo avevano preparato a dovere: il marito della madre – valente pasticciere – fu il suo mentore e tanto deliziose erano le sue produzioni che Leonardo fu il classico adolescente grasso. Per mantenersi agli studi dal Verrocchio, come molti ragazzi odierni, Leonardo la sera lavorava in birreria (data l’epoca, si trattava di un locanda) dove dette sfogo al suo interesse per un genere culinario che noi chiameremmo senz’altro nouvelle cuisine. Vista la reazione sfavorevole dei clienti del locale, Leonardo e un amico decisero di aprire una locanda in proprio: Le tre rane di Sandro e Leonardo (Sandro di cognome faceva Botticelli)…
    Questo e molto altro potrete scoprire nel libro dei Routh, traduzione e commento di un «Codex Romanoff» di incerta origine e provenienza che, tuttavia, potrebbe essere un autentico manoscritto leonardesco, dimenticato da chi ereditò e mise ordine fra i mille scritti del Maestro. Come altri suoi scritti, anche il Codex Romanoff potrebbe essere andato perso in qualche soffitta o malamente catalogato presso qualche biblioteca europea per poi comparire a distanza di secoli, in questo caso nella Russia degli zar.
    Qualunque sia la loro natura, queste note sono una lettura spassosissima, non priva di utili spunti di riflessione sulle abitudini dell’epoca. Alle ricette di pietanze pesantissime amate da Ludovico e che Leonardo definisce «quell’orrendo intruglio di carne e ossa» si alternano quelle dei «miei piatti semplici», che Leonardo avrebbe «preparato se il mio Sire Ludovico non li avesse rifiutati con tutta la loro delicatezza e purezza» e quelle di piatti insoliti come le «pastiglie di mucca», il ghiro farcito e la spalla di serpente. Ma il Codex Romanoff contiene anche precetti, testimonianze di abitudini di corte, rapidi ritratti di commensali di Ludovico, indicazioni di carattere dietetico e norme di galateo come l’elenco intitolato «comportamento sconveniente alla tavola del mio Signore» («nessun ospite dovrebbe pizzicare o leccare il vicino», «nessun ospite dovrebbe pulirsi l’armatura a tavola»…) o quello intitolato «come deve sedersi a tavolo un assassino». Tra una risata e l’altra scoprirete che Leonardo, oltre alle macchine da guerra inventò utili arnesi da cucina, il sandwich e i tovaglioli (prima era usanza asciugarsi le dita nella tovaglia, ma l’imperdonabile Sire Ludovico se le puliva sulla «gonna» dei vicini o nel pelo dei propri cani).

    La versione completa di questa recensione apparirà nel numero 36 di LN-LibriNuovi in uscita a dicembre 2005

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