Giulia Morello
Schiena contro schiena
Le Lettere
€ 10,00
DolceNera, nella prefazione, definisce scrittura fotografica quella di Giulia Morello, e direi che si può davvero ritenere una sintesi felice di un modus operandi che altrimenti richiederebbe pagine su pagine di commento. Quindi definito il come, vediamo di capire il cosa. Che cos’è e che cosa non è Schiena contro schiena.
Cominciamo dai non.
Non è un romanzo, come si intende di solito.
Non è un diario, come lo si fa di solito.
Non è un pamphlet, come pure potrebbe sembrare.
Non è un dialogo, ma forse tecnicamente si potrebbe definirlo un riuscito insieme di monologhi intrecciati, o meglio alternati, addirittura sostanzialmente sovrapposti, seppure formalmente susseguenti.
Lo so che sembro giocare con le parole, eppure non è così.
È lui che porta fuori rotta, il libro voglio dire, a cominciare dall’effetto lettura. Secondo me è un libro che puoi leggere in due modi: o te lo bevi in una lunga graffiante sorsata, e ti ritrovi con la gola scorticata come se ci fosse passata dentro della carta vetrata a grana grossa, oppure ne fai una lettura omeopatica, un sorso microscopico ogni tanto, molto diluito, praticamente annacquato, finché si gonfia, diventa enorme, una strada infinita senza orizzonte. Magari è solo un patetico e inutile tentativo di farlo durare di più o di non scorticarsi la gola. Se non lo massacri di sottolineature, se lo intervalli ad altre più lievi letture, se fai finta di non ascoltarlo, quando ti reclama, urlando, allora riesci ad optare per la lettura omeopatica. Questione di carattere, del resto.
Silvia e Lucia, Lucia e Silvia. E tutto un variopinto contorno, che però contorno resta. Più che due, a me sono sembrate una. Una e una delle sue tante possibilità di essere. Una e com’era a diciotto anni, oppure una e come potrebbe essere fra venti, oppure una e quello che la vita gli ha fatto; oddio, però mi ricordo che giulialuciasilvia dice: ho sempre chiamato destino i migliori pretesti per giustificare i miei errori.
Ti spiazza, e ti confonde, a volte, e ti ferisce, anche, giuliasilvialucia, poi, quando credi di averlo digerito, senti venire su un rigurgito che brucia nella gola graffiata, e più che le parole non sottolineate è un malessere che senti, di quelli che appartengono alla serie «che fanno bene quando fanno male».
Tutto qui, forse.