Il 21 agosto 1986, tra le 21 e le 22, 1.744 persone, 3952 mucche, 82 cani, 3.404 polli, 8 gatti, 552 capre, 337 pecore, 7 cavalli e 2 asini morirono nel sonno per cause tuttora sconosciute nella Valle del Nyos, un’area isolata del Camerun occidentale. La misteriosa tragedia, preannunciata da un’esplosione e dal viraggio al rosso delle acque limpide del lago, non provocò alcun danno alle case e alle piantagioni.
25 anni dopo Frank Westerman, che nel 1992 aveva realizzato un reportage radiofonico sugli avvenimenti, torna a indagare sulla vicenda, praticando quel genere di giornalismo – investigativo ma «coinvolto», apparentato alla narrativa per la capacità di entrare nella storia – che lo colloca nella scia di autori notevoli come Bruce Chatwin, Robert Fisk ed Emmanuel Carrère. Scopo dell’indagine a 360° di Westerman è non soltanto scoprire cosa, come e perché ma anche che cosa dicano e abbiano detto nel tempo le persone coinvolte negli avvenimenti.
E di persone coinvolte a vario titolo nella storia del «Lago rosso» in tanti anni ce ne sono state davvero tante: testimoni oculari (pochi), scienziati, abitanti dell’are interessata, parenti delle vittime, scienziati, missionari, intellettuali. In più di un quarto di secolo, la storia, all’epoca velocemente tracimata sui media di tutto il mondo, è trapassata da avvenimento di cronaca, a fatto storico, a mito, con tutti i significati sociali, religiosi, narrativi, identitari che al termine mito si possono collegare.
Westerman segue tre vicende parallele e separate, “narrate” dagli studiosi, dai politici e dalle figure di potere locale e centrale del Paese e dai ricercatori. Una storia ha come protagonista il vulcanologo Haroun Tarzieff, personaggio “pubblico” assertivo, collerico, e tipico «maschio alfa», ben deciso a imporre la propria interpretazione dei fatti (una piccola ed episodica eruzione gassosa in un lago vulcanico vicino) su quella dei colleghi americani e scandinavi (la fuoriuscita dalle profondità del lago di una gran quantità di anidride carbonica poi riversatasi nella valle). Un’altra ha come figure cardine due missionari olandesi, un protestante e un cattolico, entrambi carismatici e attivi nell’aiutare la popolazione e i parenti delle vittime. La terza vicenda, la più composita, segue un gran numero di comprimari locali, il loro modo di reagire alla tragedia e di schierarsi e i loro rapporti con il governo del presidente Paul Biya, esponente della maggioranza francofona del Paese. Questa «storia» è forse la più sorprendente; in essa si intrecciano le tradizioni locali e i cambiamenti che derivano dal rapporto con la modernità – e l’economia – occidentale, i conflitti di potere, il divenire cangiante delle molteplici identità etniche, i sospetti (motivati e comprensibili) dei camerunensi nei confronti dei bianchi venuti da tempo, in buona o cattiva fede, a portare la civiltà… Alcuni episodi e personaggi di questa parte della vicenda colpiscono al cuore chi legge, impongono il rispetto, l’immedesimazione, lo stupore un po’ stordito di chi, prima di leggere il libro, ignorava troppe cose per capire.
Filo rosso del testo è una riflessione sulla possibilità e il senso di distinguere tra fatti e narrazione. Come separare i fatti non solo e non tanto dalle opinioni (su questo tema Westerman ha idee chiare e a loro modo sorprendenti, che non tutti i giornalisti e i lettori condividono) quanto dal mito che sempe cresce sulla realtà storica? Qui i miti – dal complotto occidentale, al test nucleare segreto, all’ira degli dei – sono fioriti in abbondanza. E, questa è una delle ipotesi che l’autore cerca di verificare, potrebbero diventare «veri» in un senso profondo, ovvero di contribuire a plasmare la realtà e, nel modo profondo e simbolico dei miti, a raccontare il vero.
Una lettura notevole, una storia fatta di storie, una delle quali ha per protagonista lo stesso Westerman alla ricerca di risposte.
Consiglio vivamente un’intervista all’autore di Andrea Coccia pubblicata nel sito Linkiesta.it

Frank Westerman
Frank Westerman (1964 – ) laureato in ingegneria agraria, specializzato in ambienti tropicali, è da molti anni il giornalista; inviato in Jugoslavia e poi in Russia per alcuni quotidiani olandesi, Westerman pubblica i suoi reportage in forma di libri, come — Ararat, El Negro e io, Pura razza bianca, L’enigma del lago rosso.
Frank Westerman, L’enigma del lago rosso, Iperborea, 2015 (ed.or. Stikvallei, 2013), pp. 401, € 18,50 trad Cecilia Casamonti, postfazione di Goffredo Fofi
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