
Ai dieci autori che hanno collaborato all’opera è stato chiesto di scrivere una storia che parlasse delle relazioni affettive che ci tengono uniti. Avevano carta bianca. I loro racconti potevano riguardare famiglia, amici o amanti, ma dovevano tutti indagare come questi legami possono essere influenzati dalla nostra sempre più inarrestabile conoscenza scientifica ed evoluzione tecnologica (dall’introduzione della curatrice, trad. Elisa Finocchiaro)
Premetto che in questa recensione utilizzerò accorgimenti linguistici inclusivi: l’alternativa sarebbe il solito maschile sovraesteso, e credo che la lingua debba fare uno sforzo per adeguarsi alla realtà. Prego chi legge di mettere da parte la diffidenza in nome del rispetto verso le altre persone e della facilità di lettura: pensate alla fatica di leggere una frase simile: «affidare ogni testo a un/a traduttore/traduttrice diverso/a».
Ho letto l’antologia tutta d’un fiato perché l’influenza reciproca fra relazioni umane e scienza/tecnologia è stata esplorata da ogni autorə in modi differenti e stimolanti. La scelta della casa editrice di affidare ogni testo a unə differente traduttorə ha miracolosamente raggiunto una buona uniformità consentendo probabilmente l’emergere di più sfumature.
Come faccio spesso, non ho seguito l’indice dell’antologia ma scelto i racconti in base al titolo e – lo sconfesso – alla lunghezza. Mi spiace interrompere un racconto a metà, ma per affrontare quelli più lunghi ho bisogno di tempo. Di conseguenza ho letto il primo racconto per ultimo, restando sveglia fino a che non l’ho finito, e non per senso del dovere.
Gli invisibili, di Nancy Kress (trad. Laura Bernaschi) ci presenta una famiglia apparentemente ordinaria all’ora di colazione: Tom, il marito avvocato, Jen, la moglie insegnante che al momento segue i figli, Kenly, la figlia adottata alla nascita e Brady, il piccolo di un anno. Sembra un’ottima giornata, ma
È impossibile prevedere il momento in cui la propria fortuna si esaurisce.
Tom e Jen dovranno fronteggiare una situazione assurda: Kenly, «gentile, onesta, intelligente e solare», è una bimba geneticamente modificata all’insaputa di tutti, madre biologica compresa. Moglie e marito dovranno difendere la bambina e tentare di darle una vita piena.
Perfettamente aderente alla consegna, Kress racconta una storia struggente nella quale la relazione familiare e il nocciolo scientifico si intrecciano indissolubilmente, sollevando un quesito etico al quale chi legge non può sottrarsi.

Rich Larson con L’eco di un’eco (trad. Antonio David Alberto) esplora gli effetti della Ragnatela neurale. Il protagonista è un giovane che, nonostante sia spesso lontano è legatissimo alla nonna e vuole convincerla a registrare la propria mente nella Ragnatela. Tante persone usano questo nuovo strumento, consentendo ai parenti risentire le loro voci e di incontrare ancora i loro pensieri:
La Ragnatela non ti ruberà nulla. Copia e basta. Copia il tuo cervello. È come un album di fotografie, ma migliore.
Lei, però, rifiuta di continuare quella pallida parvenza di vita. Entrambi hanno motivi etici e rivelano nella discussione le loro fragilità.
L’avatar del ragazzo – comunicando con i sofisticati algoritmi di altre persone – fissa appuntamenti tra gente in cerca di compagnia e potrebbe offrirgli distrazione, o ingarbugliare ancor di più il suo stato d’animo.
La prima parte del racconto è la migliore, piena di sfumature, poi Larson eccede un po’, ma L’eco di un’eco è una buona lettura.
Digisprazzo di Nick Wolven ( trad. Giuseppe de Pascale) è un racconto sornione: inizia con un «incontro mensile stabilito dal contratto» che ha il sapore di una riunione di lavoro, poi si addentra in un complesso cerchio femminile intorno a un bambino superdotato e difficile che – nonostante le tante madri – ne ha solo una, Jo, come vero riferimento. Chiuso nella sua camera e nel suo mondo soprattutto virtuale, Charlie pare avere un amichetto immaginario con il quale gioca, progetta e comunica in un linguaggio molto personale.
Tanti adulti concentrati su un solo bambino, viene da pensare, in fondo è un’esperienza comune nell’Italia di oggi e, più in generale, nella vecchia Europa. In realtà le relazioni fra Jo, Charlie e le altre madri sono molto più complesse di così, e declinate anche in termini di potere. Sullo sfondo il nesso tra virtuale e reale del quale, ai nostri giorni, continuiamo a capire troppo poco.
Accattivante e ricco di dettagli rivelatori.
Un pizzico di saggezza di May Robinette Kowal (trad. Laura Locatelli) è un racconto delicato che affronta il problema della disabilità fisica dovuta alla vecchiaia o, nel caso della curatrice di mostre Gail, al parkinson. La vicenda si svolge pochi anni avanti nel futuro, quando un allarme- tornado costringe un folto gruppo di persone di ogni età a rifugiarsi in un edificio museale del Millennium Park per salvarsi. E fra loro, numerosə anzianə con i loro animali-robot da compagnia:
Certo, ognuno di loro avrebbe potuto essere sostituito da un deambulatore automatizzato, ma quelli non ti guardavano con gli occhi tristi […] e non dimenavano allegramente la loro tozza coda al momento di uscire.
Saranno gli animali da compagnia – cani, emu, pony di ogni colore – a salvare la situazione, insieme a quel pizzico di saggezza e all’interesse di tutta quella gente per l’arte e le storie.

