Ilaria Bernardini
La fine dell’amore
ISBN
€ 12,00
Il bello dello scrivere «recensioni» per LN non è solo vedersi pubblicati pur non essendo nessuno, ma soprattutto poter dire cosa si pensa da lettori e basta, semplicemente, senza voler fare i critici letterari. Fa piacere poter parlare di cose di cui forse un critico serio non parlerebbe: un libro ha tante valenze e spesso, letto in momenti diversi può produrre diverse reazioni e persino un livello di gradimento diverso. E la parola “diverso” è ripetuta volutamente, perché il libro di cui parlo lo è veramente, in tanti sensi, diverso.
Cominciando dal formato. Troppo spesso non se ne parla, ma un libro, dal momento in cui viene preso in mano e sfogliato, deve soddisfare esigenze tattili, visive e persino olfattive del lettore: ora questo prodotto ISBN ha una copertina originale ed interessante, la parte esterna delle pagine colorata di rosso e carta spessa e piacevole al tatto – oserei persino dire che “profuma di buono”, come un libro può fare. Però il titolo disturba, prepara a storie che un lieto fine non ce l’avranno per definizione, e ci si chiede in anticipo come ci si consolerà. La copertina è scarabocchiata, sporca d’inchiostro, come quel foglio su cui abbiamo spostato la penna per ore soprapensiero.
Poi il genere: si tratta di una raccolta di racconti, non omogenea se non per il tema, la fine dell’amore. Racconti brevi e più lunghi, con protagonisti totalmente diversi uno dall’altro, di sesso ed età di tutte le possibili combinazioni, il cui scopo fondamentale è quello di descrivere i modi del distacco.
Poi lo stile: spesso un flusso di pensieri, o un dialogo del personaggio principale con sé stesso, uno stile asciutto e diretto, in cui le informazioni non sono solo suggerite, ma urlate e lanciate addosso al lettore inerme.
Infine le storie stesse: una cucina economica in declino come un amore, un gatto ribelle che viene sostituito ad un amato scomparso, una promessa ballerina quindicenne alla ricerca del primo amore, un assassino con tanti omicidi da descrivere, sono solo pochi esempi.
Un libro «diverso», quindi, e originale. Se mi fosse chiesto se mi è piaciuto risponderei un «forse»: le storie mi sono sembrate fin troppo crude, alcune alla ricerca esasperata della sorpresa, che quando poi arriva non è poi tanto sorprendente, il ritmo è a volte troppo sincopato, il flusso di pensieri a lungo andare stanca. Perché allora immergersi in queste pagine? Per la bellezza di alcune storie, per la tecnica o per qualche personaggio in altre, o per l’atmosfera in generale; Ilaria Bernardini ha veramente un modo di scrivere che promette bene, da leggere nel momento giusto: è un percorso difficile, ma vale la pena affrontarlo.