Alice nel paese dei numeri (Automated Alice) di Jeff Noon, editore Frassinelli (ed. orig. 1996), traduzione, come da abitudine, di Maria Teresa Marenco, è con ogni evidenza il coronamento della passione di Noon per Alice, più volte denunciato nei romanzi precedenti. La prima domanda che il lettore si pone è: «È possibile riproporre la magia di Alice in un romanzo scritto un secolo dopo?». E qui conviene essere espliciti: la Alice di Noon non è all’altezza di quella di Lewis Carroll. Ma questo non è comunque un buon motivo per gettare il libro nel più vicino cassonetto. Infatti una volta superata la sensazione di smarrimento provocata dal calco puntuale dello stile del reverendo Carroll, le nuove avventure di Alice si rivelano quasi altrettanto assurde e divertenti dell’originale, soprattutto una volta assodato che lo scopo di Noon è anche quello di irridere, attraverso l’uso dell’assurdo, il nostro mondo.

Jeff Noon
I buroserpenti, gli auto-cavalli, i polcanuomini, il signor In Punto, Davis l’Interurbano e Lindo Ordinatino non sarebbero forse del tutto appropriati in un’opera di Lewis Carroll, ma si rivelano perfetti per un romanzo a metà tra la fiaba e una sua parodia interpretata dai Monty Phyton.
Soprattutto nella seconda parte Noon dà il meglio di sè, con un numero di trovate, giochi di parole, limericks, rigorose illogicità da portare con sè il lettore (adulto) senza dargli il tempo di tirare il fiato. Personalmente ho molto apprezzato le orribili poesie del signor In Punto, ma sono in dubbio, in fatto di godibilità, sui titoli dei libri del librorinto (Il mondo secondo la carpa, Rape tempestose, Modeste Speranze e Colla 22). Un brava! alla traduttrice, comunque.
Jeff Noon, Alice nel paese dei numeri, Frassinelli 1999, pp. 224, trad. M.T.Marenco, disp. come usato c/o Amazon.it.
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