James Patrick Kelly, con La tua esperienza romantica (trad. Stefano Andrea Cresti), esplora le possibilità di una tecnologia in grado di offrire toy-boy (e, probabilmente, in seguito toy-girl e ogni altra variazione) tanto sofisticati da diventare partner ideali. I playbot della Motorman imparano dall’esperienza, analizzano ogni particolare də partner umanə e possono veramente sorprendere.
Una sorta di commedia sofisticata che induce a interrogarci su questioni importanti come l’attrazione, i rapporti di coppia, e tutte le complicazioni che ne conseguono. Ma, anche, su quanto possa rendere un tale mercato se gestito con soave cinismo.
Mediazione, di Cadwell Turnbull (trad. Francesco Alfonsetti) è un racconto breve che scava, preciso e affilato, nel rapporto di coppia e nelle relazioni parentali, seguendo con brevi flash i cambiamenti, i distacchi, il ritirarsi per non soffrire, il senso di perdita. La tecnologia scelta dall’autore è una proiezione molto raffinata dell’assistente vocale basato su cloud che noi chiamiamo Alexa. Che aiuto potrebbe darci un algoritmo come Alexa nel gestire la sofferenza? Nessuno, se non una voce gentile e anonima che ti ricorda la lista della spesa. Ma se gli avessimo caricato un «codice di mediazione»?
Bel racconto coinvolgente.

Sam J. Miller con Il paese dei malati (trad. Paolo Manieri) affronta un affascinante e sfaccettato tema scientifico e ben due relazioni umane. L’io narrante è Austin, che scava nel suo rapporto con il fratello – e inevitabilmente con la propria famiglia – e nel legame con Cybil, una donna geniale che si dedica alla creazione scientifica e con la quale Austin condivide un sogno.
Miller scrive il racconto sotto forma di lettera aperta indirizzata a Cybil, al momento sparita, per ricordare il loro primo incontro, gli esiti del loro lavoro, costellato di audaci invenzioni tecnologiche:
E tu, tu sei stata visionaria. Hai visto un’utopia e l’hai realizzata.
Il mondo del racconto viaggia a tutta velocità verso quello devastato che Miller descrive nella Città dell’Orca, e il fratello dell’io narrante – un lottatore sfruttato dai manager e dagli organizzatori – ricorda il personaggio di Kaev, il combattente del romanzo.
Per quanto ben scritto, il racconto non mi è parso convincente quanto altri, forse a causa della forma epistolare, dove tutto è già avvenuto, in qualche modo definitivo.
Penso con la mia testa, di Suzanne Palmer (trad. Emanuela Burigo) pone a chi legge un interrogativo cogente: occorre proteggere le/i giovanə da ciò che potrebbero non capire, tenerlə lontano dalle brutture del mondo? E se sì, con quali strumenti? Nel racconto le persone adulte hanno deciso che sì, occorre proteggerlə, anche a scuola, e lo strumento predisposto è il mentore, collegato al cervello e posto su un lato della testa. Ogni volta che frasi, spiegazioni, pagine di testo scolastico contengono cose non approvate, il mentore cancella dalla memoria a breve termine secondi, minuti, parti di pagina. Lə studentə collegatə al mentore percepiscono un vuoto, un piccolo salto. In particolari occasioni metà dell’ora di lezione se ne va in briciole. Moltə studentə subiscono senza fiatare, o perché costrettə dalla famiglia (che verifica puntualmente le attività registrate dallo strumento) o perché convintə che sia giusto e che appianerà la loro vita dopo il college. Ma alcunə lottano insieme per pensare con la loro testa.
Un tema di stretta attualità, soprattutto considerate le posizioni bigotte e ottuse di una parte di adultə statunitensə, anche negli ultimi mesi.

