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    TerraNova

    Un pacifico matrimonio di Doris Lessing

    • di Massimo Citi
    • Aprile 5, 2018 a 7:17 pm

    Del primo volume del Ciclo Canopus in Argos: Archives, Shikasta ne ho già parlato sulle pagine di LN-LibriNuovi e potete trovarlo qui. Quindi riprendiamo dal secondo volume, The Marriages Beetween Zones Three, Four and Five, presentato in Italia da Fanucci nel 2007 nella traduzione di Oriana Palusci e con il titolo Un pacifico matrimonio. Di Oriana Palusci è anche la postfazione, preziosa a condizione che abbiate già letto il libro.

    Lo luogo del libro è molto diverso da quello di Shikasta. D’altro canto è vero che Doris Lessing presenta gli «Archivi» di Canopus in Argo ed è quindi normale che i legami tra i vari volumi non siano ferrei, né in termini di luogo né in termini cronologici. Qui il lettore ha a che fare con (almeno) cinque Zone, la Zona 1, la 2 eccetera. Ognuna delle zone gode – o soffre – di un clima particolare, «scendendo» dalla Zona 1, praticamente mai narrata ma soltanto brevemente accennata, fatta di montagne dove si suppone risiedano creature sovrumane, alla Zona 2, altrettanto sublime e di non facile accostamento per gli umani della Zona 3. Piccolo inciso: l’atmosfera muta in maniera più o meno percettibile nel passaggio da una zona all’altra ed è possibile assuefarsi alla zona visitata facendo, per i primi tempi, uso di uno scudo protettivo. La Zona 3, dalla quale proviene la regina At-Ith, è il luogo di una piccola utopia: minuscoli villaggi, una tecnologia di produzione pervasiva ma molto poco evidente, un’ottima programmazione e l’assoluta libertà sia per gli uomini che per le donne. La Zona 4 è acquitrinosa, economicamente depressa e soggetta a un sovrano militarista e guerrafondaio, Ben Ata, bell’uomo, ma selvaggio, primitivo e ignorante e che sarà chiamato a sposare At-Ith come comandano i Tutori, creature di fatto invisibili (all’interno del romanzo) e che probabilmente – come suppone la stessa Oriana Palusci – sono gli Immortali di Canopo. Il motivo di un matrimonio tanto apparentemente assurdo è il calo di fecondità della specie umana (e non solo) il cui rimedio pare essere per l’Ordine dei Tutori proprio il matrimonio tra i due sovrani. La Zona 5, infine, è torride e desertica, vi abitano umani nomadi impegnati in continue guerre civili e che sopravvivono predando le popolazioni di confine, determinando lo stato di guerra endemica con la Zona 4.

    Particolare tutt’altro che secondario tutte le vicende che riguardano le Zone e i loro rapporti sono narrate da anonimi «cronisti» che fungono più che da narratore onnisciente da veri e propri «osservatori» in grado di riferire attimo per attimo, emozione dopo emozione ciò che accade, dai rapporti intimi di At-Ith, regina della Zona 3 con Bel Ata, re della Zona 4, agli scontri e alle incomprensioni tra i due.

    Secondo la volontà dei tutori il matrimonio avviene e viene faticosamente consumato. I rapporti tra At-Ith, profondamente civile, donna liberata, pacifista, figlia di una società «utopica», così evidentemente simile ai mondi narrati da Ursula K.LeGuin, e suo marito, un uomo abituato alla brutalità, i cui rapporti con le donne sono violenti per necessità, dal momento che parlare con una donna è per lui faticoso e frustrante, è quantomeno complesso. Per Ben Ata lei è una sorta di pericolosa strega dalla quale può aspettarsi qualsiasi trucco, tranello e menzogna e a lei lo sposo ricorda un bambino: capriccioso e indeciso, violento e malinconico. Ma At-Ith, senza cadere nella trappola del semplice rancore verso Ben Ata, gli diventa poco alla volta familiare, desiderabile in senso proprio – la sua mente di «strega», come il suo corpo – tanto da giungere a trascorrere interi giorni a parlare e ad accoppiarsi, facendo in modo che lui si senta più umano, meno vanamente violento e ascolti i suoi consigli sulla politica interna, sull’economia, sul graduale disarmo del suo inutile grande esercito che finora ha avuto come risultato quello di tenere lontano gli uomini della Zona 3 dai campi e dai lavori in città.

    Ben Ata le ubbidisce ma il motivo essenziale del suo vivere si appanna, diviene silenzioso, spesso pensieroso e immalinconisce ed entrambi finiscono per sentirsi estranei alla propria terra madre. At-Ith partorisce un figlio nato dalla loro unione ma uomini e animali non recuperano la loro fertilità e alla fine i Tutori decidono che Ben Ata dovrà sposare Vahshi, principessa della Zona 5. At-Ith deve rientrare nella sua Zona ma il suo posto di regina è stato preso dalla sorella Murti. Ben Ata, rimasto solo con il loro figlio, lo affida a Dabeeb, moglie del suo miglior generale, ma non è più se stesso.

    Doris Lessing

    Qual era la differenza tra il Ben Ata di prima, il giovane soldato barbaro e lussurioso – era così che si descriveva adesso – che catturava qualche povera ragazza, la possedeva e poi non pensava più a lei, e il nuovo Ben Ata sposato con Al-Ith? Lei, in realtà, non riesce più ad abituarsi alla propria terra, sogna la Zona 2 che non può raggiungere e incontra ancora una volta Ben Ata nelle ultime pagine del libro.


    Rimasero seduti una nelle braccia dell’altro, guancia e guancia, e guardarono il passo avvolto nella nebbia blu, pensando che erano ancora sposati, anche se erano rimasti separati a lungo.


    Il cronista incaricato non sa nulla di più di Al-Ith, scomparsa nella Zona 3 e sa che Ben Ata è rientrato nella propria zona. I canti, i miti, le leggende si diffondono in tutte e tre le Zone e le genti si spostano, mutando le caratteristiche dei tre popoli.


    C’era luce, freschezza, e voglia di sapere e rinnovarsi, un’ispirazione continua dove una volta c’era stata solo stasi. E frontiere chiuse.


    Due particolari non centrali ma che aiutano a comprendere il senso profondo del romanzo sono l’andamento Dantesco delle diverse Zone, dal Paradiso della Zona 1 fino all’inferno della Zona 5 e oltre e il curioso rapporto che esiste tra gli umani e i cavalli, che riprende un tema tipico del fantasy, a dimostrare come Lessing potesse fare uso indifferentemente – e con esiti comunque notevoli – di riferimenti alla cultura «alta» che a temi tratti dal testo popolare.

    Un pacifico matrimonio è un romanzo ricco di livelli e di possibili interpretazioni. L’impronta della personalità della Lessing, nata in Africa ed emigrata in Gran Bretagna, si coglie ad ogni passaggio della narrazione, nella personalità complessa e talvolta enigmatica di At-Ith come in tutte le donne che appaiono nella vicenda. Il rapporto tra maschile e femminile non è mai facile né tantomeno scontato, ma l’autrice fa in modo che il rapporto tra i generi possa divenire comunque fertile. E dalla fecondità del rapporto faticosamente nato tra maschile e femminile a sua volta nasce la fecondità delle terre e delle idee. Una società multiculturale può essere libera e felice. Una lezione che non dev’essere dimenticata, soprattutto in questi tempi.

    .

    Doris Lessing, Un pacifico matrimonio, Fanucci 2007 [ed.or. 1980], pp. 307 + postfazione di Oriana Palusci, € 17,00 [8,50 c/o il Libraccio], trad. Oriana Palusci

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