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    Biblioteca · TerraNova

    Evoluzione & Sex

    • di Massimo Citi
    • Agosto 22, 2012 a 4:10 pm


    Biblioteca. 
    I libri ritrovati

    di Massimo Citi 

    Ian McDonald è uno scrittore cinquantenne di sf, metà scozzese e metà irlandese, con alle spalle una carriera ventennale. Ha scritto una ventina tra romanzi e raccolte di racconti, ma ciò che è disponibile in questo momento in italiano è… un racconto lungo.
    Per ulteriori info vi invito comunque a passare sul Catalogo Vegetti della letteratura fantastica. Sarà un’occasione in più per meditare sull’opportunità di imparare un po’ di inglese per poter leggere direttamente in lingua…
    Qui in Italia, infatti, si deve sopravvivere di scarsi avanzi e di libri usati. Come il libro che ho qui recensito e che dovrete cercare se vorrete leggerlo…


    Cominciamo comunque dai pregi de I confini dell’evoluzione – titolo originale inglese Chaga –, per i difetti c’è tempo.

    Lo spunto, il novum della situazione, innanzitutto. Il Chaga, una forma di vita aliena giunta dagli spazi che, come un’infezione o un tumore, cresce inarrestabile occupando aree della superficie terrestre. Un’Africa malata, corrotta, devastata dallo sfruttamento è il primo bersaglio del Chaga, attestatosi sull’altipiano del Kilimanjaro. A che cosa assomiglia il Chaga?

    Là dentro ci sono cose così diverse da ciò che consideriamo vivo che è molto difficile comprendere. […] Hanno catalogato più di quindicimila specie diverse all’interno del Chaga. E ogni volta che ci tornano, si sono trasformate in qualcos’altro.

    Tutto ciò che viene a contatto con il Chaga diventa Chaga, nessun materiale e nessuna creatura risultano immuni al suo contagio. Ma sono il tipo di contagio e il suo effetto, il suo scopo a risultare decisamente inattesi.
    Solo che… Solo che per arrivare a leggere ciò che il lettore comincia a sospettare più o meno a pagina dieci è necessario attraversare il lunghissimo percorso della protagonista, la giornalista Gaby McAslan, essere testimoni delle sue passioni, delle sue ire, dei suoi errori, delle sue avventure. Avevo detto prima i pregi, comunque. Sulla protagonista tornerò in seguito.


    Ian McDonald ama evidentemente molto l’Africa e la sua gente, più o meno quanto detesta la rapacità di imprese e turisti occidentali. I suoi personaggi autoctoni sono simpatici, vivi, intelligenti, spiritosi. Anche quando sono dei poco di buono lo sono con una ricchezza di sfumature, una complessità di motivazioni da conquistare il lettore. McDonald ama moltissimo i luoghi del continente africano, ne ama le albe e i tramonti, la luce, gli animali, i localacci dove sbronzarsi, le terrazze dove spiare il cielo di notte, i silenzi e il rumore, le città sporche e invivibili e la savana dove l’orizzonte è irraggiungibile e remoto. E di tutto ciò fa partecipe il lettore, contagiandolo anche meglio del Chaga. McDonald possiede delle convinzioni – etiche più che politiche –: la corruzione greve e capillare delle strutture dell’onu, l’insaziabile fame di profitto delle multinazionali, i gravi difetti e le distorsioni del sistema mediatico, i limiti della democrazia occidentale, una democrazia più formale che reale. Tutto ciò costituisce un ostacolo quasi insormontabile alla comprensione della natura e della funzione del Chaga da parte dell’intrepida protagonista (e del lettore), mentre i suoi amici africani paiono spesso comprendere anche senza capire grazia ai loro legami profondi con la terra madre. Una comprensione negata ai bianchi (e sovente, purtroppo, anche ai lettori).

    Non è così facile dividere i pregi dai difetti, temo. Le convinzioni di Ian McDonald non mi sono così estranee o intollerabili, ma quando diventano un inciampo, un ostacolo alla lettura? Il fatto è che il Chaga tutto sommato agisce poco o non agisce per nulla. È il mondo intorno a impazzire, dividersi, combattersi. McDonald, fermamente guidato dalle sue convinzioni, si sforza di rendere i complessi equilibri, le manovre sotterranee, i complotti e le congiure che si muovo intorno all’evento. Così è costretto a mettere in sordina la formidabile novità costituita dalla vita extraterrestre per inseguire funzionari, incaricati d’affari, scienziati, malviventi e criminali. Risultato: il romanzo di sf si incaglia in thriller, non dei più appassionanti, ammettiamolo.


    A complicare le cose e a renderle ancor meno interessanti la protagonista, Gaby McAslan una giornalista irlandese in carriera, focosa, irascibile, appassionata e sessualmente disinibita. Un’erinni celtica dai capelli immancabilmente rossi che dedica molto (troppo?) del suo tempo e dei suoi pensieri al sesso. Mi sono chiesto se questa fondamentale antipatia per la protagonista nasca da qualche mia inattesa forma di puritanesimo, ma dopo seria e attenta autoanalisi ne ho concluso di no. Ho provato a immaginare le mie reazioni alle prese con un romanzo nel quale ilprotagonista praticamente in tutte le pagine si chiede come, in che modo e con chi scoperà nella pagina successiva… beh, caro Ian, non è che per dimostrare simpatia e partecipazione verso una donna si debba perennemente immaginarla arrapata come un maschietto. E il problema maggiore è che tutto questo affannarsi sul sesso non produce alcuna vera evoluzione della vicenda. Non è importante, in breve, non aiuta a penetrare la psiche della protagonista né a determinare svolte davvero significative. Accompagna il testo senza mai divernirne davvero parte.

    I confini dell’evoluzione pubblicato nel 1995 nasce da un romanzo breve, Verso il Kilimanjaro, pubblicato dall’Editrice Nord nel 1996 all’interno dell’antologia Quando gli alieni invasero la terra. Lessi all’epoca il racconto ma riesco a ricordarne soltanto il Chaga, che forse all’epoca non si chiamava così. Temo che neppure all’epoca si trattasse di un testo memorabile.
    Non riesco a trattenere una certa stizza, me ne accorgo, dovuta a due fondamentali motivi: il primo è che il Chaga, con il suo elevatissimo tasso di mutabilità e variabilità genetica costituisce uno dei più interessanti temi biologici inventati dalla sf degli ultimi dieci anni, un tema maltrattato e non sufficientemente approfondito. In secondo luogo mi disturba la scelta fatta da McDonald di sacrificare il senso del meraviglioso ispirato dalla rutilante e allucinogena vita aliena a una vicenda spesso prolissa e scarrucolante.
    C’è sicuramente del buono in questo romanzo e quindi non ne sconsiglio la lettura, ma tra il desiderio e la delusione la partita non è davvero facile…

    Ian McDonald
    I confini dell’evoluzione
    Fanucci «Solaria Immaginario», 2003
    pp. 458, ed. fuori commercio
    Trad. Anna Polo

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