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    Aria

    Schegge di Russia

    • di Massimo Citi
    • Maggio 17, 2016 a 10:41 am

    schegge di Russia

    Schegge di Russia non è la traduzione di una qualche antologia pubblicata in Russia («ventotto autori russi contemporanei in un’antologia inedita nel mondo», annuncia con legittimo orgoglio la quarta di copertina) ma allestita a cura di Mario Caramitti e che raccoglie tanto racconti che brani di testi più ampi, nel lodevole intento di presentare un panorama quanto più possibile completo della letteratura meno rituale e allineata del pianeta Russia. Sono così presenti autori più o meno noti al lettore occidentale (Asar Eppel’, Venedikt Erofeev, Viktor Pelevin, Vladimir Sorokin) accanto a molti altri finora mai tradotti in italiano. I testi presentati hanno data di pubblicazione originale che va dal 1973 dell’estratto di Mosca sulla Vodka di Venedikt Erofeev fino al 2001 del racconto di Juri Petkevic. Di diversi racconti ed estratti non viene fornita la data di pubblicazione originale, ma, in linea di massima è ipotizzabile che tutto ciò che compare rechi date posteriori al 1989.

    Prima di presentare alcuni dei testi e degli autori più interessanti, mi sembra opportuno spendere alcune parole sulla pubblicazione dell’antologia, premettendo che ritengo comunque si tratti di un ottimo lavoro che, come si dice in questi casi, viene a colmare una grave lacuna. Uno dei pregi dell’antologia, ovvero il tentativo di raggiungere una certa completezza, è tuttavia anche il suo principale difetto. Mi spiego: il fatto che di diversi autori sia stato pubblicato soltanto un capitolo di un romanzo o di un’opera comunque più ampia (per l’esattezza per nove autori su ventotto) determina un fatale effetto «scolastico», nonostante le meritevoli intenzioni del curatore. In qualche caso i brani staccati possiedono compattezza e autonomia – Ros di Michail Berg, I tatuaggi dei detenuti di Sergej Baldaev, Adediretto di Venedikt Erofeev – tanto da poter essere agevolmente fruiti senza difficoltà, negli altri l’effetto è, ahimè, sconcertante. In quanto ai racconti inevitabile la sensazione di spaesamento dovuta all’incontro con composizioni nate per contesti e situazioni molto diverse tra loro, scritte in un arco di anni che ha visto enormi cambiamenti della vita e della situazione politica russa e spesso costruiti secondo criteri e intenzioni che non hanno corrispondenza in occidente. Il lettore deve così armarsi di ferrea volontà e prepararsi a una vera e propria – inevitabilmente complessa – esplorazione. I frutti di tale impegno non mancano, ma è bene sapere a che cosa si va incontro.

    erofeev

    Ho scelto i testi che, a mio personalissimo parere, meritano la lettura secondo un criterio del tutto personale e anti-scolastico, ovvero secondo il mio capriccio di lettore, senza curarmi troppo delle note di apertura che il curatore ha puntigliosamente inserito per presentare ciascun autore, note preziose nella competenza e nello stile, ma che in più di un caso lasciano emergere più la personale erudizione dell’estensore che un quadro davvero intellegibile del mondo letterario russo. Ma anche in questo caso è probabilmente la mia ignoranza a rivendicare i propri diritti.

    In un’immaginaria gara, alle prime posizioni inserirei il racconto di Margarita Saparova, Giardini, episodio di poetica ribellione alla crudele stupidità umana («umana» nel senso che attiene alla natura profonda della nostra specie, senza troppe mediazioni storiche), Liza elettrica di Ergali Ger, racconto allegramente folle, a metà tra il delirio fantascientifico e un vaudeville dai connotati schiettamente erotici, Il perrocchetto di Viktor Erofeev, candida e perfidissima parodia di un morigerato e pio epistolario, Di passaggio di Vladimir Sorokin, caparbiamente osceno e sgradevole ma netto e a suo modo definitivo nella rappresentazione delle miserie quotidiane del mondo sovietico, Time-out di Viktor Pelevin, racconto di un destino tragicomicamente segnato tanto nella Mosca degli anni novanta come nell’inferno cristiano e Racconto calmo, tranquillo, quasi lirico di Igor’ Jarkevic, calco stralunato di un racconto di Cechov.

    pelevin

    Victor Pelevin

    Non facile tracciare un quadro unitario dei testi presentati, provare ad annotare la o le tendenze meglio rappresentate. La scelta da parte del curatore di autori appartenenti alle avanguardie letterarie ne determina una prima ipotetica organizzazione secondo nuclei e correnti artistiche. Ma in questo caso è il paratesto a essere insufficiente, se non altro perché non esistono cronologie o schede delle avanguardie russe da poter consultare (in questo libro, per lo meno). L’insieme rimane così piuttosto sfocato; arduo capire se alcune operazioni sul linguaggio o sulla costruzione narrativa formino parte di un lavoro di sperimentazione (di un manifesto letterario? di un circolo di artisti?) o siano caratteristica dell’autore presentato, dell’opera, del momento o del capriccio del curatore. Prese le necessarie precauzioni, direi che emergono comunque modi e forme che uniscono secondo linee spezzate e incrociate i testi.

    sorokin

    Vladimir Sorokin

    Il legame con il mondo sovietico terminato, innanzitutto, la politicizzazione pianificata della vita quotidiana che si rovescia in antiretorica, commedia dell’assurdo, tic, mania, fissazione fino alla definitiva perdita di significato del reale. In qualche testo sono le categorie stratificate dei moralismi cristiano e sovietico a fungere da bersaglio, in altri l’ottusa rapacità dei padroni della Nuova Russia. Tratto comune a molti un piacere dell’autodenigrazione e dell’umiliazione che nasce come resistenza alla retorica nazionalista e al decrepito positivismo che ispirava la propaganda del regime. Un libro di non facile approccio, che, come già scritto, risulta arduo consigliare ai lettori. Come introduzione storico-critica alla nuova letteratura russa risulta infatti in parte datata e comunque troppo povera di informazioni; come antologia risulta appesantita dalla presenza di materiali incongrui o inadatti. Resta in piedi la sola funzione informativa e di «invito alla lettura», funzione però compromessa dalla mancanza di traduzioni in italiano di molti degli autori presentati.

    A cura di Mario Caramitti, Schegge di Russia, Fanucci 2002, pp. 478, € 16,90

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