Un curioso libro, un gotico con l’andamento di un thriller è La leggenda del Mostro di Limehouse di Peter Ackroyd. Peter Ackroyd, per la cronaca, è un soggetto di questo genere:
Peter Ackroyd CBE, FRSL (born 5 October 1949) is an English biographer, novelist, and critic with a particular interest in the history and culture of London. For his novels about English history and culture and his biographies of, among others, Charles Dickens, T. S. Eliot and Sir Thomas More he won the Somerset Maugham Award and two Whitbread Awards (da wikipedia)
Il suo «mostro di Limehouse» racconta in prima persona a noi (ignari) lettori le sue abominevoli avventure nel suo «Diario del Signor John Cree», raccontandoci di qualche omicidio ai danni di prostitute nel quartiere di Limehouse – in una Londra che alla fine dell’Ottocento era piena di giovani donne che cercavano di sbarcare il lunario vendendosi agli angoli delle strade – del delitto progettato e in seguito fallito ai danni di Karl Marx, in quanto facoltoso e colto ebreo, e della strage che mr. John Cree compì sterminando un’intera famiglia e del nomignolo affibbiatogli dai parenti delle sue vittime, il Golem, a rappresentare un elemento feroce ed estraneo nella Londra di allora.
Nel libro, accanto al diario di John Cree, compare anche il verbale degli interrogatori del processo a carico di Elizabeth Cree, accusata dell’omicidio del marito, frammenti della vita della stessa Elizabeth, divenuta attrice del varietà popolare della Londra di quegli anni e la storia di mr. Dan Leno, nano cabarettista e mito del teatro di strada. E che mr. Leno non sia un elemento così trascurabile della vicenda lo si può intuire leggendo il titolo originale dell’opera: Dan Leno and the Limehouse Golem.
Ci vuole un minimo di tempo per cominciare ad abituarsi ai frequenti cambi di punto di vista e al procedere della vicenda, ma una volta “partita”, la Leggenda procede meravigliosamente, creando il desiderio di continuare la lettura anche mentre si cucina, si aspetta di uscire, si attende che arrivi il caffè eccetera, fino agli assoluti e feroci silenzio e ordine imposti dalle ultime pagine. Un ottimo finale, un colpo di scena che si può anche giungere a immaginare con un certo anticipo – è vero –, ma che giunge comunque inatteso ed efficacissimo. Un libro che consiglio per una lettura estiva ma anche per una serata immersi nelle nebbie dell’inverno o immersi nel crepuscolo autunnale o persino circondati dal canto primaverile degli uccelli. Insomma, un buon libro. Particolare non del tutto secondario, davvero ottimo il racconto di un Karl Marx anziano, rifugiato a Londra nell’ultima parte della sua vita.
Peter Ackroyd, La leggenda del mostro di Limehouse
Frassinelli 1998, pp. 300, trad. T. Dobner, disponibile in forma usata presso numerosi siti.
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