
John Wyndham (1903-1969) è il maestro britannico dell’apocalisse. Ispirandosi agli scientific romances di H.G. Wells – autore che, per sua stessa ammissione, è colui che più lo ha influenzato –, Wyndham pubblicò nel dopoguerra una forma di fantascienza da lui definita “logical fantasy” e ritenuta più razionale rispetto alle space operas in voga all’epoca. Il tema prediletto di Wyndham è quello delle catastrofi e delle loro disastrose conseguenze sull’umanità, tanto che lo scrittore inglese Christopher Priest lo ha definito “maestro della catastrofe borghese”, mentre Brian W. Aldiss, in Billion Year Spree (1973), ha criticato le opere di Wyndham definendole esempi di «cosy catastrophes». La fama di John Wyndham è sicuramente legata ad alcuni romanzi scritti tra il 1951 e il 1957: Il giorno dei Trifidi (The Day of the Triffids, 1951), storia dell’invasione di piante carnivore, da cui è stato tratto l’omonimo film del 1963; Il risveglio dell’abisso (The Kraken Wakes, 1953), un’altra storia di invasione, ma questa volta la conquista del mondo proviene dalle creature degli abissi; I trasfigurati (The Chrysalids, 1955), storia di uno dei pochi villaggi sopravvissuti a un disastro nucleare; e I figli dell’invasione (The Midwich Cuckoos, 1957), da cui sono stati tratti un film di Wolf Rilla, Il villaggio dei dannati (1960), il remake del 1995 diretto dal grande John Carpenter e una recente serie TV uscita su Sky nel giugno 2022.
Il 18 novembre è uscita per Elara e Meridiano Zero una nuova edizione di The Midwich Cuckoos, intitolata Il villaggio dei dannati. È importante segnalare che questa edizione presenta una traduzione integrale a cura di Armando Corridore perché, come spesso accadeva sotto la direzione di Fruttero & Lucentini, la redazione di Urania aveva il brutto vizio di tagliare le traduzioni dei romanzi pubblicati per adattarli alla lunghezza desiderata. The Midwich Cuckoos è uscito per la prima volta in italiano nel 1959, sul numero 200 di Urania. La storia è raccontata in prima persona dallo scrittore Richard Gayford, che assieme a sua moglie tenta di fare ritorno a casa dopo un breve soggiorno a Londra. La coppia abita a Midwich, il classico villaggio anonimo della campagna inglese in cui “non succede mai niente”, una cittadina descritta come avvolta in un «dormiveglia millenario» (p. 58). Ma stavolta qualcosa è successo… I confini di Midwich, villaggio fittizio del Winshire, sono infatti presidiati dall’esercito, rendendo impossibile il rientro dei Gayford. Uno strano oggetto non identificato – di probabile origine aliena – è atterrato nel villaggio, e come se non bastasse chiunque si trovi nei paraggi cade a terra in preda al sonno. Il giorno dopo tutto torna alla normalità: la barriera svanisce e così anche il misterioso oggetto non identificato. Tuttavia, qualche mese dopo, tutte le donne in età fertile di Midwich scoprono di essere incinte. Le gravidanze devono essersi verificate durante il cosiddetto “Giorno Saltato”, in cui tutti gli abitanti si trovavano privi di sensi. Nascono così trentuno bambini e trenta bambine, ma ciò che inquieta è il fatto che sono tutti stranamente simili e che non presentano alcuna somiglianza con i loro genitori: sono tutti biondi, tutti hanno la pelle argentea, tutti hanno strani occhi dorati. Ma le stranezze non si fermano qui: crescendo, infatti, i Bambini (così vengono chiamati, con la “b” maiuscola) dimostrano di possedere straordinari poteri psichici come il controllo mentale. Inizia così quella che è stata giustamente definita dalla rivista Galaxy “una storia d’invasione davvero non convenzionale”.

