L’oceano in fondo al sentiero (The Ocean at the End of the Lane, 2013) è un romanzo di Neil Gaiman, l’autore di Coraline. Come Coraline questa storia ha come protagonista un personaggio giovane – un bambino determinato e pieno di risorse – che diventa consapevole che il suo mondo quotidiano galleggia su una realtà pervasa dal terrore e dalla stranezza. Coraline oltrepassa una porta ed entra in una casa che replica in ogni particolare la sua casa , abitata da una copia della propria madre con occhi fatti di bottoni neri. In L’oceano in fondo al sentiero l’io narrante entra in un altro mondo da bambino, percorrendo il vecchio sentiero che conduce da casa sua a uno stagno poco lontano. La sua avventura è chiusa in una bolla di tempo che nulla ha a che fare con l’esperienza quotidiana del suo io adulto, fino a quando, padre di famiglia insoddisfatto e marito divorziato da tanto tempo, torna dai parenti in occasione di un funerale. Guidando a caso prima di decidersi a raggiungere la villetta della sorella, passa accanto alla casa dell’infanzia e ritrova il vecchio sentiero, lo stagno che è anche un oceano. E allora finalmente ricorda.
La narrazione prende il via dalla disastrosa festa di compleanno dei suoi sette anni, alla quale non volle partecipare nessuno dei suoi compagni di scuola; solo ma felicissimo di aver ricevuto un bellissimo gattino, il ragazzino lo perde pochi giorni dopo per la guida disattenta del pensionante dei suoi genitori, uno strano tizio che alcuni giorni dopo si suicida, dando la spinta iniziale a una serie di avvenimenti surreali che socchiudono una porta sulla vera complessità e pericolosità del mondo.
Sua guida e sua protettrice in questo viaggio è Lettie Hempstock, una ragazzina simpatica, un po’ misteriosa e saggia, troppo saggia per essere una semplice undicenne. Lettie vive con Ginnie, la madre, con la vecchia Mrs Hempstock, sua nonna. Un trio strano, le donne Hempstock: autonome, indipendenti, sono antiche mi hanno fatto pensare alle Cosmicomiche di Italo Calvino), ed emanano una forza gentile e una consapevolezza della vera natura del mondo che le rende diversissime da tutti gli altri adulti che il ragazzino conosce.
La storia si snoda sorniona, come un sentiero che torna su se stesso, ogni volta un po’ diverso, cosparso di piccolissime tracce e coincidenze che tali non sono, di allusioni a una realtà più profonda, di incontri con un potere estraneo e pericoloso, che riesce a penetrare nella cerchia famigliare del bambino, unico a sapere che le cose non sono quelle che sembrano.
Alla fine, la storia che ci racconta Gaiman è una storia di formazione e di crescita, un rito di passaggio, i primi passi del percorso dall’infanzia alla maturità e oltre. Il romanzo di Gaiman, la favola, com’è stata definita, ha suscitato un ampio dibattito sulla sua vera natura: si tratta di una favola per ragazzini scritta da un adulto o di una favola per adulti che nessun bambino capirebbe? O la narrazione è diretta a entrambi, i bambini e gli adulti, e può essere compresa da entrambi a livelli differenti? Poiché diverse volte i bambini mi hanno sorpresa, sceglierei l’ultima possibilità, tanto più che scrivere, come legge, permette di andare oltre, così come a tornare proficuamente sui nostri passi. Del resto Gaiman, ce lo suggerisce fin dall’epigrafe, una frase di Maurice Sendak:
Ho un ricordo estremamente vivido della mia infanzia… sapevo cose terribili. E sapevo che non dovevo far sapere agli adulti che sapevo. Si sarebbero spaventati.
Una constatazione lucida, che ben rispecchia le paure dei bambini, il timore che provano verso gli adulti, a cominciare dai genitori, ma anche il loro desiderio di andare Oltre; la frase di Stendak, però, evoca anche le paure (spesso mescolate al senso di colpa) dei genitori verso i figli e contemporaneamente la loro pericolosa volontà di salvare i figli da tutto e sempre. L’esperienza dice a molti di noi non solo che questa è una pretesa impossibile, ma che è soprattutto profondamente sbagliata ed egoista.
Naturalmente capire non è comprendere. E la maggior parte di noi non è saggia come le donne Hempstock.
Il finale di Gaiman, comunque, è un bel finale aperto, che non rassicura e sottolinea che la nostra umanità è fragile e ogni nostro passo in avanti ha un prezzo, ma suggerisce che siamo a nostro modo resistenti e possiamo perfino migliorare. Una volta o l’altra.
A proposito, ho letto il libro subito dopo Il porto degli spiriti (che ho recensito di recente) e ho apprezzato questo genere di finale più di quello di Lindqvist.
Neil Gaiman, L’oceano in fondo al sentiero
Mondadori, Strade Blu, 2013, pp. 191, € 17,50, Trad. C. Prosperi
Idem Mondadori Oscar Piccola Biblioteca, 2015, € 14,00
Idem e-book € 6,99
https://www.youtube.com/watch?v=1Z4mwSdcLoc video dove Gaiman presenta il suo «The Ocean at the End of the Lane»
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