La Civiltà dei Solari [The Solarians], Cosmo Argento n. 1, scritto da Norman Spinrad, uscì in Italia nel 1970. L’edizione originale era del 1966, l’anno nel quale l’autore americano, a ventisei anni, divenne a tutti gli effetti un professionista della scrittura.
Ma si trattava di una professione non facile per Spinrad, come dimostrerà il seguito della sua carriera, quando incontrò spesso difficoltà nel pubblicare i suoi libri, resistenze, furiose critiche e suscitò formidabili polemiche. Il suo libro «Il signore della Svastica», pubblicato sotto il nome di Adolf Hitler – che egli immaginò divenuto autore di successo di una fantascienza razzista e superomista negli States – suscitò furibonde discussioni e fu vietato in Germania per anni mentre «Jack Barron e l’eternità» fu aspramente criticato da un membro del parlamento inglese.
La posizione di Norman Spinrad è comunque decisamente netta, in proposito, sia sul terreno della sf che su quello della letteratura in generale.
If there’s one gaping void in the story of American literary history in the second half of the twentieth century as currently promulgated, it’s the influence of grass and psychedelic drugs, not only on the lives of writers, but on the content of what’s been written, and on the form and style too. It’s hard to be critically or biographically courageous when so much creative work was done under the influences of jailable offenses.
[Se vi è un vuoto nella storia della letteratura americana della seconda metà del XX secolo così come viene normalmente presentata, è l’influenza dell’erba e delle droghe psichedeliche, non soltanto nelle biografie degli autori, ma nel contesto stesso di ciò che scrissero e nella sua forma. È difficile essere criticamente o biograficamente coraggiosi quando così tanti lavori creativi sono stati condotti sotto l’influenza di reati penalmente perseguibili.]
La sua posizione assai poco conciliante si ritrova anche in questo episodio: Spinrad non trovò alcun editore americano per il proprio romanzo Osama l’arma (2007). Come l’autore citò a memoria in un’intervista: “Una lettera di rifiuto dichiarò che nessun editore americano l’avrebbe voluto toccare”. Così scelse di autopubblicare il romanzo in forma di e-book. Il libro, che fu più volte presentato a Parigi, venne pubblicato in Francia da un grosso editore non di genere, J’ai lu.]
The Solarians è, in apparenza, una semplice Space Opera. L’umanità ha conquistato le stelle ma è costretta a battersi contro un nemico invincibile, l’Impero Duglaari, che sta occupando una dopo l’altra le sventurate colonie terrestri, recludendo gli umani vinti in riserve prive di risorse fino all’exitus dell’intera comunità.
La Confederazione umana si affida interamente ai computer per la sua difesa – tradotti come “calcolatori” nel romanzo – ma la civiltà più antica, il numero di astronavi e la potenza dei calcolatori dei Duglaari stanno facendo pendere la bilancia dalla loro parte e l’umanità sta inesorabilmente perdendo la propria guerra. Unica speranza è l’esistenza della Promessa, a suo tempo lanciata da Mac Day all’indomani della rivoluzione che travolse il sistema di Sol e che condusse al totale isolamento del sistema solare dalla Confederazione.
La comparsa, all’indomani dell’ennesima sconfitta dei Confederati, di una piccola astronave proveniente dal sistema di Sol, che dovrebbe essere, secondo Dirk Lingo – capo del piccolo gruppo di solari che hanno viaggiato con lui – l’arma letale che sconfiggerà i Duglaari, lascia i confederati perplessi ma, dal momento che non esistono speranze realistiche di non perdere la guerra, finiscono per accettare la missione che Lingo propone loro.
Ma la missione rivela ben presto i particolari talenti del gruppo di solariani:
[…] Max e Linda sono i due soggetti telepatici, Raul è un Maestro del Gioco. […] Fran è un’eidetica […] Robin è qualcosa di più raffinato: uno specialista in nessuna specialità. Mancando il termine adatto, noi chiamiamo questo talento: Gomma. […] Dirk è il nostro Leader. Non gli verrebbe mai in mente di comportarsi da soggetto telepatico o da eidetico, come nessuno di noi si sognerebbe mai di fare il Leader.
In sostanza nel corso dei trecento anni di guerra tra la Confederazione Umana e l’Impero Duglaari, anni nei quali la Fortezza Sol si è chiusa ad ogni intervento e a ogni rapporto con il resto dell’umanità, i Solariani hanno sviluppato una società che, anziché cercare di appiattire i talenti di ognuno, li ha resi la base dell’organizzazione sociale ed economica.
Utopia, evidentemente, ma un genere di utopia non comune, qualcosa che ha il sapore e il colore degli anni che seguirono, del ’68 e degli anni ’70. I solariani puntano tutto sulle possibilità profonde del cervello umano, su un’anarchia creativa capace di sconfiggere i calcolatori Duglaari I solariani si affidano al talento di singoli esseri umani, i Maestri del Gioco, e il gruppo di solariani si rivela ben presto non solo un team efficace e sorprendente, ma anche una “famiglia” nel senso completamente nuovo, nato da una rivoluzione.
In un certo senso, siamo tutti sposati gli uni con gli altri. Ognuno di noi è importante per ognuno degli altri. Per molti aspetti, noi ci comportiamo come una famiglia, ossia ciò che tu chiami una famiglia. D’altra parte siamo individui completamente indipendenti e siamo liberi di avere rapporti anche fuori dal Gruppo.
Ciò che gli adulti per bene degli anni ’70 detestavano profondamente delle nuove generazioni – e che in realtà molti continuano a detestare anche ora –, la promiscuità, i sessi maldefiniti e senza un ruolo predeterminato, l’uso di stupefacenti, lo sberleffo all’autorità e l’intolleranza verso i riti e verso il rispetto fine a se stesso, sarà l’arma segreta che permetterà all’umanità di sconfiggere l’impero Duglaari. Questa strana Space Opera si rivela così, fino all’ultima riga, un invito a un nuovo modo di vivere e di ragionare, un inno a un grado maggiore di libertà e di coraggio.

Norman Spinrad
La fine del romanzo dimostra, sia pure con rimpianto, la fiducia per il talento degli umani e lo “scherzo” giocato ai Duglaari, in tutto e per tutto degno di un Maestro del Gioco, si rivela una prova di maturità per i solariani, che saranno chiamati, giorno per giorno, a diffondere le proprie convinzioni tra l’umanità dispersa nello spazio.
Un buon inizio per un editore che, pur con qualche caduta e non poche esitazioni, ha contribuito a creare una visione della fantascienza in Italia finalmente moderna, rivelandone gli aspetti libertari e, incredibilmente sovversivi.
Vale la pena di rileggere questo Solarians, uno modo per riconciliarsi con una narrativa di anticipazione che, per lo meno in Italia, sembra condannata a ripetere stancamente gli stessi plot già letti e riletti mille volte.
Norman Spinrad, La cività dei solari, Cosmo Argento Nord, 1970, pp. 170, trad. non indicato
- Questo articolo è già apparso sulla rivista «Andromeda» che ringraziamo per la disponibilità
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