Mi è capitato di partecipare, istigato dal buon Maurizio Cometto a questa curiosa antologia, letteralmente un frutto fuori stagione e una sorpresa in tempi di distopie, weird e tragedie ambientali. L’idea di recensirla, nonostante la partecipazione diretta, è nata semplicemente per il piacere di aprire una discussione sul tema.
Il “realismo magico” è una locuzione nata con l’uscita e l’affermazione in Italia del romanzo «Cent’anni di solitudine» di Gabriel Garcia Marquez, e indica la presenza del fantastico ma in una forma minore, come parte del testo all’interno di una cornice che racconta una vita quotidiana, gli oggetti di ogni giorno, i rapporti abituali e personaggi in apparenza estratti da un diario o dalle cronache locali.
Il grosso pregio di questo tipo di “sottogenere” – il termine è, ahimé, disgraziatamente generico come tutte le suddivisioni artificiose inserite in campo narrativo – è quello di riuscire a inserire all’interno di una vita normale un elemento di irrazionale che non cambia le condizioni date ma ne muta il senso e la direzione, permettendo al lettore di considerare l’intera vicenda sotto un’altra luce. Il parente prossimo del realismo magico è la favola, con una realtà ben definita anche storicamente e con personaggi talvolta umani ma spesso di origine animale – o decisamente provenienti dal mondo inanimato – anche se nel realismo magico può non esistere una morale definita e un’etica generalmente accettabile. Buon esempio di questo genere di narrazione sono diversi racconti di E.T.A. Hoffmann, dove l’irruzione dell’irrazionale è improvvisa e inattesa e scopo del testo non è soltanto quello di stupire il lettore, ma soprattutto di metterne in discussione le convinzioni più solide e certe.
In questo senso l’antologia curata da Cometto presenta oscillazioni di ispirazione e di inquadramento che testimoniano le difficoltà di molti autori italiani nel cogliere fino in fondo il senso del realismo magico. Ma nonostante qualche caduta veniale, qualche eccessivo abbandono a un mondo onirico – che può risultare già letto e già visto per un lettore curioso – un giocare con le parole talvolta fine a se stesso, si tratta di una buona antologia, consigliabile per chi voglia imbarcarsi in un mondo “altro” che non rientri nelle regole consolidate dell’orrore o del fantascientifico ma che sappia giocare con il fantastico.
Dal momento che si tratta di un’antologia sarà giocoforza dedicare qualche parola a ciascuno dei racconti, ovviamente non prendendo in considerazione il mio contributo personale.
Narvalo di Giovanni Manzera, il racconto che apre l’antologia, è un testo a suo modo esemplare: una vicenda legata a un singolo elemento irrazionale, che finirà col definire la vicenda. La sostanziale perfidia dell’autore avrà modo di emergere e noi lettori ne saremo ben felici. L’ultima estate del mondo di Simonetta Olivo è un esercizio di equilibrio sul tema del passaggio essenziale nella vita del figlio bambino, un racconto scritto con attenzione, con un silenzioso mistero che non abbandona facilmente il lettore. Piccole storie futili di Giuliano Cannoletta è una vicenda apparentemente crudele ma, a ben vedere, basata sulle contraddizioni del vivere quotidiano, con una soluzione eticamente agghiacciante ma accettabile in un mondo basato sul semplice apparire.
Le assenze di Flavio D’Ippolito è basato su un tema fortemente suggestivo, anche se è probabilmente troppo breve per lasciarne emergere completamente le potenzialità. Comunque meritevole di attenzione. L’ultima finestra del cubo di Silvia Treves è sostanzialmente una ghost-story, ma ricca di fascino e venata da un sottile sentore di incubo. Veglia per il ragnazzo di Fabio Lastrucci è un racconto breve basato su una piccolezza tipica delle vecchie case: la presenza di un’antica ragnatela priva del ragno. Lastrucci prova a immaginarne la vita e la scomparsa: un esercizio comico e insieme struggente.
In Quel che il mare restituisce di Davide Camparsi è il mare il protagonista della vicenda, un mare che restituisce oggetti via via più emblematici fino a riassumere la vita del protagonista in un solo incontro. La mia casa ideale di Consolata Lanza è un racconto breve e maligno come sa essere l’autrice: divertentissimo. Segue Corteccia di Massimo Citi. Quindi c’è L’ultimo Natale di Raul Ciannella, un racconto perfetto, basato su un tema apparentemente comune: l’ultimo giorno di un’umanità stanca e demotivata, ma declinato con humour e con un personaggio estratto dalla commedia dell’arte a fare da araldo dello sterminio. Un racconto da leggere e rileggere. La vacanza sogno di Edgar Moore di Laura Scaramozzino è una garbata esplorazione del rapporto tra sogno e veglia, Roncisvalle di Emanuele Manco è il racconto dell’omonima battaglia raccontata da un personaggio particolare, Italia di Stefano Zampieri è un testo volutamente ironico anche se a tratti non perfettamente centrato, Il Pagüss di M.Caterina Mortillaro è il racconto di una rassegnata decadenza personale, segnata dalla presenza di un misterioso animale “simile a un ornitorinco”.
Era tutto vigneti di Giovanni De Feo narra di una buffa abitudine, quella di raccontare di un passato inesistente, Contrada Foro Morto di Angelo Marenzana è la complessa metafora di una vicenda familiare in un ambiente marino, La Macchia di Fiorella Borin è la vicenda di Tino, un banale perdigiorno, non privo di una volgare cattiveria, che nel condurre in qualche modo avanti la sua vita sprecata si perde definitivamente: un racconto davvero ammirevole per la perfetta attenzione dell’autrice nel raccontare un soggetto detestabile e il suo inevitabile, lento e definitivo castigo. Il rifugio lontano della memoria di Matteo Pisaneschi è basato su una nostalgia onnipresente,che pervade qualsiasi oggetto o situazione, Tra il Lete e l’Eunoè di Andrea Borla racconta di un rimorso impossibile da rimuovere, Le verdi ali della morte di Anna Maria Pierdomenico narra di una vicenda avvenuta negli anni venti del XIX secolo, protagonista Desolina, divenuta “strega” per solitudine, Sott’acqua di Alessandro Agnese è la storia di un dodicenne finito a una festa molto particolare, Vuoto di Giulia Maria Gallo racconta di un fallimento che finisce col diventare l’elemento centrale di un inatteso riscatto.
Rileggendola per preparare questa non facile recensione mi sono comunque reso conto di due cose: primo, in molti dei racconti presentati, c’è un’attenzione non comune dal punto di vista formale e stilistico e – secondo – questa antologia è soltanto un primo passo verso un “realismo magico” compiuto da un punto di vista narrativo. Si tratterebbe forse di superare la tentazione di insistere su emozioni e ricordi più o meno personali e su un’irrazionalità troppo ricercata che, se risulta comprensibile e talvolta necessaria per chi scrive, non sempre riesce a raggiungere il lettore. Vale la pena di ricordare ancora una volta la regola a suo tempo enunciata da Hoffmann, per la quale una vicenda fantastica deve necessariamente essere presentata con necessario distacco e con un gusto perfido per il rovesciamento della reale. Questi risultati si ottengono con una buona dose di humour nero e una lunare cattiveria, elementi davvero fondamentali per questo genere di storie.
La boutique degli incanti. Ventidue bagliori di realismo magico. A cura di Maurizio Cometto, Delos Edizioni 2022, pp. 266, € 17,00
idem in e-book, € 4,99
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