Inversioni di Iain M. Banks è apparso nel 1998 in edizione originale (Inversions) ed è un romanzo curioso e perfido, sorprendente e traditore.
Due vicende parallele: quella di Vosill, medico reale alla corte di Re Quience di Haspidus e di DeWar, guardia del corpo del Generale UrLeyn Protettore di Tassassen.
Il mondo narrato da Banks è illuminato da due soli, fauna e flora sono a base carbonio, vi sono mari, terre emerse, arcipelaghi e continenti. Un grande impero si è da poco frantumato in dozzine di regni litigiosi e instabili e il livello di civiltà, economia e tecnologia è paragonabile a quello dell’Europa nel corso del xv secolo.
Vosill è una donna e non ha vita facile in un mondo dove le professioni liberali sono appannaggio degli uomini. A corte si ritiene che sia riuscita a diventare medico personale del re per motivi che nulla hanno di professionale.
DeWar è un guerriero, abile e intelligente. Un testimone muto di trame, discordie e tradimenti nell’entourage del Protettore di Tassassen. Interessante notare che il lettore non ha alcun motivo per ritenere che la dittatura militare di UrLeyn sia una forma di governo in qualche modo migliore di altre ipotizzate da traditori, nemici o congiurati. DeWar non ha opinioni in proposito: il suo compito è garantire la sopravvivenza di UrLeyn. Un compito praticamente identico a quello di Vosill in un altro regno del pianeta.
Questa semplice coincidenza dovrà far riflettere il lettore…
Negli ambienti dove DeWar e Vosill lavorano, tradimenti, complotti e bruschi cambiamenti di bandiera e fedeltà sono più che normali. Inversioni, come il titolo del libro preannuncia. Ma se a condurre il tradimento più definitivo e inatteso fossero proprio i due protagonisti, che il lettore assume, per convenzione, «buoni», cioè DeWar e Vosill? Ma «buoni» è una parola dotata di senso in un contesto politico?
Chi conosce Iain M. Banks sa già in partenza che nei suoi libri non esistono morali predefinite valide in ogni circostanza. Anzi, scopo (o meglio, risultato) del suo lavoro è spesso proprio quello di mostrare al lettore l’insufficienza delle piccole morali quotidiane.
Il gusto dell’ambiguità in Banks ha assunto la forma di un’entità politica – la Cultura – e di un sistema di governo basato su un pragmatismo «meccanico». La Cultura, come ricorderanno i suoi lettori, è, prima che una forma di governo, l’output di un’Intelligenza Artificiale (IA) estesa per una parte non trascurabile della nostra galassia. E l’IA che ispira la politica della Cultura è squisitamente priva di pregiudizi morali. Esattamente come i protagonisti di Inversioni.
Al loro cospetto le perfidie e i loschi disegni della nobiltà di Tassassen e di Haspidus appaiono per ciò che sono: trabocchetti elementari, agguati meschini. Quanto basta e avanza, comunque, a tenere costantemente vigile l’attenzione del lettore.
Non è la prima volta che mi trovo a tracciare un parallelo tra Iain M. Banks e John Holbrook (Jack) Vance. Molto simili il gusto per il paradosso e il divertito piacere della costruzione dell’intreccio. Come molto simili la predilezione per il dispetto, l’ironia, per una malignità raffinata da folletto.
Uno dei rischi della sf, un tipo di narrativa altamente permeabile alle retoriche e alle buone intenzioni, è di risultare talvolta apodittica, definitiva, affascinante ma cupa e testarda nel voler trasmettere un messaggio di grande rilevanza morale o politica al lettore. Qualcuno ci riesce, sia chiaro, rendendo narrativa viva e vitale una convinzione o una visione del mondo. Ma non per tutti è così e allora la felice ambiguità morale di autori come Iain M. Banks (e Jack Vance, lasciatemelo dire) ci restituisce lo humour paradossale (e preromantico) di autori come Jonathan Swift.
Lunga vita, insomma, e prosperità.
Iain M. Banks
Inversioni
Nord, Biblioteca Cosmo, 2007
pp. 376, € 9,00
Trad. Anna Feruglio Dal Dan