Che Conan Doyle abbia utilizzato un modello reale per il personaggio Holmes non è una novità: si tratterebbe di un suo docente universitario, fautore rigoroso del metodo deduttivo applicato alle scienze. Con questo romanzo, il primo di una serie, David Pirie paga il debito che tutti gli holmesiani hanno con Conan Doyle regalando a lui e al suo maestro un enigma da risolvere insieme alla maniera di Holmes e Watson.
Gravato da problemi economici e dall’infermità mentale del padre, il giovane studente di medicina Arthur Conan Doyle decide di abbandonare gli studi. L’incontro con Joseph Bell, docente carismatico, eterodosso e misterioso lo induce a cambiare idea. Bell, che apprezza l’intelligenza e l’integrità del ragazzo, lo nomina suo assistente e lo coinvolge in indagini riservate, insegnandogli il metodo di indagine «scientifico» che renderà famoso Sherlock Holmes. Come un Watson più giovane e pieno di speranze, Doyle segue il maestro fino a quando il destino, durante un’indagine, lo colpisce negli affetti più cari, poi se ne allontana per dedicarsi alla professione lontano da Londra. Ma, anche a distanza di anni, Bell resta un importante punto di riferimento e il giovane medico gli chiede aiuto per risolvere il caso di una bella paziente disturbata da sogni e visioni inspiegabili. L’indagine – svolta nella provincia inglese vittoriana, perbenista e restia a rivelare i suoi segreti – coinvolge la rigida famiglia degli zii della ragazza e si colora di tinte gotiche e notturne; Bell mantiene la rotta ma spesso è l’impulsivo allievo, innamorato della paziente, a trovare svolte e indizi importanti. Insieme risolveranno il caso, scoprendo ciò che entrambi avrebbero preferito non sapere. La vicenda, ricordata dallo scrittore ormai maturo e provato dagli anni, è un’occasione per riflettere sulla figura affascinanate e contraddittoria del maestro e per confrontare le speranze di un tempo con la vita condotta e le prospettive future.
Interessante contaminazione tra mistery, storia gotica e bildungsroman, il romanzo di Pirie regala spessore al personaggio di Holmes, offrendogli un modello «reale» meno coerente e vittima di dubbi e ripensamenti, portatore di un antico dolore e quindi più umano. L’attenzione per i personaggi e la cura per l’ambientazione fanno di Gli occhi della paziente un romanzo più moderno e più lento rispetto alle vere indagini di Holmes, scontentando così qualche purista, ma regalando agli appassionati del genere la soddisfazione di immaginare un possibile volto segreto del «loro» autore
David Pirie, Gli occhi della paziente, Sonzogno, 2004, [ed. or. 2001], pp. 290, trad. dall’inglese di Gustavo Dandolo. Disponibile esclusivamente come usato.
Devi effettuare l'accesso per postare un commento.