L’ormone della monogamia di Annalee Newitz (trad. Silvia Rollet) è un racconto in tono minore ma efficace. Inizia con una descrizione che anni fa avrebbe fatto accapponare la pelle di familiari e docenti:
Edwina stava imbrattando di batteri i muri della mensa della scuola materna
seguendo le indicazioni sempre aggiornate del dipartimento della sanità, per aiutare i piccoli ospiti a venire a patti con i microorganismi che li circondano.
Il tema scientifico del racconto, però, è un altro: un composto a base di ormoni di arvicola, se assunto con regolarità, renderebbe le persone monogame. Un effetto che alcuni stati americani potrebbero incoraggiare per difendere la famiglia tradizionale (la Carolina del Nord, sostiene uno dei personaggi). Preoccupata per le eventuali complicazioni delle sue relazioni con Chester e con Alyx, e convinta che prima o poi dovrà scegliere, Edwina inizia ad assumere l’ormone e attende sviluppi a loro modo sorprendenti.
Newitz ci ricorda che l’umanità, sfidando religioni, pregiudizi e (tuttora) leggi feroci, ha sempre sperimentato relazioni felicemente non tradizionali.

Il monaco del Tempio Lingyin di Xia Jia (trad. dal cinese Ken Liu, dall’inglese Valerio Stivè) è quasi un romanzo breve e si svolge in un monastero buddista. Ha, in parte, l’andamento di un thriller imperniato su un avvenimento sanguinoso avvenuto molti anni prima, ma è scandito dalle cerimonie religiose del Rito di liberazione. L’autrice scava nei personaggi e nel loro passato, arricchendoli di sfumature e ponendoci quesiti etici, ma ci presenta anche un’affascinante mescolanza tra innovazione tecnologica e pensiero buddista, che fa perno sulla figura del venerabile Zhengxuan, ora abate del tempio ma, un tempo, fondatore di un istituto di ricerca e ideatore di percorsi tecnologici avanzati. Altre menti brillanti lo hanno seguito:
Oggi, il Tempio di Lingyin è così pieno di talenti e cervelli da essere considerato un centro di ricerca scientifica all’avanguardia.
Questa commistione è senz’altro uno degli elementi di fascino dell’opera, insieme al passaggio continuo fra la sacralità del Rito e le visioni oniriche violente che emergono durante la storia, e alla scrittura raffinata.
Completano il volume un profilo di Nancy Kress e un’intervista all’autrice a cura di Lisa Yaszek (trad. Micol Arianna Beltramini), di cui voglio citare un passaggio illuminante:
LY: Le relazioni e le famiglie sono sempre centrali nelle tue opere; mi sembra significativo che tu tenda a scrivere di scienze che cambiano esattamente quelle cose.
NK: La scienza origina la tecnologia, e la tecnologia origina il cambiamento sociale. Ed è il cambiamento sociale, specie nei suoi aspetti etici, a interessarmi. La scienza è in sé affascinante, ma se non riesco a tradurla in narrazione, nell’effetto che ha sulla gente, su di me non ha molto fascino, e naturalmente non produce storie. Perché le storie sono fatte di gente e per la gente.
Sheila Williams, Relazioni – Amanti, amici e famiglie del futuro, Edizioni BD, 451, 2021 (ed. or. 2020), pp. 298, € 16,00
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