Un romanzo ben scritto, avvincente e piacevole da leggere. Una storia affascinante e intelligente raccontata con un piglio tipicamente british, che emerge soprattutto nel modo di esprimersi dei personaggi. Sembra quasi di leggere un’inchiesta fantascientifica, se così possiamo definirla. A indagare sulla vicenda, oltre alla voce narrante di Richard Gayford, troviamo il filosofo di campagna Gordon Zellaby, uomo di pensiero ma che dimostra di saper passare all’azione nel momento più opportuno; il reverendo Leebody, il vicario di Midwich; e il Colonnello Bernard Westcott, incaricato dai servizi segreti di tenere sotto controllo il villaggio. L’atmosfera della campagna inglese, lo stile di scrittura e il carattere dei protagonisti (in particolare del buon vecchio Zellaby, colui che più si affida al ragionamento logico-deduttivo) rievocano in qualche modo le detective stories di G.K. Chesterton o di Arthur Conan Doyle. Ne Il villaggio dei dannati il mistero si infittisce in un crescendo di tensione che spinge il lettore a voltare pagina e a proseguire la lettura: il libro infatti si legge tutto d’un fiato (e questo è un ulteriore elemento che lo avvicina a un giallo).
Come nota Armando Corridore nella sua postfazione, non dobbiamo dimenticare che il romanzo fu scritto in piena guerra fredda, un periodo in cui la paura di un conflitto atomico aveva portato a un crescente stato di tensione tra il blocco occidentale e quello sovietico:
«Se lo scenario non è postapocalittico, nel Villaggio dei dannati Wyndham gioca a farci sentire sempre in attesa di una catastrofe inevitabile e imminente: l’annientamento della razza umana da parte di una razza aliena più evoluta e potente. L’inquietudine per una catastrofe intuita e inevitabile interpreta perfettamente il clima di angoscia degli anni della guerra fredda: l’idea che la pace tra i due blocchi contrapposti sia solo apparente e funzionale a preparare il conflitto finale, il sospetto che ogni persona che ci circonda potrebbe essere una spia, un sobillatore, un manipolatore ideologico o un sabotatore, la sensazione che la fine del mondo potrebbe arrivare in qualsiasi momento» (p. 258).
A scanso di equivoci, Il villaggio dei dannati non è un romanzo horror. Non vi troviamo l’elemento orrorifico puro e semplice, teso a spaventare il lettore, quanto piuttosto una forma di turbamento più capillare e ancora più disturbante. È il turbamento che prova il Colonnello Westcott a colloquio con i Bambini, tanto da dirsi disorientato e spaventato di trovarsi di fronte a bambini di nove anni che dimostrano fisicamente il doppio della loro età e che parlano (e pensano) collettivamente come se fossero adulti.
Con questo romanzo, Wyndham si dimostra uno scrittore di classe, dallo stile di scrittura ironico e scorrevole, capace anche di sollevare diversi interrogativi di natura etica. Un esempio: come deve comportarsi una comunità (e più in generale uno Stato), di fronte al pericolo di una specie superiore, di invasori capaci di soggiogare il mondo e di causare l’estinzione della razza umana senza tuttavia dimenticare che si tratta pur sempre di bambini? O ancora, la questione della lotta per la sopravvivenza di due specie, quella umana costituita da esseri «numericamente forti, ma mentalmente poco sviluppati», e quella degli invasori costituita da esseri «mentalmente forti, ma fisicamente deboli»; il conflitto tra interessi individuali e collettivi; il mistero della filogenesi e dell’evoluzione umana.

Un’ultima curiosità: la scelta del titolo originale, The Midwich Cuckoos (“I cuculi di Midwich”, non è lasciata al caso, ma anzi viene spiegata all’interno del romanzo. Come è noto, i cuculi sono soliti deporre il proprio uovo nel nido di altri uccelli, in modo che il cuculo, dopo essersi sbarazzato delle altre uova, venga nutrito dalla specie “ospite” come se fosse il proprio piccolo. A ben guardare, è esattamente ciò che hanno in mente i Bambini nel romanzo. Per citare le parole di Zellaby:
«Tutti questi sessantuno Bambini dagli occhi d’oro che abbiamo qui, sono degli intrusi, dei changeling: sono bambini-cuculo. Ora, il lato più importante relativo all’abitudine del cuculo di porre le proprie uova nei nidi altrui non è in che modo l’uovo sia stato deposto nel nido, né perché si stato scelto proprio quel nido. Il vero motivo di preoccupazione viene dopo che l’uovo si è schiuso… e riguarda ciò che il cuculo intende fare dopo. E le sue azioni, qualunque esse siano, saranno motivate dal suo istinto di conservazione, istinto caratterizzato soprattutto da un comportamento estremamente spietato» (p. 125)

John Wyndham, Il villaggio dei dannati, tr. it. Armando Corridore, Elara-Meridiano Zero 2022, pp. 263, € 19,50
Nota: si ringrazia l’Ufficio Stampa Meridiano Zero per aver gentilmente inviato una copia del libro al recensore.
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