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    Magazzino

    Controcorrente di Joris Karl Huysmans

    • di Massimo Citi
    • Ottobre 12, 2018 a 8:08 pm

    Opera ambigua e cerebrale come poche altre, A Rebours – pubblicata per la prima volta nel 1884 – provocò feroci polemiche, sdegno, insulti all’indirizzo dell’autore, incomprensione, tuonare di tromboni di Accademie e Accademiucce varie, l’educato scetticismo di E. Zola e l’incondizionato amore di S. Mallarmé e di P. Valery.

    Se buona parte dello sdegno nacque per certi giudizi contenuti nel terzo capitolo, in merito ad alcuni autori latini classici – una vera chicca di cui si consiglia la lettura soprattutto a chi ha fatto buoni studi umanistici – molte delle dure reazioni a quest’opera singolare nacquero per il suo essere da un lato un calcolato e violento insulto ai valori della sua epoca, ivi compreso l’impegno sociale e l’artificiosa brutalità del romanzo naturalista, dall’altro un modello di romanzo solipsistico, privo di dialoghi e sostanzialmente di trama, difficile e a tratti sgradevole, che anticipava opere e stili posteriori.

    Il tema dell’opera è semplice: un ricco esteta ammalato di nervi, annoiato dalla fatuità della società parigina, acquista una casa di campagna che arreda valendosi di tutte le risorse di un gusto raffinato, colto, anticonvenzionale e sacrilego, per farne il suo rifugio dalla volgarità del mondo. I progressi della sua malattia gli rendono però impossibile protrarre questo genere di esistenza:

    «… Tra due giorni sarò a Parigi, suvvia,– disse – è finita davvero; come un maremoto le onde della mediocrità umana salgono fino al cielo e stanno per inghiottire il rifugio di cui io apro, mio malgrado, le dighe …».

    In questi termini, l’opera sembrerebbe un puro e semplice falso delirio, una reazione elegante ma fasulla, nella quale l’intenzione provocatoria dell’autore è fin troppo palese; ma il progetto realizzato A Rebours è molto più di questo: Huysmans ha sì scritto un «libro fatto di libri», uno sterminato catalogo culturale visitato attraverso le scelte del protagonista e anche un’opera polemica e amara, ma soprattutto ha inventato un personaggio come Des Esseintes, in grado di misurare fino in fondo la vuotezza dell’esistenza, la vacuità dei giorni che si lasciano trascorrere, superficiali come le emozioni ricercate spasmodicamente, rappresentando una disperazione attuale: l’impossibilità della piena coerenza, del dialogo fecondo con se stessi.

    Jori Karl Huysmans

    Il fallimento di Des Esseintes può sembrare solo la risibile fine di un’esperienza eccentrica, ma è anche una confessione di impotenza, la negazione definitiva della possibilità di trovare un equilibrio, il resoconto di una esperienza umana sconvolgente.

    Se questo è il tema fondamentale dell’opera, la cultura funambolica di Des Esseintes ne è la trama; i suoi giudizi paradossali in letteratura, arte, pittura che sanno più di ribellione e di sberleffo che di meditata erudizione, sono una scuola di libertà di pensiero contro tutte le convenzioni accademiche.

    La chiave mistica, scelta dall’autore per commentare la sua opera a vent’anni di distanza, può certo presentare la vicenda dell’esausto duca come un contorto itinerario verso la Salvezza, e sicuramente in molti brani il complesso rapporto dell’autore con la religione cattolica balza all’occhio, il suo essere

    « … Cristiano che dubita, incredulo che vorrebbe credere, forzato della vita che s’imbarca da solo, nella notte, sotto un firmamento che non illuminano più i consolanti fari dell’antica Speranza…»

    Ma il suo irridere le forme della religione, con il talento che solo un credente blasfemo può possedere, è tra le parti più godibili del romanzo:

    «… Disporre […] una cella di certosino che avesse l’aria di essere vera e che, beninteso, non lo fosse …»

    Il giudizio di Paul Valery: «… È la mia bibbia, il mio libro prediletto… Una delle poche opere che creano uno stile, un tipo, quasi un’arte nuova …» si rivela, a lettura avvenuta, né eccessivo né retorico, anzi rappresenta bene il carattere fondamentale del romanzo, la sua novità.

    J.K. Huysmans, Controcorrente (a Rebours), Garzanti Grandi Libri, 2008 21, pp. 222 + XXI, € 9,00, trad. C. Sbarbaro

    J.K. Huysmans, Controcorrente (a Rebours), Mondadori Oscar, 2009, pp. 304 + XXVIII, € 9,50, trad. F. Ascari

    Disponibile anche in altre diverse edizioni (Rizzoli, Einaudi, Newton Compton, Frassinelli ecc.)

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    Tag: DecadentismoistantaneeJoris Karl HuysmansNarrativa franceseRecensioni

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